Styx di Wolfgang Fischer

14/11/2018

Styx è il nome greco di Stige, il fiume (o palude) infernale che abbiamo imparato a conoscere soprattutto dalla Divina Commedia. Fiume che le anime devono attraversare per accedere al regno dei morti, e in sostanza il regista di Styx ci dice che anche le acque che circondano l’Africa, che siano il mar Mediterraneo o l’oceano Atlantico, stanno diventando per i fuggiaschi da quel continente una trappola mortale.

Focalizzato sul tema di grandissima attualità dei migranti, Styx affronta il tema non tanto sotto il profilo politico o sociologico (anche se ovviamente è impossibile trattarne senza richiami a questi aspetti) quanto sul piano del singolo. Che cosa può succedere se una velista, da sola sulla propria barca per una navigazione di diporto, incontra in mezzo al mare una barca piena di rifugiati che rischia di affondare? Come conciliare solidarietà umana con valutazione razionale del comportamento da tenere?

Ispirato da eventi reali, STYX, nella finzione, cerca risposte a questa domanda, raccontando quanto gli interessi economici siano in competizione con i principi umanitari e di come l'indifferenza distrugga ogni speranza.

Il film è praticamente tutto centrato sul confronto tra due personaggi: la velista Rike, una dottoressa tedesca, donna determinata e di successo, con esperienza di vita e appassionata di vela, e un ragazzino africano, l’unico che quando le due imbarcazioni si incrociano riesce a raggiungere a nuoto lo scafo di Rike.

La prima metà del film è centrata su Rike, che all’inizio vediamo intervenire a bordo di una ambulanza a seguito di un incidente stradale: polizia, medici e vigili del fuoco arrivano in pochi minuti, esempio perfetto dell'Occidente ricco, efficiente e garantito, e pietra di paragone di quello che sarà l’intervento lentissimo e quasi controvoglia quando si tratterà di soccorrere i migranti.

Seguiamo quindi la crociera di Rike che, partita in solitaria da Gibilterra, intende raggiungere l'isola di Ascensione, in mezzo all'Oceano Atlantico, fra l'Africa e il Sudamerica. Nei momenti di bonaccia sfoglia un sontuoso volume illustrato, su cui sogna ad occhi aperti le bellezze naturali che vedrà con suoi occhi. Anche in situazioni estreme si destreggia con grande perizia, superando brillantemente una tempesta forza nove.

Poi inizia la seconda parte del film, in cui l’inatteso incontro con i migranti alla deriva fa crollare le certezze di Rike: lei così sicura di sé, in grado di padroneggiare perfettamente sia le emergenze sanitarie che il controllo di uno yacht oceanico, non sa più bene che fare, tanto meno nella gestione del ragazzino arrivato a nuoto sulla sua barca.

La guardia costiera da lei allertata la invita a non immischiarsi nella situazione, e del resto anche lei capisce benissimo che se tentasse di prendere a bordo tutti i profughi non farebbe altro che mandare a fondo anche lei stessa e la sua barca (e qui è facile leggere una similitudine con la situazione a livello globale, dove una singola nazione non può farsi carico di tutti i migranti africani, salvo “andare a fondo” con loro).

Però anche un mercantile di passaggio lì vicino, che ovviamente data la stazza non avrebbe problemi a prendere tutti a bordo, si rifiuta perché effettuare il salvataggio e soprattutto trovare un porto disponibile allo sbarco dei profughi farebbe perdere tempo prezioso. Caso questo che la dice lunga su come le attuali emergenze migratorie stanno condizionando il vivere civile e rischiano di far dimenticare anche i secolari principi di solidarietà in mare.

In conclusione Styx è un bel film che invita a riflettere più a fondo su un tema che da molti mesi domina la nostra cronaca, e che sta avendo riflessi importanti sulla politica italiana ed europea.

Il film Styx, diretto da Wolfgang Fischer, è interpretato da Susanne Wolff e Gedion Oduor Wekesa.

È in sala dal 15 novembre.

Ugo Dell’Arciprete