FOCUS ON LINE - RIVISTA N° 1, 5 gennaio 2009

Cultura e società , Mostre

A Torino apre il Mao
L’arte ha nuovi Orienti

Nel clima di rinascita culturale che caratterizza ormai da alcuni anni il capoluogo piemontese, si colloca l’attesa apertura, di una nuova importante istituzione museale dalle ricche e preziose collezioni. Il Museo d’Arte Orientale - con cui la città riconferma la sua centralità e l’antica tradizione nell’ambito degli studi e delle ricerche sulle culture orientali, nonché il suo impegno per il dialogo multietnico e l’integrazione – apre dopo un complesso iter. Un lungo percorso necessario alla definizione del corpus espositivo, all’elaborazione del progetto museologico, alla ristrutturazione e all’adeguamento della sede di Palazzo Mazzonis, pregevole edificio del centro storico, e alla progettazione di un percorso allestitivo capace di dare adeguato respiro alle affascinanti opere custodite, espressione di culture millenarie.

Il risultato è un Museo di grande respiro - promosso dal Comune di Torino in collaborazione con la Regione Piemonte, realizzato dalla Fondazione Torino Musei grazie al contributo della Compagnia di San Paolo - che guarda all’Oriente nella sua pluralità di ambiti geografici e di tradizioni culturali e artistiche; un museo che grazie ad un patrimonio di 1500 opere provenienti da diversi paesi dell’Asia (dall’India al Giappone, dall’Afghanistan al Tibet) con alcuni pezzi di assoluta eccellenza, si può porre a fianco delle principali istituzioni europee dedicate a questo ambito artistico. Soprattutto, un Museo la cui missione culturale ha anche, inevitabilmente, un risvolto sociale importante, connesso alla dimensione multiculturale e dinamica delle città italiane e al processo di globalizzazione in atto. La valorizzazione della tradizione artistica di popoli e culture diversi da quelli occidentali è infatti un contributo importante al delicato processo di integrazione delle migliaia di persone provenienti dai paesi orientali che ora vivono in Italia e in Piemonte.

La sede stessa del MAO, collocato nella parte più antica della città - il quadrilatero romano, cuore della Torino multietnica, crocevia di popoli e di lingue diverse e oggetto in questi anni di un ampio progetto di riqualificazione urbana – assume un valore simbolico, in linea con questi obiettivi. Ma il MAO – la cui direzione è stata affidata al professor Franco Ricca - è anche il punto d’arrivo di un percorso culturale e scientifico che ha una storia antica e radicata. Avviata all’Orientalistica nel XVI secolo per volontà di re Carlo Emanuele I, Torino vanta innanzitutto un’Università che ha alle spalle una grande tradizione di studi sanscritistici annoverando, fra i suoi principali esponenti, studiosi insigni quali Gorresio, Vallauri, fino a Oscar Botto recentemente scomparso. Vi è poi l’impegno della città nella ricerca archeologica, con gli scavi condotti negli anni ’50 nello Swat, in collaborazione con l’Ismeo, e proseguiti grazie alla creazione del Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia, che ha svolto fruttuose campagne anche in Mesopotamia sotto la direzione di Tucci e Gullini. Torino ha del resto sempre avuto istituzioni sensibili all’incentivazione delle relazioni con il mondo orientale, come dimostrato dalla costituzione negli anni passati - da parte di Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino – del Cesmeo-Istituto Internazionale di Studi Asiatici Avanzati, la cui attività istituzionale è sostenuta dalla Compagnia di San Paolo. Di qui anche la preesistenza in città e in regione di significativi nuclei collezionistici, appartenenti a diverse istituzioni pubbliche e private, posti ora alla base delle raccolte del nuovo museo tramite trasferimenti, donazioni o comodati a lungo termine: un corpus significativo implementato in questi anni grazie a un’importante campagna di acquisti sostenuta dal Comune di Torino e dalla Fondazione Torino Musei - che ha permesso di assicurare alle collezioni del MAO carattere organico e strutturato - e grazie al contributo della Compagnia San Paolo, che ha provveduto all’acquisizione di opere di particolare pregio e spettacolarità, cedute in comodato al Museo d’Arte Orientale di Torino.