A Pavia, alle Scuderie del Castello Visconteo fino al 18 dicembre

Degas, Lautrec, Zando’. Les folies de Montmartre

  Cultura e società   

Le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia ospitano la mostra Degas, Lautrec, Zando’. Les folies de Montmartre, che raccoglie i lavori di tre maestri della nouvelle peinture, quali Edgar Degas, Henri de Toulouse-Lautrec e Federico Zandomeneghi, messi per la prima volta in dialogo sul mito di Montmartre, centro pulsante della vita artistica, e non solo, parigina di fine Ottocento e d’inizio Novecento.

L’esposizione presenta cento opere, tra pitture e grafiche, provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e straniere, con un apporto speciale di prestiti dalla città di Toulouse, in grado di raccontare le suggestioni del mito di Montmartre.

Una nota canzone già tra fine Ottocento e primo Novecento - Ça c’est Paris! - celebrava l’appeal della capitale francese, paragonandola a una bionda che piace a tutti. Ma ancor di più, La Butte, la collina di Montmartre abitata dagli artisti, capace di attirare gli esponenti di ogni classe sociale e di far convivere strilloni, prostitute, gestori di cabaret, attrici, pittori, aristocratici, clown e ballerine, borghesi e benpensanti, è diventata nel tempo uno dei luoghi di culto della capitale francese.

Fu Degas a guardare per primo alla vitalità del quartiere parigino e a rivoluzionare la pittura in seno al realismo, onorando il programma fissato da Baudelaire nel testo Il pittore della vita moderna. Per primo, raccontò l’universo delle giovani e belle donne intente alla toeletta, le corse dei cavalli, il mondo equivoco dei cabaret e dei café-concert, quello del circo e delle case chiuse, e soprattutto quello del balletto, come espresso nella splendida Ballerina in prestito dal Museo cantonale di Lugano.

Una riserva di temi e soluzioni compositive a cui attinse - e già solo il titolo del celebre pastello Le Moulin de la Galette lo dichiara - anche Zandò, come veniva soprannominato dagli amici francesi Federico Zandomeneghi, uno dei tre italiani a Parigi, e di cui proprio i Musei civici di Pavia possiedono un consistente nucleo di opere.

Un universo che divenne centrale nella produzione di Henri de Toulouse-Lautrec, che identificò non solo la propria arte ma anche la propria vita nella cultura di Montmartre, quella che si respira osservando la Tête de femme della Fondation Bemberg di Toulouse e Au café: le patron et la caissière chlorotique del Kunsthaus di Zurigo.

I personaggi da lui ritratti sono divenuti icone, protagonisti e simboli del vero e proprio mito di Montmartre, che i manifesti creati dall’artista, in buona parte provenienti dal Centre de l’Affiche di Toulouse, hanno contribuito ad alimentare.

Quel microcosmo, quel mondo di depravazione e di malinconica poesia - popolato dalle ballerine della notte Yvette Guilbert, May Milton, May Belfort, La Goulue, Jane Avril, dal chansonnier Aristide Bruant e dal comico Caudieux - è rimasto nella memoria collettiva grazie soprattutto alla produzione del genio di Albi che portò l’arte in strada, sui giornali, nella “serialità” della produzione grafica.

Nel contesto dell’esposizione, carattere di eccezionalità assume il prestito di due opere mai prima presentate in Italia, provenienti dalla National Gallery di Washington: À la Bastille di Lautrec e The Loge di Degas.

La mostra, curata da Lorenza Tonani, è ideata, prodotta e organizzata da Alef - cultural project management di Milano, promossa dal Comune di Pavia e con la partnership istituzionale della Provincia di Pavia.

Accompagna la mostra un catalogo Silvana Editoriale.

Info: www.scuderiepavia.com.

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