Cuneo è una località molto piacevole sia in estate che in inverno.

Cuneo: alcune idee per una visita in giornata nel capoluogo piemontese e nei dintorni

  Turismo d’autore  

Cuneo è la tipica città piemontese elegante e sabauda dove si mangia bene e si respira aria di montagna, Risorgimento e Resistenza.

Cuneo è una località molto piacevole, che può anche essere il punto di partenza per esplorare i suoi bei dintorni, in cui ci si può sbizzarrire a fare trekking o giri in bici in estate o andare a sciare in inverno.

La citta di Cuneo merita almeno una mezza giornata.

Si può cominciare con la colazione presso lo storico Caffé Arione in Piazza Galimberti 14, dove sono stati inventati i famosissimi cuneesi al rum. Da provare anche le imperdibili meringhe, che sono un’altra specialità del locale.

Dall’elegantissima Piazza Galimberti, nelle belle giornate limpide, si ha una prospettiva meravigliosa: tutto corso Nizza con l’arco alpino sullo sfondo. Le dimensioni della piazza sono impressionanti: quasi 24.000 metri quadrati, per cui è poco più piccola di piazza del Plebiscito a Napoli. In questa piazza si affacciò anche Giuseppe Garibaldi quando, nel 1859, passò da Cuneo per costituire il gruppo dei Cacciatori delle Alpi.

Dalla piazza Galimberti si può, poi, imboccare via Roma, la via più bella della città, completamente pedonalizzata, che è stata rimessa a posto con il restauro delle facciate di tutti i palazzi che vi si affacciano.

La prima sosta in via Roma è la cattedrale di Santa Maria del Bosco, che si trova subito all’inizio della via. La sua facciata, in linea con la strada, ha un imponente portico con quattro colonne corinzie e un timpano tipicamente neoclassici.

Dopodiché si prosegue per via Roma fino alla “punta” di Cuneo, ammirando le facciate dei palazzi tirate a lucido e le loro belle decorazioni: numerosi pannelli raccontano la storia dei palazzi e dei restauri fatti.

Ad un certo punto sulla sinistra svetta la bella torre civica che, dai suoi 52 metri di altezza, rappresenta il punto più alto da cui poter osservare la città e l’arco alpino comprendendo la forma a cuneo che ha dato il nome alla città.

In fondo a via Roma si arriva in piazza Torino, dove “finisce” Cuneo.

Lasciata la città consigliamo di recarsi a Borgo S. Dalmazzo, per una visita all’azienda Agrimontana, programmata, ed al monumento MEMO4345.

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L’azenda Agrimontana, nata nel 1972 da un’idea di Cesare Baldini e che, oggi fa parte del gruppo Domori, offre il meglio della natura. L’azienda lavora materie prime eccellenti, come marroni e frutta, lavorandoli senza conservanti e coloranti o additivazioni di sintesi, cosi da preservarne le qualità naturali: sapore, profumo, forma e proprietà nutritive, che restano intatte come al momento della raccolta.

L’azienda ha iniziato la sua attività con la canditura, vale a dire con la conservazione con lo zucchero, nel tempo, poi, ha inserito le confetture e gli altri prodotti, lavorati sempre all’insegna della naturalità e dell’alta qualità. Agrimontana produce anche mieli (acacia, castagno, eucaliprtus, fiori d’arancio, mille fiori …) cioccolato e miscele complete per gelati, paste e sciroppi.

Info: www.agrimontana.it.

Sempre a Borgo S. Dalmazzo non si può non visitare il percorso multimediale storico-didattico MEMO4345 - Memoriale della Deportazione: il visitatore, guidato alla conoscenza e alla riflessione sugli elementi essenziali della Shoah in Europa, può così approfondire la storia dei 357 ebrei (334 stranieri, 23 italiani) deportati ad Auschwitz dal campo di concentramento attivo in città tra il settembre 1943 e il febbraio 1944. A Borgo San Dalmazzo e nelle valli che vi confluiscono, infatti, è passata, tra l’8 settembre 1943 e la Liberazione, la storia europea della persecuzione antiebraica della prima metà del Novecento, sotto forma di persone le cui vite hanno coinvolto le vite degli abitanti di questi luoghi.

Il visitatore vi può trovare risposte alle domande che si pone, dopo essersi fermato al Memoriale della Deportazione, realizzato nel 2006 nell’ambito del progetto Interreg “La memoria delle Alpi”, a pochi passi dalla stazione ferroviaria dalla quale partirono i convogli verso i campi di sterminio nazisti. Nella continuità della fascia cronologica di MEMO4345 si può leggere la storia dei viaggi in cui si è preparata e consumata la tragedia della Shoah e gli anni 1946-2020. L’allestimento di MEMO4345 si trova all’interno della ex Chiesa di Sant’Anna, proprio a lato del Memoriale della Deportazione.

