Il progetto di ricerca nazionale condotta con l’Università Cattolica del Sacro Cuore indaga le differenze di genere legate al denaro.

Banca Widiba promuove il progetto “Donne e denaro: una sfida per l’inclusione”

  Cultura e società   

Il progetto di ricerca nazionale condotta con l’Università Cattolica del Sacro Cuore indaga le differenze di genere legate al denaro.

Obiettivo: porre le basi per favorire una maggiore inclusione femminile nella gestione finanziaria del patrimonio.

• In Italia quasi 1 donna su 3 non ha fonte di reddito

• Le donne si percepiscono capaci tanto quanto gli uomini nella gestione del denaro, ma 1 donna su 3 valuta insufficienti le proprie conoscenze in ambito finanziario

• Le donne sono più prudenti e restie ad investire: il 50% non prenderebbe rischi contro il 35% degli uomini

• Le donne non sanno bene a chi rivolgersi per le scelte di investimento e si affidano al consiglio di parenti e amici piuttosto che a professionisti del settore in misura maggiore rispetto agli uomini

Un terzo delle donne in Italia non percepisce fonte di reddito e altrettante considerano le proprie conoscenze in ambito finanziario ancora insufficienti, nonostante la percezione - comune a uomini e donne - di avere la stessa capacità nella gestione del denaro e pari nozioni di educazione finanziaria ricevute in famiglia. Sono queste alcune delle evidenze emerse dalla ricerca della durata di più di un anno “Donne e Denaro: una sfida per l’inclusione”, avviata da Banca Widiba in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e presentata oggi presso la sede milanese dell’Ateneo.

L’indagine ha permesso, per la prima volta in Italia, una profonda comprensione dei fattori che, ancora oggi, ostacolano le donne nella gestione del denaro. La ricerca ha inoltre permesso di comprendere meglio le credenze stereotipiche che riguardano questo ambito e che influenzano profondamente atteggiamenti e comportamenti finanziari delle persone. Punto di partenza dell’indagine multi-metodo è stata un’analisi della letteratura, a cui è seguita una ricerca qualitativa, con focus group che hanno coinvolto le donne e i Consulenti finanziari, e una quantitativa su oltre 2000 persone, a cui hanno fatto seguito più studi sperimentali. La ricerca terminerà infine con la messa a punto di laboratori utili a proporre soluzioni concrete per colmare i gap finanziari esistenti.

L’evento di presentazione delle ricerca ha visto gli interventi di Antonella Sciarrone Alibrandi, Pro-rettore Vicario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di Marco Marazia, Direttore Generale di Banca Widiba, con i contribuiti di Claudia Manzi, Ordinaria di Psicologia Sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile scientifica del progetto, Magda Bianco, Capo del Dipartimento Tutela clientela ed educazione finanziaria di Banca d’Italia, Giovanna Boggio Robutti, Direttrice Generale di FEduF (ABI), Edoardo Lozza, Ordinario di Psicologia del Lavoro, Claudio Lucifora, Ordinario di Economia Politica e Francesca Marchelli, Direttrice Comunicazione di Banca Widiba.

“Come Banca il nostro impegno è da sempre quello di promuovere iniziative volte alla creazione di una vera e propria cultura finanziaria che garantisca pari opportunità nella gestione dei risparmi - dichiara Marco Marazia, Direttore Generale di Banca Widiba -. La fotografia che ci restituisce la ricerca mostra un gap relativo al rapporto col denaro ancora da colmare fra uomini e donne nel nostro Paese. A partire da questa evidenza, la industry finanziaria può svolgere un ruolo da protagonista nel farsi promotrice dell’abbattimento degli stereotipi legati al genere, anche grazie alla capacità di fare sistema insieme a tutti gli attori coinvolti, da chi si occupa costantemente di supportare l’educazione finanziaria al mondo della ricerca scientifica.”

“Le forme del divario tra uomini e donne in Italia si diramano in molte direzioni. Molto spesso ci occupiamo di stereotipi legati alle scelte lavorative, ai percorsi di carriera. Con questa ricerca siamo andati al cuore di un altro importante, ma forse trascurato, ambito: quello della gestione del denaro e dei risparmi - dichiara Claudia Manzi, Ordinaria di Psicologia Sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile scientifica del progetto -. Lo studio ci restituisce per la prima volta dei dati rappresentativi sul nostro territorio in grado di fornirci la misura di questo divario: le donne hanno meno soldi e quelli che hanno li gestiscono meno efficacemente. Non è un problema di sottovalutazione delle proprie capacità, come inizialmente ci aspettavamo, ma sono alcune credenze stereotipiche che creano la distanza tra le donne e il denaro. Questa ricerca ci mostra ancora una volta che il cambiamento culturale è uno dei fattori più importanti per promuovere la parità tra uomini e donne.”

Analisi della letteratura

La prima delle quattro fasi di cui si compone il progetto ricerca nella letteratura di genere i diversi approcci che contraddistinguono uomini e donne nel loro rapporto con il denaro. Dall’indagine su oltre 60 articoli è emerso che rimane culturalmente radicata l’idea che gli investimenti finanziari siano faccende d’interesse prettamente maschile e che le donne continuino ad affidarsi agli uomini per la gestione del denaro. Inoltre, gli studi evidenziano che le donne, non sentendosi preparate a investire adeguatamente il loro patrimonio, restano distanti dai mercati finanziari e non cercano informazioni utili per arricchire la propria competenza in questo ambito.

