Ai nostri occhi di spettatori lontani la Cina è diventata, ormai da molti anni, un po’ una enorme fabbrica dove si producono beni che invadono il mondo con l’etichetta Made in China, e un po’ una minacciosa potenza nucleare che vuole sfidare gli Stati Uniti come superpotenza globale.
Tendiamo insomma a pensarla come un paese ormai prevalentemente urbanizzato, come le nostre nazioni occidentali: nazioni dove ovviamente esiste ancora l’agricoltura, perché qualcuno deve pur produrre frutta e verdura, ma è un settore dove lavorano per lo più extracomunitari e nessuno potrebbe sostenere che la maggioranza degli italiani oggi fa il contadino.
Questo bel film di Li Ruijun viene invece a farci capire che del miliardo e mezzo di cinesi ce ne sono certo molti milioni che popolano le megalopoli come Pechino e Shanghai, ma molti di più vivono ancora in piccoli villaggi sparsi nell’enorme territorio della Repubblica Popolare, conducendo una vita scandita dal succedersi delle stagioni e delle correlate attività campestri.
Una società regolata ancora dalle convenzioni sociali tradizionali, per cui i matrimoni sono essenzialmente combinati dalle famiglie tramite sensali. O sulla base di precise contrattazioni economiche, quando i futuri sposi sono “buoni partiti”, o anche “a parametro zero”, per usare un termine da calciomercato, quando si tratta di elementi che la famiglia di origine desidera scaricare ad ogni costo.
È questo il caso dei protagonisti di TERRA E POLVERE. Lui si chiama Ma Youtie ma per tutti è Quarto Fratello Ma, detto anche Ferro, povero contadino non più giovane, proprietario solo di un asinello indispensabile compagno di lavoro e di vita. Evidentemente Ferro è vittima della tradizione di lasciare i beni di famiglia soprattutto al primogenito e forse in parte al secondo, eppure la sua bontà d’animo, su cui torneremo in seguito, non gli fa provare nessun risentimento verso i fratelli, a cui anzi fa sacrifici rituali (sono deceduti) invocandone la benevolenza.
Lei è Cao Guiying, una poverina che presumibilmente è restata orfana da piccola ed è stata quindi allevata da un fratello e dalla cognata, che la trattavano come una serva e la battevano, tanto da causarle una invalidità alla mano sinistra e una grave incontinenza. Un altro “scarto umano” di cui liberarsi appena possibile, purchè qualcuno se la voglia accollare.
Il matrimonio non ha ovviamente niente di fastoso, una semplice foto insieme e la registrazione all’anagrafe, e parte così una vita di coppia che ha tutte le premesse per diventare un’esistenza di stenti economici e di reciproche accuse di incapacità.
Invece i due capiscono che solo con la collaborazione e il rispetto reciproco potranno vivere una vita povera ma serena, e col tempo il matrimonio combinato si trasforma in un vero matrimonio d’amore, anche se è un amore mai sfacciato né esibito, che si manifesta nei piccoli gesti, come quando lei va incontro al marito che torna la sera tardi da lavori in città portandogli del tè caldo per ristorarlo.
L’armonia tra i due coniugi pur così provati dalla vita e soprattutto l’incrollabile bontà e onestà di Ferro (che si presta a donare il sangue per il locale “sfruttatore” dei contadini oppure che fa notare lui stesso di aver prodotto meno grano di quanto il commerciante era pronto a pagargli), rischiano in qualche momento di far scivolare il film in un’atmosfera deamicisiana.
Quello comunque che è per noi il maggior pregio e che rende assolutamente consigliabile la visione del film è la magnifica rappresentazione della vita contadina, dove il passare delle stagioni si accompagna alla tradizionale sequenza di attività, aratura, semina e raccolto, il tutto con mezzi assolutamente rudimentali ma efficaci. E inframmezzate con il lavoro dei campi ci sono la paziente messa a cova di alcune uova per poi avere delle galline che faranno altre uova o potranno essere mangiate o vendute, e addirittura la costruzione di una nuova casa più grande con le proprie mani, a partire dalla fabbricazione dei mattoni con paglia e fango e del tetto con stuoie intrecciate.
È insomma un potente affresco che potremmo definire “l’albero degli zoccoli cinese”, fedele rappresentazione di come ancora vivono milioni di contadini cinesi e di come vivevano fino a un secolo fa anche i nostri contadini.
TERRA E POLVERE (Return to Dust nella versione internazionale in inglese) è stato il titolo-rivelazione della Berlinale e del Far East Film Festival di Udine, dove ha vinto il Black Dragon Award e il Silver Mulberry Award.
Il film è diretto da LI Ruijun. Gli attori principali sono WU Renlin e HAI Qing. È in sala dal 30 marzo 2023.
Ugo Dell’Arciprete