MEMO4345 è un progetto del Comune di Borgo San Dalmazzo, realizzato anche con il contributo del FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), nell’ambito di VERMENAGNA-ROYA (Programma europeo di cooperazione transfrontaliera tra Francia e Italia ALCOTRA 2014/20), e con il contributo di Fondazione CRC per restauro e valorizzazione della ex Chiesa di Sant'Anna, grazie al Bando Patrimonio Culturale.

Info, prenotazione visita: www.memo4345.it - info@memo4345.it.

Consigliamo poi di recarsi a Staffarda di Revello per visitare l’Abbazia di Santa Maria di Staffarda, che è uno dei grandi monumenti medioevali del Piemonte ed è conservata in gran parte nella sua integrità del momento di massima espansione. L'abbazia fu costruita a partire dal quarto decennio del XII secolo su terreni donati, nei primi anni dello stesso secolo, dal marchese Manfredo I di Saluzzo ai monaci dell'Ordine cistercense, provenienti dall’abbazia ligure di Tiglieto (anch'essa fondata su un preesistente monastero di San Colombano), per farne un centro di bonifica della campagna circostante. La biblioteca dell'abbazia conteneva un cospicuo patrimonio librario, fra cui l'importante manoscritto musicale noto come Codice di Staffarda, ma, in seguito alle diverse spogliazioni subite dall'abbazia, la biblioteca fu dispersa e buona parte dei codici entrarono in possesso di Casa Savoia. L'insieme degli edifici dell'abbazia di Staffarda presenta un impianto edilizio alquanto complesso, fortemente rimaneggiato nel corso di nove secoli. Qui si possono osservare gli edifici delle strutture produttive agricole, la grande porta della torre d'ingresso alla cinta fortificata due-trecentesca dell'abbazia, la loggia del Grano, sulla piazzetta antistante l'attuale ingresso agli edifici già religiosi, un edificio comunemente ritenuto l’ospizio dei pellegrini a due navate voltate a crociera su colonne in pietra, il chiostro con Sala Capitolare, il refettorio, il dormitorio (nella versione trecentesca), la chiesa con campanile (trecentesco, innalzato, quindi, ormai fuori dalle prescrizioni cistercensi che ne impedivano l'erezione), la sagrestia affiancata dalla scala da cui i monaci scendevano alla chiesa, la notte, per recitare i salmi. La chiesa ha una pianta a tre navate, con finto transetto e con absidi semicircolari rivolte ad oriente; è affiancata a sud dal chiostro in parte conservato e ricostruito sul lato occidentale. Particolarmente rilevanti la sala capitolare e la sala di lavoro, con volte ad ogiva rette da colonne marmoree. La visita dell'abbazia consente di osservare elementi interessanti dell'architettura romanica della prima metà del XII secolo e gotica dei secoli XIII-XV, elementi delle trasformazioni di epoca moderna (compresi i contrafforti ad archi rampanti), edifici dell'attività agricola dal XVII secolo. La chiesa, che nella sostanza si manterrà in forme romaniche, offre poi tracce cospicue di arte del gotico internazionale e del rinascimento di cui Bruno Ciliento e Guido Gentile hanno delineato indirizzi salienti nelle complesse storie che hanno portato a curiosi reimpieghi e dispersioni, in particolare nei primi decenni del XIX secolo, all'epoca del re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia. Gli edifici abbaziali presentano decorazioni scultoree ed a rilievo marmoreo (chiavi di volta, capitelli, cornici) dei secoli XII-XIV in particolare nel chiostro, nella chiesa e nella sala capitolare. La chiesa ha un esonartece trecentesco e superiormente una facciata rinascimentale con decorazioni prospettiche: all'interno si conservano significative testimonianze dell'arte tardo-gotica e rinascimentale, tra cui principalmente il pulpito tardogotico, una Crocifissione con san Giovanni e la Vergine scolpita in legno (circa 1530, originariamente sull'architrave del varco di accesso al coro), la grande macchina d'altare con i dipinti di Oddone Pascale eseguito intorno al 1531-1533 e sculture in legno policromate, l'altare cinquecentesco dell'abside sinistra, con ancona lignea del 1525, scolpita con eleganti candelabre rinascimentali dallo scultore Agostino Nigra di Cavallermaggiore.

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