Un’opera monumentale sui giardini di Firenze vede la luce nella stesura originaria con l’insieme di illustrazioni predisposto dall’autore Angiolo Pucci, arricchita da apparati critici e saggi di approfondimento

I Giardini di Firenze, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, edito da Leo S. Olschki Editore

  Cultura e società   

Angiolo Pucci, ultimo rappresentante di una prestigiosa famiglia di giardinieri, muore a Firenze nel 1934. La sua notorietà è legata, oltre alla grande preparazione botanica, anche ai numerosi manuali pubblicati per le edizioni Hoepli. Per commemorarlo la Società Orticola di Firenze affida a M. Maccioni un necrologio, pubblicato sul «Bollettino della R. Società di Orticoltura» (1934, fascicolo 1-2, pp. 2-4) nel quale l’autore rivela l’esistenza di un manoscritto inedito. Maccioni segnala, infatti, la presenza, presso la famiglia, di un’opera di grossa mole, non ancora pubblicata: I giardini di Firenze e auspica che qualche Casa Editrice, o meglio qualche Ente ne assuma la pubblicazione, come opera veramente pregevole non solo dal lato orticolo, ma anche dal lato storico.

Dell’esistenza del manoscritto aveva già dato notizia lo stesso Pucci in occasione di una conferenza svoltasi a Palazzo Corsini nella primavera del 1921, durante la quale aveva annunciato di essere impegnato da cinque anni nella stesura di una storia dei giardini di Firenze e di attendere il momento giusto per darla alle stampe.

L’idea di un vastissimo studio nel quale trasmettere la profonda cultura orticola maturata attraverso la propria esperienza e quella di tanti altri giardinieri attivi nell’ambito aristocratico fiorentino, risaliva infatti alla fine degli anni Dieci. Al progetto Pucci dedicò gli ultimi venti anni della sua vita, passati nel paziente reperimento di documenti storici e materiale fotografico che consentissero una ricostruzione precisa della storia dei giardini di Firenze. Ma l’epoca propizia auspicata da Pucci non giunse mai e la morte dell’autore, seguita dallo scoppio del secondo conflitto mondiale, ostacolò la pubblicazione dell’opera.

Con il passare degli anni de “I giardini di Firenze” si affievolisce progressivamente la memoria. Fino a quando, nel 1983, Massimo de Vico Fallani e Mario Bencivenni, durante le indagini per “I giardini pubblici a Firenze dall’Ottocento ad oggi” (Firenze, 1998) non decidono di andare alla sua ricerca.

Nel 1991 riescono a individuare l’odierna collocazione dell'archivio Pucci, conservato a Genzano presso i nipoti Piero e Ilde Pucci, e scoprono che gran parte del fondo è costituita proprio dal manoscritto della Storia dei giardini di Firenze: sono migliaia di pagine in piccolo formato raccolte per soggetto, alcune delle quali accompagnate da una prima trascrizione dattiloscritta effettuata dalla figlia Marta Pucci, che negli ultimi anni della sua vita aveva cercato di predisporre il materiale per una eventuale pubblicazione. Grazie alla disponibilità e alla collaborazione di Piero e Ilde, e dei loro due cugini Marco e Pietro Torrini, i due studiosi non solo hanno potuto consultare il manoscritto, ma lo hanno avuto anche in consegna allo scopo di darlo alle stampe. Dopo oltre dieci anni di trascrizione e riordino dei fascicoli, oggi la monumentale opera sui giardini di Firenze ha acquistato finalmente una veste definitiva ed è pronta per essere pubblicata nella stesura originaria con l’insieme di illustrazioni predisposto dall’autore, arricchita da apparati critici e saggi di approfondimento.

In molti libri, antichi e moderni, e in varie cronache si trovano accenni ai giardini e agli orti di Firenze e dei suoi immediati dintorni. - scrive Angiolo Pucci nella prefazione per la stampa - Ed anche nelle opere che ne trattano esclusivamente le notizie sono spesso vaghe e si riferiscono più che altro alla parte decorativa e mancano notizie più speciali per la parte veramente orticola. Mi venne in mente perciò di coordinare in un lavoro speciale tutto questo materiale sparso qua e là nei vecchi scritti, onde dare, per quanto è possibile completa, una storia dei giardini della nostra città, facendo anche rilevare come i nostri antichi avessero cura delle coltivazioni di ogni genere arricchendo i terreni delle città e dei dintorni d’ogni sorta di piante utili e da ornamento. […] Ma il tessere soltanto una storia di ciò che fu l’orticultura nei vari secoli fino a noi mi parve un argomento da interessare soltanto una parte dei miei lettori e perciò io volli far precedere alla storia di ogni singolo orto o giardino quella del fabbricato che vi era annesso. - prosegue Pucci - Per ogni fabbricato io farò una illustrazione della sua origine, delle varie vicende da esso subite citando gli avvenimenti principali in esso avvenuti, dando notizie particolari e citando anche aneddoti che non si leggono in altri lavori di simile genere. Così io ho creduto di rendere più interessante ed anche più attraente questo mio lavoro che all’orticultura unisce l’arte e la storia della vita antica dei fiorentini.

