La settima edizione di MANIFESTA, Biennale itinerante europea di arte contemporanea, sarà ospitata nel 2008 dalla Regione Autonoma Trentino-Alto Adige. Nello stesso periodo il Mart presenta la mostra Eurasia.Dissolvenze geografiche dell’arte, in corso nella sede roveretana del Museo di Arte Moderna e Contemporanea fino al 16 Novembre 2008.
MANIFESTA 7 prevede progetti espositivi a Fortezza, Bolzano, Trento e Rovereto. Insieme alla mostra Eurasia, questi appuntamenti faranno del Nord Italia e della nostra regione un’area nevralgica per la riflessione sullo scenario della più attuale ricerca artistica contemporanea.
L’ambizioso progetto espositivo Eurasianasce da un’idea di Achille Bonito Oliva, che cura la mostra affiancato da un team internazionale, composto da Lorenzo Benedetti, Iara Boubnova, Cecilia Casorati, Hu Fang, Christiane Rekade e Julia Trolp.
L’esposizione, nata da un’idea e da un progetto di Achille Bonito Oliva, che si avvale della collaborazione di alcuni giovani curatori internazionali, presenta una visione dell’arte capace di “bucare” ogni identità separate e indicare la possibilità di un’arte scorrevole tra Europa e Asia, “Eurasia” appunto.
Il titolo dell’esposizione è ripreso dall’opera di Joseph Beuys Eurasia Siberian Symphony 1963, (1966) realizzata durante un’azione alla Galerie René Block di Berlino e oggi parte della Collezione permanente del MoMA di New York.
Eurasia, secondo Beuys è una visione geografica e, insieme, espressione di una nuova e complessa identità artistica, non più territoriale e autarchica, ma centrata sul mondo e sull’uomo.
Nel 1967, l’artista tedesco con un apposito Manifesto aveva fondato lo stato fittizio di Eurasia. Un territorio aperto, senza limiti fisici e dogmatici: la rappresentazione geografica dell’utopica fusione tra realismo occidentale e misticismo orientale, il luogo della totalità non ancora dispersa.
Il termine “dissolvenze”, ripreso dal linguaggio cinematografico, vuole evidenziare lo sfumare da un territorio geoculturale all’altro, inteso come superamento del concetto separato di confine.
Arte totale, nuovo umanesimo e responsabilità etica sono le parole chiave di un progetto che risulta sorprendente se riconsiderato nella sua evoluzione dagli anni Sessanta fino ad oggi, da Beuys all’ultima generazione,
Alcuni argomenti fondamentali dell’opera di Beuys - il multiculturalismo e l’aspirazione ad un’arte totale, l’attitudine allo sconfinamento, e il “concetto ampliato dell’arte” – trovano infatti un puntualissimo riscontro nel lavoro degli artisti della giovane generazione.
La mostra, dunque, vuole evidenziare il superamento di un’arte puramente performativa a favore di una riflessione che recupera contenuti e tematiche del nostro tempo, vere e proprie emergenze, ed affermi come valore la coesistenza delle differenze.
La riflessione di Achille Bonito Oliva prende le mosse dall’idea che sia possibile confrontarsi in prospettiva storica con l’opera di Beuys rileggendola e ri-progettandola.
L ’esposizione traccia un percorso originale attraverso il panorama artistico dell’Eurasia e individua atteggiamenti e progetti che reagiscono all’estetizzazione del quotidiano e all’abuso di realtà, proponendo una complessità linguistica che assomma espressioni diverse.
La constatazione che il modello di nuovo umanesimo di Eurasia viene effettivamente ripreso oggi da molti giovani artisti assegna alla mostra non solo il compito di documentare il loro lavoro, ma anche l’ambizione programmatica di schierarsi dalla parte di un’arte che recupera finalmente una forte attenzione alla realtà, e che la traduce in piccole utopie, tra desiderio e speranza ecologica di migliorare la qualità della vita.
Se è vero, come sostiene nel suo saggio Achille Bonito Oliva, che “l’eccesso di indifferenza duchampiana e l’edonismo performativo di parte dell’ultima generazione possono comportare non tanto l’hegeliana “morte dell’arte”, quanto piuttosto quella del pubblico”. Eurasia.Dissolvenze geografiche dell’artesi pone quindi l’obiettivo di recuperare una maggiore attenzione a temi attinenti al sociale, e di promuovere l’arte totale dei giovani di un ideale continente che scorre senza soluzione di continuità dall’Europa fino all’Asia.
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