Personaggi memorabili, gusto e grande artigianato convivono nel Cosentino insieme con un microcosmo di paesaggi estesi tra cime, boschi e mare e l’eredità di un ricco passato

Terre di Cosenza: tutte da scoprire nella loro varietà

  Turismo d’autore  

Sognate una terra in cui dalle cime a 2000 metri si vede il mare, in cui fittissimi boschi di pini si alternano a distese di agrumeti e oliveti, in cui un ricco artigianato creativo si accompagna a una tavola di ricette originali e gustose, in cui vivono antiche tradizioni di pensiero filosofico e sapienziale?

Benvenuti nel Cosentino.

Difficile trovare in Italia una regione che abbia la stessa varietà di paesaggi della Calabria.

Che non solo vanta montagne, pianure e 800 chilometri di coste su due mari, Tirreno e Ionio, ma addirittura offre una varietà di paesaggi anche tra gli stessi massicci montuosi.

Da nord a sud, sono dislocati le cime del Pollino, gli enormi fitti boschi della Sila e le rocce davvero nude e “aspre” dell’Aspromonte.

E, per rimanere nella sola provincia di Cosenza, si viaggia scoprendo con stupore che dalla cima di Lorica, servita da una bella funivia che arriva a 2000 metri nella Sila, si scoprono il mare Tirreno e il mar Ionio, che un po’ più a sud, nell’istmo, sono distanti tra loro solo una quarantina di chilometri.

Lo sguardo spazia sui pini fittissimi che sono affascinanti in tutte le stagioni, verdi, aranciati, bianchi di neve e di brina in inverno.

E in tutte le stagioni la Sila offre attrattive e attività all’aria aperta, dallo sci al bob, dal trekking all’equitazione, al canottaggio sulle acque del lago Arvo.

Senza dimenticare che alcune aree protette offrono vere sorprese, come la riserva FAI I Giganti della Sila.

Intatto dal Seicento, il bosco secolare sopravvive all’ombra dei suoi imponenti “patriarchi”.

Sono alberi alti fino a 45 metri, dal tronco largo 2 e dall’età straordinaria di 350 anni, testimoni delle antiche selve silane: oltre 60 esemplari di pini larici e aceri montani piantati nel Seicento dai Baroni Mollo, proprietari del vicino Casino, donato al FAI nel 2016.

Si scende poi verso lo Ionio, scoprendo un orizzonte sconfinato e fertilissimo.

E’ la piana di Sibari, ricca di coltivazione di alberi da frutta e piantagioni delle famose clementine, che riforniscono il 60 % del mercato nazionale.

La pianura, che sembra un vero Eldorado, punteggiata com’é dall’oro degli agrumi, fa intuire l’opulenza della celebre perduta Sibari, tra le città più importanti della Magna Grecia.

Tanto opulenta da ritenersi invincibile.

E questa fu la sua rovina.

Verso il 500 a.C. Sibari fu distrutta dai suoi nemici, allagata dal corso deviato del fiume.

Ne rimane memoria nel Parco Archeologico e nel bellissimo Museo che conserva testimonianza di gioielli superbi, bronzi, vasi a figure rosse e nere, anfore olearie.

La piana di Sibari, una delle aree più fertili di tutta la regione, si affaccia sul Mar Ionio che oggi, come il Tirreno, è luogo di attrazioni estive.

Ma un tempo il mare era luogo di minacce e aggressioni nemiche.

L’avvistamento di navi arabe e ottomane fu sempre segno di allarme per gli abitanti della costa, che si rifugiavano sulle alture in collina.

Da qui le torri di guardia e i castelli, che punteggiano il territorio.

Stratificati nei secoli, da fortilizi militari a dimore nobiliari, i castelli sono tra i must da non perdere in un viaggio nel Cosentino.

Due esempi tra tutti: Corigliano e Fiumefreddo Bruzio.

Normanni, Svevi, i Sanseverino, i Saluzzo, fino al barone Compagna, tutti hanno aggiunto, rifatto, arricchito il superbo castello di Corigliano Calabro, oggi monumento nazionale.

