Il Grignolino è stato definito in tanti modi: ribelle, selvatico, anarchico «testabalorda». Un tempo accompagnava i più raffinati menù delle Casate Reali, primi in Savoia, ma i suoi tannini spiccati gli conferiscono un carattere un po’ spigoloso ma anche la capacità di invecchiare bene. Oggi, il Grignolino, vitigno autoctono del Monferrato, torna ad avere un suo appeal sui consumatori, soprattutto i più giovani.
Ricordiamo che l’origine del nome è ancora incerta: qualcuno sostiene che Grignolino derivi da “grignole”, termine dialettale astigiano che indicava anticamente i vinaccioli, che in questa varietà sono più numerosi rispetto ad altri vitigni e sono responsabili della sua marcata tannicità. Per altri, invece, sarebbe legato all’espressione “grigné”, in piemontese sorridere, perché a un sorriso assomiglierebbe l’espressione che, causa tannini, si disegna sul volto di chi lo beve. Secondo gli studi della studiosa Enza Cavallero, il primo documento scritto in cui si cita il Grignolino (come Berbexinius) è un atto d’affitto datato 1249, trascritto dai monaci del Capitolo di Sant’Evasio di Casale Monferrato. Tra gli appassionati di Grignolino, segnaliamo soprattutto Umberto I di Savoia: il re d'Italia lo amava così tanto che non solo lo voleva in tutti i menù più importanti di Casa Savoia, ma lo celebrò durante la sua visita all'Esposizione e Fiera dei vini nazionali del 1891 ad Asti. Anche il medico Giovanni Lanza, che fu presidente del Consiglio dal 1869 al 1873, fu produttore a Roncaglia di Casale Monferrato. Fu Gino Veronelli a ribattezzarlo l’anachico testabalorda. E anche Jorge Mario Bergoglio appena eletto pontefice fu subito ribattezzato il Papa del Grignolino perché le sue origini sono di Portacomaro d’Asti, terra dove da sempre si coltiva questo vitigno.
Sabato 26 e domenica 27 marzo, dunque, a Grazzano Badoglio, il Grignolino è stato il protagonista della prima edizione di Grignolino, il Nobile Ribelle, evento organizzato dall’Associazione Italiana Sommelier (Ais) del Piemonte, con le delegazioni di Asti e Casale, supportate dal Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, dal Consorzio Colline del Monferrato Casalese, dalle Associazioni dei Produttori di Grignolino d’Asti Doc-Piemonte Doc Grignolino e Monferacecon. Sono intervenuti 85 produttori che hanno presentato oltre cento etichette in degustazione.il disegno del logo, lo precisiamo è di Gabriele Sanzo.
Hanno dato voce al «nobile ribelle» i sommelier delle due delegazioni che hanno parlato di grignolino in tutte le sue diverse sfumature, raccontandone la storia, i territori ed i diversi stili di vinificazione ed affinamento.
La due giorni si è svolta nei locali dell’ex scuole.
La parte ristorativa è stata curata da Francesca Persano, meglio conosciuta come “Miss Dado” che, attualmente, gestisce la struttura e Vimini, un ristorante in centro a Torino, che ha realizzato due menù, uno di carne ed uno di pesce, per offrire la possibilità non solo di mangiare e di avere una scelta varia, ma anche di sperimentare i diversi abbinamenti possibili con il grignolino, vino dalla grande versatilità.
I locali hanno anche ospitato la mostra dello Studio C&C di Paolo Albertelli.
Il barman Nicola Mancinone del Confessionale Vermouth and Mix Bar, ha proposto alcuni cocktails base grignolino per avvicinare anche i più restii a questo vitigno, dandogli una veste nuova e alternativa.
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