FOCUS ON LINE - RIVISTA N° 5, 14 maggio 2021

Salute, Tendenze

Abbvie: la terapia a durata fissa della leucemia linfatica cronica
La terapia a durata fissa trasforma gli standard di cura e migliora la qualità di vita del paziente

Mercoledì 5 maggio si è svolta la web conference “LEUCEMIA LINFATICA CRONICA: la terapia a durata fissa trasforma gli standard di cura e migliora la qualità di vita del paziente”, promossa da Abbvie, azienda biofarmaceutica globale guidata dalla ricerca scientifica, con la partecipazione dell’ Associazione Nazionale Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma Onlus (AIL).

La Leucemia Linfatica Cronica, lo ricordiamo, è una forma di leucemia (o tumore ematologico) a crescita lenta, a causa della quale viene rilevato un numero eccessivo di linfociti immaturi (un tipo di globuli bianchi), in prevalenza nel sangue e nel midollo osseo. Ogni anno in Italia circa 1.200 persone ricevono una diagnosi di Leucemia Linfatica Cronica, che è la più comune forma di leucemia nei paesi occidentali e rappresenta circa un terzo delle nuove diagnosi di leucemia nella UE.

La cellula, quando subisce alterazioni a carico del proprio DNA, crea l’apoptosi che è un meccanismo di difesa. In queste condizioni, la cellula attiva i geni della via del suicidio cellulare in modo da non costituire un pericolo per l’organismo. In alcuni tumori ematologici e in altri tipi di tumori, la proteina BCL-2 si accumula e impedisce alle cellule tumorali di subire il loro processo naturale di morte o autodistruzione. Un processo che permette al tumore di vivere e moltiplicarsi indisturbato. Venetoclax, in particolare, mira alla proteina BCL-2 ed agisce per riattivare il meccanismo che spinge le cellule, anche quelle tumorali, alla morte programmata che il tumore era riuscito ad inibire.

Con l’analisi finale dello Studio Murano, che ha arruolato pazienti con Leucemia Linfatica Cronica recidivante/refrattaria, ed un follow-up ormai di 5 anni, risulta confermato che con l’associazione venetoclax più rituximab, un trattamento a durata fissa di due anni, è possibile raggiungere risposte profonde e durature. La combinazione permette, infatti, di ritardare un’eventuale nuova insorgenza della malattia oltre 5 anni rispetto alla chemioterapia, con un vantaggio importante per la qualità di vita dei pazienti.

Nello studio, dunque, è stato confermato il beneficio dell’associazione venetoclax più rituximab rispetto alla chemioimmunoterapia in termini di efficacia, intesa come sopravvivenza libera da progressione e sopravvivenza globale. Circa la metà dei pazienti valutati risulta ancora libero da progressione della malattia dopo 3 anni dalla fine del trattamento. L’arco di tempo che intercorre fino ad un eventuale nuovo trattamento è di circa 5 anni più duraturo rispetto ai 2 anni della chemioimmunoterapia.

Venetoclax permette, inoltre, di ottenere risposte profonde, infatti in una importante percentuale di pazienti la malattia non è più rilevabile con gli strumenti diagnostici oggi disponibili. L’innovazione terapeutica della terapia a durata fissa si traduce, quindi, in un significativo impatto sulla qualità di vita dei pazienti.

La diagnosi di Leucemia Linfatica Cronica rappresenta uno di quegli incontri che cambia la vita. - ha dichiarato Sabrina Nardi, Responsabile AIL Pazienti. - L’impatto psicologico per chi la riceve, per il suo contesto familiare e sociale, è molto importante: si tratta di una patologia curabile, ma attualmente ancora non guaribile, che richiede una convivenza quotidiana con la malattia, affrontare dubbi sul futuro, attese, e di gestire gli impatti dal punto di vista relazionale, lavorativo, economico e di gestione del tempo libero. Riappropriarsi di una buona qualità di vita, coltivare i propri sogni e le proprie passioni è fondamentale. I dati positivi sui trattamenti che durano due anni e poi permettono l’interruzione sono un’arma in più a disposizione dei pazienti per una nuova normalità. - ha concluso Sabrina Nardi - È quindi importante per i pazienti che si continuino a monitorare i dati di tempo libero da malattia dopo la sospensione della terapia.

Annalisa Iezzi, Direttore Medico, AbbVie Italia, ha dichiarato. Innovare le terapie e migliorare la qualità di vita dei pazienti è al centro del nostro lavoro. I dati dello studio MURANO sulla Leucemia Linfatica Cronica confermano l’innovativo meccanismo d’azione di venetoclax, che agendo sulla proteina BCL-2, agisce per riattivare il meccanismo che spinge le cellule tumorali alla morte programmata. - Annalisa Iezzi ha aggiunto - AbbVie è impegnata a trasformare gli standard di cura per diversi tumori del sangue e al contempo sta valutando più di 20 terapie sperimentali in oltre 300 studi clinici per alcune delle malattie tumorali più diffuse e difficili da trattare.

Antonio Cuneo, Direttore della Sezione di Ematologia dell’AOU Arcispedale Sant’Anna di Ferrara ha affermato: Oggi è possibile vivere a lungo senza progressione della malattia e senza chemioterapia con evidenti vantaggi per il paziente, per i medici e per il Servizio Sanitario Nazionale. La possibilità di utilizzare un regime terapeutico per un periodo limitato nel tempo, come nel caso di venetoclax, rappresenta un’opportunità unica per la gestione clinica della Leucemia Linfatica Cronica, permettendo al paziente di riprendere la propria vita nonché di ottimizzare le risorse per il Servizio Sanitario.

Francesca Romana Mauro, Professore Associato e Dirigente Medico presso l'Istituto di Ematologia dell'Università Sapienza di Roma, ha dichiarato: Per i tumori del sangue le cure sono sempre più efficaci e producono risposte migliori e più durature. I risultati a lungo termine dello studio Murano confermano, nei pazienti con Leucemia Linfatica Cronica recidivante/refrattaria, la superiorità di venetoclax e rituximab rispetto ad un approccio terapeutico chemioimmunoterapico convenzionale. Il trattamento a durata fissa di 2 anni con venetoclax e rituximab permette di raggiungere risposte molto profonde e prolungate nel tempo. - ha continuato Francesca Romana Mauro - Questo trattamento si è dimostrato in grado di ritardare l’eventuale ripresa della malattia anche dopo più di 3 anni dalla sospensione della terapia. Una gestione terapeutica più efficace e limitata nel tempo della patologia favorisce il miglioramento della qualità di vita del paziente.

Il Dottor Stefano Molica, Dipartimento Onco-Ematologico dell'Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro ha dichiarato: I risultati dello studio Murano confermano che i pazienti con Leucemia Linfatica Cronica recidivante/refrattaria possono vivere più a lungo senza una successiva recidiva di malattia e ritardare così eventuali nuovi trattamenti. Inoltre, la terapia limitata nel tempo riduce la prevalenza di eventi avversi correlati al trattamento ed una migliore qualità di vita per il paziente, a differenza di un trattamento continuativo.

Info: www.abbvie.it