Il Teatro Litta propone al suo pubblico il capolavoro di fine ‘800

Milano, Sala Teatro Litta: Il Gabbiano di Anton Pavlovic Èechov, prima nazionale

  Cultura e società   

Scritto nel 1895, considerato un capolavoro del teatro di fine '800, uno dei temi centrali trattati nel testo è rappresentato dal divario generazionale: l’incomprensione e l’inadeguatezza degli adulti nei confronti dei giovani, dei loro sogni e dei loro desideri. A distanza di 120 anni i giovani d’oggi si ritrovano ad affrontare le stesse difficoltà dei due protagonisti Kostja e Nina: l’inconsistenza di una generazione adulta che non nutre e non incoraggia i suoi figli, calpestati quasi involontariamente dall’ottusità e dall’inconsistenza dei vecchi.

In questa direzione si muove l’idea della messa in scena de “Il Gabbiano” per la regia di Antonio Syxty, che vedrà sul palcoscenico recitare vecchie guardie e giovani leve del teatro italiano.

IL GABBIANO di Anton Èechov - LITTA produzioni - adattamento e regia Antonio Syxty - con Caterina Bajetta, Letizia Bravi, Gaetano Callegaro, Valentina Capone, Guglielmo Menconi, Livio Remuzzi (Premio Hystrio alla Vocazione 2014), Antonio Rosti - scenografia Guido Buganza - costumi Valentina Poggi - staff tecnico Ahmad Shalabi, Marcello Santeramo - disegno luci Fulvio Melli - assistente alla regia Libera Pota - foto di scena Valentina Bianchi.

Konstantin Gavriloviè Treplev, figlio della celebre attrice Irina Nikolaevna Arkadina, ambisce a diventare scrittore per avere la gloria e coronare il suo desiderio d’amore con la giovane aspirante attrice Nina Michajlovna Zareènaja, sua vicina di casa. All’aperto e in prossimità di un lago è montato un palcoscenico sul quale Konstantin vuol rappresentare un suo lavoro teatrale interpretato proprio da Nina. La madre di Konstantin, Irina Arkadina, con i suoi commenti inopportuni e fuori luogo, interrompe la rappresentazione facendo infuriare il figlio. In seguito a questo insuccesso anche Nina viene frustrata nelle sue aspirazioni interpretative e finisce per andarsene a Mosca e diventare l’amante segreta di Boris Alekseeviè Trigorin, letterato alla moda e a sua volta amante di Irina.

Antonio Syxty - Nato a Buenos Aires, lavora a Milano dalla fine degli anni ‘70. Inizia come performer nelle gallerie d'arte e spazi “underground“ , collaborando con altri artisti, designer, architetti e musicisti di quel periodo. Dopo aver studiato in corsi di Art and Drama negli Stati Uniti tra il 1975 e il 1976, ha iniziato a realizzare alcune art-performance tra il 1977 e il 1984. Negli anni '80, dopo aver frequentato la Scuola del Piccolo Teatro, la sua carriera si sposta progressivamente verso il teatro, che lui considera come un'arte comportamentale, “con derive ed espansivi dovute allo scambio di identità, agendo sui concetti di verità e falsità”. Da allora il suo lavoro si sposta sulla professione di regista per il teatro, il cinema, la televisione, la radio, con frequenti progetti di installazione video ed eventi live, sostenendo di essere un regista di spazi e comportamenti. Ha anche lavorato come regista per la RAI e per il gruppo Mediaset, per la pubblicità, per i film istituzionali, per la moda, i concerti e qualsiasi altra forma di evento dal vivo. Attualmente è co-direttore artistico e regista residente del Teatro Litta. Dal 2007 ha ripreso la sua attività di artista visivo con un progetto chiamato Money Transfer.

In questo adattamento de Il Gabbiano di Èechov -per soli 7 personaggi- sono rimasti “in vita” solo i personaggi principali dell’intera vicenda senza perdere la possibilità di sviluppo dei temi contenuti nel dramma del grande scrittore russo, da quello amoroso a quello generazionale dell’incomprensione e della disillusione. - si legge nelle note di regia - Come spesso accade nei drammi di Èechov il tema si rifrange in una moltitudine di situazioni e dinamiche che finiscono per accomunare tutti i personaggi implicati nella vicenda. I personaggi -qui sopravvissuti- in realtà contengono le note musicali proprie di tutti gli altri personaggi considerati spesso “di contorno”. E parlando di Èechov in qualità di compositore dell’anima -come il regista è convinto che sia - in questo adattamento, ho voluto usare principalmente le musiche di Max Richter un compositore e musicista britannico di grande talento, in modo da poter fare da contrappunto a quelle emozioni che i personaggi esprimono nel dipanarsi delle loro vite sulla scena. Il tema principale è quello dell’abbandono e Richter riesce a interpretarlo in modo magistrale se viene accostato a Èechov, per me autore impareggiabile. In questa messa in scena lo scopo è quello di sondare il mistero che accomuna la creazione artistica all’amore che si dissolve quasi sempre in una forma continua di abbandono di tutti verso tutti. Per questo motivo voglio dedicare questa messa in scena “A Maša, sola e abbandonata, che non si sa perché vive su questa terra”. Come lei stessa dice allo scrittore Trigorin all’inizio del III atto.

Info e prenotazioni: Sala Teatro Litta - Corso Magenta 24, Milano - tel 02.86.45.45.45, lunedì/sabato, 14:30/19:30 - da martedì al sabato, ore 20:30, domenica, ore 16:30, lunedì riposo - 100 minuti - biglietto intero €21, ridotto €11/15 - Abbonamenti: Lunatica, Invito a Teatro, Carta non nominale, libera, a scalare, valida per tutti gli spettacoli in cartellone della stagione serale (escluse recite straordinarie, festa di Capodanno, festival, teatro ragazzi, rassegne e linea Apache) - promozione@teatrolitta.it - www.teatrolitta.it.

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