Massimo de Vico Fallani, architetto funzionario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (1980 - 2008), è stato direttore del Servizio per la Conservazione dei parchi e giardini della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici per le Province di Firenze, Prato e Pistoia fino al 1986, poi con il medesimo incarico presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Roma fino al 2008. Ha pubblicato diversi saggi storici sui giardini pubblici e ha curato numerosi restauri di giardini e sistemazioni paesaggistiche di aree archeologiche romane.

Mario Bencivenni (1951) storico, vive a Firenze e si occupa di storia dell’architettura e dei giardini, e di storia del restauro e della tutela; ha svolto attività di ricerca e docenza presso le Facoltà di Architettura di Firenze, del Politecnico di Milano, di Ferrara; dal 2013 è docente alla Scuola di specializzazione in restauro dei monumenti e dei giardini storici e del paesaggio de «La Sapienza» di Roma. È accademico d’onore dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze e nel 1999 è stato nominato Ispettore onorario per i beni ambientali e architettonici di Firenze. Nel 2015 ha curato la sezione «Il verde Pubblico» della mostra per i 150 anni di Firenze Capitale (Archivio di Stato di Firenze). Ha al suo attivo circa cento pubblicazioni fra le quali L’architettura della Compagnia di Gesù in Toscana (Alinea, 1996); Monumenti e Istituzioni (Alinea, 2 voll.1987-1992, in collaborazione con R. Dalla Negra e P. Grifoni), e Giardini pubblici a Firenze dall’Ottocento a oggi (Edifir, 1998, in collaborazione con Massimo de Vico Fallani).

Angiolo Pucci (Firenze 1851-1934), ultimo esponente di una importante famiglia di giardinieri stabilitisi a Firenze nella seconda metà del ’700 (nel 1776 il bisnonno Angiolo lavorò presso i Monaci della Certosa del Galluzzo, per poi passare nel 1788 nell’organico dei giardinieri di Boboli), tutti impiegati come giardinieri granducali. Oltre che dal nonno, ereditò la passione per l’orticoltura dal padre Attilio, già apprezzato giardiniere di Boboli, quindi collaboratore di Giuseppe Poggi (Firenze, 1811-1901) nella realizzazione delle grandi sistemazioni a verde del piano di ingrandimento di Firenze Capitale e infine primo Soprintendente del servizio comunale dei Pubblici passeggi e dei giardini. Dopo essere subentrato per pochi anni al padre nella soprintendenza di questo servizio, Angiolo si dedicò prevalentemente all’attività di studioso e di divulgatore della scienza orticola e dell’arte del giardinaggio. Fu infatti esponente di primo piano della prestigiosa R. Società toscana di Orticoltura, sul cui bollettino pubblicò numerosi articoli. Col passaggio allo Stato italiano dei vivai sperimentali creati dal padre Attilio presso il parco delle Cascine e la creazione della Scuola statale di pomologia, primo nucleo della futura Facoltà di Scienze Agrarie e Forestali, fu docente di «giardinaggio e architettura dei giardini». Contemporaneamente svolse una intensa attività pubblicistica e di divulgazione della scienza orticola, che lo portò a essere apprezzato per le numerose edizioni di manuali di giardinaggio Hoepli. Sempre con questa casa editrice pubblicò una monumentale Enciclopedia orticola illustrata. Dizionario generale di Floricultura. Regole di cultura, moltiplicazione, usi, ecc., fabbricati, attrezzi, istrumenti, (Milano, Hoepli, 1915), un’opera originale che, colmando una grave lacuna nel nostro Paese, costituì e costituisce ancora uno dei capisaldi per la conoscenza, la classificazione e la coltivazione delle piante. Negli ultimi anni della sua vita, Angiolo Pucci lavorò a I giardini di Firenze, opera rimasta inedita attraverso la quale emergono, oltre alla preparazione tecnica, anche l’acume storico e la sensibilità artistica dell’autore.

Il completamento de “I giardini di Firenze” è previsto entro dicembre 2016.

Chi sottoscrive l’intera opera potrà usufruire dello sconto del 20% su tutti i 6 volumi, disponibili e in uscita. Spedizione gratuita in Italia. Promozione riservata a ordini diretti presso la Casa editrice.

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