Bellissima la torretta ottagonale, il poderoso Mastio che con la sua vertiginosa scala a chiocciola porta a scoprire gli affreschi su episodi della Gerusalemme Liberata, la cappella di Sant’Agostino, le cucine ottocentesche e soprattutto il Salone degli Specchi affrescato con effetto trompe l’oeil.

Il Castello di Fiumefreddo, detto anche castello della Valle, del XIII secolo, situato in uno tra i Borghi più belli d'Italia, in posizione spettacolare sul Tirreno, merita una visita soprattutto per le opere di Salvatore Fiume.

Affascinato dal borgo e dal castello, il pittore, a metà degli anni Settanta, volle disseminare alcune sue opere per le strade e nei monumenti: così oggi, sulle pareti di una sala del castello, all'epoca addirittura scoperchiata e diroccata, si contemplano i colori forti e le forme sensuali di Fiume.

Come i castelli erano luoghi di avvistamento e difesa, così i borghi cosentini rivelano la stessa storia.

Tanto che qualche studioso parla di “paesi doppi”: borghi storici sulle alture e propaggini moderne in pianura.

La stessa Cosenza corrisponde a questa struttura.

Il centro storico di origini antichissime, dominato dal castello in collina, è caratterizzato da via tortuose in salita, scalinate strette, bei palazzi nobiliari.

Qui una passeggiata porta al tesoro del Museo Diocesano, con la famosa Stauroteca, un reliquiario di finissima oreficeria, con medaglioni a smalto, donato secondo tradizione da Federico II alla città e al Duomo di impianto gotico, in cui attirano l’attenzione una miracolosa icona bizantina e il sarcofago con un bellissimo bassorilievo sul mito di Meleagro.

La Cosenza moderna, invece, sviluppata verso metà ‘800 in pianura, alla confluenza tra i fiumi Crati e Busento, attira soprattutto lungo il corso Mazzini, oggi isola pedonale, ricco del MAB, il Museo all'Aperto Bilotti.

Si passeggia tra opere di grandissimi artisti, da Salvador Dalì a Giorgio De Chirico, da Mimmo Rotella ad Amedeo Modigliani, a Giacomo Manzù, provenienti dalla collezione donata dai mecenati cosentini Carlo ed Enzo Bilotti.

Ma tra Sibari e la modernità del MAB cosentino corrono molti secoli, molte storie e molti popoli.

Come tutto il Sud Italia, anche la terra di Cosenza ha conosciuto il passaggio di invasori, dominatori, dinastie e signori stranieri.

Ognuno ha lasciato tracce del suo passaggio, ognuno ha intrecciato la sua cultura con quelle preesistenti.

Il viaggio nelle Terre di Cosenza significa anche andare alla ricerca di queste tracce e ritrovare segnali di un passato stupefacente.

Tra montagne aspre e boschi fitti, non poteva mancare lo sviluppo del monachesimo e dell’eremitaggio.

Tra i boschi della Sila trovarono riparo i monaci basiliani provenienti dall’Oriente in fuga dalle lotte iconoclaste, portando il culto delle icone, l’arte bizantina, i riti della Chiesa ortodossa, l’abitudine di abitare le grotte.

Nel silenzio della Sila trovò ispirazione anche il grande Gioacchino da Fiore, “di spirito profetico dotato”, come lo definì Dante.

Grande pensatore profondo e geniale, ideatore della Teoria delle tre età e dei tre cerchi trinitari, che ebbe tanta influenza su intellettuali di epoche successive, dallo stesso Dante a Michelangelo.

Il suo genio vive sia nell’abbazia Florense a lui dedicata a San Giovanni in Fiore, nuda e imponente, sia nel Centro Studi che ogni anno, con i convegni internazionali, attira fior di studiosi da tutto il mondo.

La stessa intensa religiosità si respira nel santuario di San Francesco di Paola dedicato al Santo patrono di tutta la Calabria.

Anche lui, animato da una vocazione giovanile, volle rinnovare la Chiesa, fondando l’ordine dei Minimi, costruendo un romitorio all’interno delle grotte scavate nell’appennino Paolano e diffondendo la parola evangelica fino alla Corte del re di Francia.