Ricerca qualitativa

La seconda fase si compone di una ricerca qualitativa tramite più focus group con l’obiettivo di analizzare in profondità le rappresentazioni delle donne relative al denaro e gli stereotipi.

Dall’indagine emergono due prime indicazioni su quali possano essere gli ostacoli che impediscono un maggiore coinvolgimento della popolazione femminile nella gestione finanziaria. In primo luogo, gli stereotipi di genere fortemente interiorizzati e un’insicurezza di base che le donne avvertono nel rapportarsi ai soggetti che operano nel settore della finanza. In secondo luogo, l’associazione delle donne alla gestione delle spese quotidiane, mentre degli uomini a quella della gestione dei grandi patrimoni e investimenti. Da questi dati qualitativi sembra dunque emergere una visione secondo cui per gli uomini il denaro è associato al prestigio sociale, al potere e al successo, mentre per le donne è uno strumento utile principalmente per realizzare progetti di vita e raggiungere obiettivi affettivo-relazionali.

Un ulteriore focus group ha analizzato le percezioni e gli atteggiamenti dei Consulenti finanziari nei confronti del denaro e delle questioni di genere. Qui le valenze negative degli stereotipi sono molto meno marcate, ma emerge comunque l’idea che le donne deleghino ai mariti l’attività finanziaria, seppur ricoprendo il ruolo di amministratrici del capitale e delle spese famigliari.

Ricerca quantitativa

La terza fase dello studio di natura quantitativa si è posta l’obiettivo di approfondire per la prima volta in Italia le conoscenze degli effetti degli stereotipi di genere sugli atteggiamenti e i comportamenti delle donne in ambito finanziario su un campione rappresentativo del territorio italiano.

Dall’analisi emerge che le prime differenze tra i partecipanti si trovano nelle principali fonti di reddito: quasi 1 donna su 3 non risulta avere fonte di reddito (per gli uomini la proporzione è 1 su 5), mentre le donne che hanno una fonte integrativa di reddito sono la metà rispetto agli uomini.

Inoltre, quasi 1 donna su 3 percepisce come insufficienti le proprie conoscenze in ambito finanziario, a dispetto degli uomini. Interessante è specificare come questo gap non derivi da una differenza di genere nell’educazione finanziaria ricevuta in famiglia che risulta omogenea. L’insicurezza delle donne riguardo le proprie conoscenze non si modifica neppure di fronte al titolo di studio: tra le donne che hanno intrapreso studi economici solo la metà ha infatti esperienza in investimenti finanziari.

Inoltre, le donne sono più restie a investire e sono molto più prudenti: circa il 50% non prenderebbe alcun rischio contro il 35% degli uomini.

Emerge anche che le donne rispetto agli uomini cercano meno frequentemente consigli finanziari attraverso canali professionali, attivando invece in misura maggiore canali informali come amici e parenti.

Infine, un dato positivo: gli italiani non percepiscono uno stereotipo negativo sulla competenza delle donne in merito al denaro, ritenendo che entrambi i sessi siano ugualmente capaci di gestire il loro denaro.

Emergono invece altri due stereotipi di genere legati al denaro, confermando quanto emerso nella fase qualitativa: il primo è che le donne sono motivate a guadagnare principalmente per realizzare un progetto di vita familiare e relazionale, mentre i soldi non sono importanti per realizzare e valorizzare la propria identità; il secondo è che queste credenze stereotipiche risultano essere associate a una peggiore performance delle donne nei confronti del denaro. Riassumendo: meno soldi e gestiti peggio.

In sintesi, dalla ricerca emerge che le donne, nonostante si considerino capaci di investire, percepiscono le loro conoscenze in ambito finanziario insufficienti, hanno meno esperienza di investimento e indicano generalmente una minore propensione al rischio, a prescindere dal titolo di studio. La difficoltà di accesso alle informazioni utili non risale a differenze legate ai processi educativi, ma è riscontrabile in tutto il contesto sociale che vede le donne come attori secondari nel mondo della finanza. Dallo studio emerge poi che gli stereotipi ancora persistenti nella nostra società sono responsabili dell’allontanamento delle donne dalla gestione del denaro.

Oltre a un’azione di sistema indubbiamente necessaria, dal punto di vista del mondo finanziario una prima soluzione per combattere questo fenomeno è un impegno massimo per modificare i pensieri stereotipici che influenzano il rapporto tra donne e denaro. Risulterebbe inoltre efficace un aumento del numero di Consulenti finanziarie donne e una maggiore sensibilizzazione dei Consulenti finanziari uomini rispetto all’influenza che gli stereotipi di genere hanno sul loro comportamento, ottimizzando la relazione con le clienti donne.

Il quadro finale acquisito da questa ricerca, che verrà ulteriormente arricchita con due nuovi studi sperimentali e i laboratori, sarà alla base di un lavoro di riflessione e di progettazione di nuove soluzioni di intervento per avvicinare le donne al mondo della finanza e renderle più forti e solide economicamente, contribuendo al superamento del divario di genere che ancora persiste in questo campo.

 Versione stampabile




Torna