Green Book di Peter Farrelly

01/02/2019

Fino a metà anni ’60, ossia fino all’affermarsi della battaglia civile di Martin Luther King, gli Stati Uniti hanno praticato un’odiosa forma di segregazione razziale che, senza arrivare agli eccessi di quella sudafricana, rendeva nondimeno difficile ed umiliante la vita per gli afroamericani. Questi ad esempio potevano sì possedere un’automobile e guidarla, ma in molte zone potevano accedere solo ad alcune stazioni di servizio per fare benzina, mentre la maggior parte dei ristoranti e degli hotel rifiutavano loro una stanza e i servizi igienici. Addirittura in alcuni casi era proibito ai neri superare in macchina i bianchi perché la polvere che sollevavano non sporcasse la loro auto.

Il Green Book che dà il titolo al nostro film era, con il nome completo di Negro Motorist Green Book, una particolare guida turistica pubblicata tra il 1936 e il 1964 che indicava alberghi, ristoranti, locali e modi di viaggiare sicuri per i neri, per evitare discriminazioni e situazioni sgradevoli.

In questo contesto appare quasi incredibile che la vicenda narrata nel film sia realmente avvenuta nel 1962 quando, dopo la chiusura di uno dei migliori club di New York in cui lavorava, il buttafuori italoamericano Tony Lip dovette a tutti i costi trovare un lavoro per mantenere la sua famiglia. Accettò così di lavorare per il pianista afroamericano Don Shirley e decise si seguirlo in tour nel sud degli Stati Uniti. Nonostante le differenze e gli iniziali contrasti, tra i due si instaurò una forte amicizia che continuò ben oltre la fine della tournée di concerti.

Green Book costituisce così una specie di sorprendente copia al contrario di quanto abbiamo visto in un altro bel film sulle differenze razziali, quel A spasso con Daisy, dove la persona ricca da scarrozzare era bianca e l’autista nero. E non solo Don di Green Book è benestante e si può permettere di pagare un autista, ma è anche colto, educato e raffinato, tanto quanto invece Tony è rozzo, ignorante e pieno di pregiudizi.

Il film è molto efficace nel farci vedere come le due personalità vengono plasmate dalla forzata lunga convivenza, con Tony che gradualmente supera la sua avversione preconcetta per i neri (in una scena iniziale arriva a buttare via dei bicchieri solo perché sua moglie li aveva usati per dar da bere a due operai neri venuti da loro a fare una riparazione), e Don che esce un po’ alla volta da quel suo atteggiamento fin troppo elitario e sinceramente scostante per assaporare sentimenti ed emozioni da persona comune.

Green Book è un bell’affresco della società statunitense degli anni ’60, anche se in effetti mancano quasi del tutto i veri yankee e i protagonisti sono tutti di minoranze etniche: Tony e il suo entourage sono italo-americani, Don è afroamericano con colleghi musicisti russi (aveva studiato al Conservatorio di Leningrado) e un domestico indiano.

La mentalità degli americani wasp (white, anglo-saxon, protestant) è però ben presente sullo sfondo, con le assurde discriminazioni razziali che portavano ad esempio ad accogliere Don come ospite d’onore per tenere concerti nelle ville dei bianchi, salvo poi negargli l’uso della toilette di casa e mandarlo a fare i suoi bisogni nella baracca di legno nel giardino riservata agli inservienti neri.

Fortunatamente questo regime di umiliante segregazione è oggi un ricordo del passato, anzi in seguito gli USA sono quasi caduti nell’eccesso opposto con un politically correct fin troppo formale, che oggi impone di chiamare i neri black e mette all’indice la parola nigger, impronunciabile e sostituita dall’eufemismo N-word. Purtroppo la realtà è altra cosa dalle parole: gli afroamericani saranno forse contenti di non essere chiamati nigger, ma lo sarebbero di più se cessassero di essere bersagli preferiti della violenza della polizia, come denuncia la campagna dei Black Lives Matter.

Il film, diretto da Peter Farrelly, è interpretato da Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini, Sebastian Maniscalco, Dimiter D. Marinov.

È in sala da ieri, 31 gennaio.

Ugo Dell’Arciprete