Il santuario, che intreccia il percorso primitivo tra le grotte, l’edificio in forme gotiche del ‘400 e l’enorme moderna chiesa consacrata alla presenza di Giovanni Paolo II, si trova in posizione elevata eccezionale tra l’Appennino e il Mare Tirreno.

Questa storia ricca di personaggi al limite del leggendario ha lasciato tracce memorabili.

Una su tutte: il Codex Purpureus di Rossano.

Tra i sei più antichi evangeliari al mondo, unico in Italia, Patrimonio Unesco, il Codex comprende 188 fogli di pergamena tinta di colore purpureo, arricchiti da preziose miniature, capolavoro dell’arte bizantina.

Portato in Calabria da monaci orientali, conservato, perduto e poi ritrovato fortunosamente, il Codex è davvero un tesoro inestimabile che si contempla con emozione.

L’artigianato creativo

Tra tesori antichi e monumenti moderni, il cosentino ci regala anche il piacere dello shopping creativo.

Una tappa imperdibile è quella di San Giovanni in Fiore sulla Sila, dove si è sviluppata una bellissima vena di creatività artigianale.

Dalla tessitura all’oreficeria si rincorrono motivi tradizionali, simboli di felicità e amore, i galletti, le foglie di vite, le mani intrecciate, i chicchi di melograno.

E poi, per artigiani che sono veri maestri d’arte, le creazioni diventano pezzi unici di arredo e di moda nelle mani di Domenico Caruso e di Giancarlo Spadafora.

Una visita nei loro atelier è un viaggio nei colori e nella fantasia,

Senza dimenticare che le loro creazioni brillano nei palcoscenici, nella case di celebrities, di personaggi politici e addirittura in Vaticano.

La gastronomia

E la creatività di questa terra cosentina stupisce anche a tavola, dove, senza dimenticare la tradizione, ristoranti di mare e di montagna propongono sapori originali e gustosi.

Famose le patate 'mpacchiuse, che si chiamano così perché, una volta cotte, risultano appiccicate tra di loro, da abbinare a pancetta e funghi, la frittata di cipolle senza uova, le lagane e ceci, le varchiglie alla monacale, il dolce più tipico di Cosenza, nato nel convento delle Carmelitane scalze, a base di mandorle e cioccolato.

Consigli di viaggio

Brillo Parlante, Lorica: un’eccezionale esperienza di griglieria di carni e caciocavallo, accompagnata da ottime birre artigianali.

www.ilbrilloparlantelorica.it

Capanna del Pesce, Corigliano Calabro: l’indirizzo ideale per chi ama pesce freschissimo cucinato secondo tradizione. Tel 0983 859143

ConVivio, Fiumefreddo Bruzio: un’opera meritoria quella dell’EnOsteria ConVivio, un’osteria dedicata “a chi ama mangiare e bere bene e di chi vuole capire ciò che mangia e beve”.

Le proposte vogliono far conoscere la provenienza, la storia, l’intelligenza, la fatica e la passione che stanno dietro ai sapori buoni e sani.

Particolare attenzione a qualità del cibo e stagionalità, puntando sulla cucina mediterranea, buona per la salute, pulita per l’ambiente e giusta per le tasche.

Tanti piatti a base di verdure, legumi e a seconda della stagione pomodori, melanzane, peperoni, cicoria.

Per informazioni: ConVivio tel. 0982 621023

In abbinamento la Residenza d’epoca Granatello, cuore dell’albergo diffuso Borgodifiume. www.borgodifiume.it

Cena Antica Locanda dal Povero Enzo, Cosenza: proposte originali e gustose di ricette tradizionali rivisitate, all’insegna di grande ricerca nelle materie prime. Tel. 340 240 9611

Hotel Royal: in posizione privilegiata, nel cuore di Cosenza, a pochi passi dal MAB e dal Duomo.

www.hotelroyalcosenza.it

Tutte le info

www.cs.camcom.gov.it/

Franca Dell’Arciprete Scotti

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