FOCUS ON LINE - RIVISTA N° 1, 19 gennaio 2018

Cultura e società , Mostre

Il Primo Novecento al Revoltella
La rassegna chiarisce, bene, il rilievo di Trieste come snodo nel mondo dell’arte

Fino al 2 settembre 2018 al quinto piano della Galleria d’Arte Moderna del Museo Revoltella è in corso l’esposizione Monaco, Vienna - Trieste - Roma.

La mostra richiama l’influenza di Monaco di Baviera e di Vienna su Trieste, negli anni in cui il capoluogo giuliano apparteneva all’Impero d'Austria-Ungheria, e l’interscambio parallelo e successivo tra gli artisti della città e del territorio e l’Italia. A questo importante percorso di indagine, dal prossimo giugno, si affiancherà una grande retrospettiva su Leopoldo Metlicovitz, pittore, illustratore, scenografo teatrale e pubblicitario triestino, che percorse interamente gli anni esaminati dalla mostra attualmente in corso.

In mostra troviamo le fondamentali proposte di artisti triestini e giuliani ed anche la superba collezione di artisti italiani, e non solo, patrimonio del Museo.

Le sette sezioni del percorso, ideato da Susanna Gregorat, conservatore del Revoltella, documentano i flussi e le influenze, dagli anni delle Secessioni a quelli del “ritorno all’ordine, coprendo una storia, che, dagli albori del Novecento, si inoltra nel secolo lungo, sino a lambire il secondo conflitto mondiale.

L’esposizione prende il via dalle opere realizzate nei primi anni del Novecento dai più prestigiosi e noti artisti triestini e giuliani. Nelle sale ricorrono, così, i nomi di Eugenio Scomparini, Glauco Cambon, Arturo Rietti, Adolfo Levier, Argio Orell, Vito Timmel, Guido Marussig, Antonio Camaur, Alfonso Canciani, Piero Lucano, Guido Grimani, Gino Parin, e ancora Carlo Sbisà, Arturo Nathan, Leonor Fini, Giorgio Carmelich, Vittorio Bolaffio, Edgardo Sambo, Marcello Mascherini.

Dipinti, sculture e grafica esposti sono fortemente condizionati dal clima secessionista d’Oltralpe, sia monacense sia viennese. Sperimentato, in molti casi, attraverso la formazione veneziana e il clima internazionale delle Biennali, ma soprattutto frutto della formazione alle Accademie di Belle Arti di Monaco di Baviera e di Vienna.

Una sezione monografica, poi, è riservata all’arte pittorica e grafica di Federico Pollack, più noto a Trieste come Gino Parin, contraddistinta da uno stile del tutto originale e maturata in ambito europeo e britannico.

Seguendo il percorso si arriva nella duplice sezione dedicata all’arte italiana degli anni Venti e Trenta, caratterizzata dal recupero della tradizione artistica italiana (il cosiddetto 'ritorno all’ordine' di sarfattiana memoria). Qui si ammirano i capolavori, che sono patrimonio del Museo, vale a dire i dipinti di Felice Casorati, Carlo Carrà, Mario Sironi, Guido Cadorin e Felice Carena, in ambito nazionale, e le opere di Piero Marussig, Carlo Sbisà, Edgardo Sambo, Oscar Hermann Lamb, Edmondo Passauro, Mario Lannes, Eligio Finazzer Flori, Alfonso Canciani, a livello territoriale.

La sezione successiva indaga lo stretto rapporto umano e artistico, che si è instaurato tra i triestini Arturo Nathan, Carlo Sbisà e Leonor Fini, non disgiunto dall’interazione, pur limitata nel tempo, con il grande artista avanguardista Giorgio Carmelich, prematuramente scomparso a soli ventidue anni.

Segue, poi, la sezione dedicata al pittore goriziano Vittorio Bolaffio, artista dalla personalità tormentata, fortemente legato a Trieste e al triestino Umberto Saba, nel cui particolare lirismo si rispecchiò.

Il percorso è concluso dalla inedita sezione riservata alla Secessione romana, rievocata dai dipinti di alcuni protagonisti di quella stagione particolare, che, sviluppatasi tra il 1913 e il 1916, vide a confronto numerosi artisti di diversa provenienza geografica e formazione artistica, in una visione moderatamente avanguardistica, ma molto ben definita. In questa sezione possiamo ammirare le opere di artisti italiani, come Armando Spadini, Plinio Nomellini, Giovanni Romagnoli, Felice Carena, Lorenzo Viani di artisti territorialmente più vicini, come Teodoro Wolf-Ferrari, Virgilio Guidi, lo scultore Ceconi di Montececon e il triestino Edgardo Sambo, che, nel suo dipinto “Macchie di sole”, del 1911, riecheggiò mirabilmente quella fervida e oramai lontana esperienza del secessionismo italiano.

Questa mostra evidenzia, ancora una volta, la ricchezza delle Collezioni d’arte del Revoltella, Museo fondamentale per qualsiasi indagine sul Novecento italiano. - osserva Laura Carlini Fanfogna, Direttore dei Civici Musei di Trieste - Qui troviamo, come è opportuno che sia, una documentazione puntuale e organica del’arte giuliana. Ma qui si conservano e ammirano anche capolavori tra i maggiori del secolo, degli artisti italiani e non solo. Come questa esposizione attentamente mette in luce.

Info e prenotazioni: www.museorevoltella.it