FOCUS ON LINE - RIVISTA N° 2, 9 marzo 2008

Cultura e società , Mostre

I Macchiaioli a Venezia
Capolavori della collezione Mario Taragoni

L’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti di Venezia ospita nella sede di Palazzo Cavalli Franchetti una grande mostra dedicata ai macchiaioli. L’esposizione, dal 8 marzo al 27 luglio 2008, intende ricostruire la prestigiosa collezione d’arte dell’ottocento toscano appartenuta a Mario Taragoni.

Finanziere, economista, grande collezionista d’arte, uomo di cultura, appassionato della pittura toscana e fervido sostenitore dei valori del Risorgimento italiano, Mario Taragoni ha messo insieme, tra gli anni trenta e gli anni settanta, una straordinaria raccolta di opere dei macchiaioli; una collezione formata quasi esclusivamente sui testi critici dell’epoca e ordinata seguendo principalmente le ragioni della passione e dell’amore per l’arte.

La mostra vanta l´Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana ed è promossa dalla Regione del Veneto, dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, Palazzo Franchetti, e da Arthemisia, con il contributo della Provincia di Venezia e con il patrocinio del Comune di Venezia.

La mostra è organizzata e prodotta da Arthemisia, alla sua terza esposizione allestita a Palazzo Franchetti, con tema comune il grande collezionismo. Dopo il successo di “Autoritratti. I volti dell’arte dalla collezione degli Uffizi” nel 2007 e della mostra dedicata alla collezione di “Pontus Hulten” nel 2006, l’appuntamento è ora con la meravigliosa collezione Taragoni.

Nata sotto l’egida di Antonio Paolucci, che presiede il comitato scientifico composto da Silvestra Bietoletti, Josie Taragoni e Stefano Cecchetto, l’esposizione è stata sostenuta con entusiasmo dalla famiglia del collezionista che ha collaborato personalmente a ritrovare e a riunire altre opere per l’occasione della mostra.

In un momento in cui le esposizioni sulla pittura macchiaiola, e più in generale sull’arte dell’ottocento italiano si susseguono a ritmo incalzante, una mostra che ricostruisce una specifica collezione nella sua complessità, permette, non solo di godere della bellezza di dipinti di qualità eccezionale, alcuni dei quali non più esposti da molti anni, ma anche di leggere in filigrana la personalità di chi l’ha ordinata e, di riflesso, la cultura del suo tempo. Uomo di profonde letture e collezionista raffinato, Taragoni scelse con oculatezza le opere macchiaiole, prediligendo i dipinti che più parlavano alla sua sensibilità, indifferente alle mode ma non certo alla situazione sociale e culturale della sua epoca segnata da eventi drammatici, e da drastici mutamenti.

Nei suoi acquisti egli si affidò, più che alle indicazioni dei critici e dei mercanti d’arte, agli autori della letteratura artistica che nei primi decenni del XX secolo avevano promosso la rivalutazione di quei pittori attivi in Toscana nell’ottocento, primi fra tutti Ugo Ojetti, Mario Tinti e Enrico Somaré. Attraverso i loro libri egli si accostò alla pittura di Giovanni Fattori, di Silvestro Lega – gli artisti prediletti – ma anche di Signorini, di Ferroni, di Mario Puccini, fino all’opera di Armando Spadini, intessuta di trepidi sentimenti familiari, del quale egli possedette alcuni dipinti di straordinaria poesia.

Ed è proprio grazie alla mostra a Palazzo Franchetti che si possono oggi ammirare dipinti celebri dei macchiaioli non presenti in esposizioni pubbliche da anni, tra gli altri: Ritratto di Signora; Donna con scialle rosa; La signora Clementina Bandini con le figlie a Poggiopiano di Silvestro Lega; La preghiera della sera; Tempo di pioggia; la Gramignaia e Sosta dei Lancieri di Giovanni Fattori; Il Ghetto di Firenze di Telemaco Signorini; Cappello di paglia di Armando Spadini; Vele al sole di Mario Puccini e numerosi altri capolavori dell’ottocento toscano.

La fortuna critica della pittura macchiaiola sfociò in numerose manifestazioni dedicate ai suoi protagonisti: dalla antologica di Fattori nell’ambito della Biennale romana del 1921, alla celebrazione del centenario della nascita dell’artista nel 1925, alle mostre dedicate a Lega e a Signorini nel 1926, fino alla grande retrospettiva sull’ottocento, con posto d’onore riservato ai macchiaioli, allestita in seno alla XVI Biennale veneziana nel 1928. Quest’ultima viene documentata in mostra in una sezione particolare con opere di Francesco Gioli, Telemaco Signorini, Armando Spadini, Federico Zandomeneghi, provenienti da Ca’ Pesaro, e corredata dai manifesti originali dell’epoca.

Un’occasione unica dunque per rivedere questa grande collezione riunita e per ritrovare in questi dipinti, oltre alla grande qualità pittorica, anche lo spirito intellettuale che animava Mario Taragoni, figura sensibile e appassionato esteta che tra i primi comprese e amò la modernità di questi artisti.

Con quei quadri, scrive Stefano Cecchetto nel catalogo della mostra, Taragoni dialogava: “un continuo fluire di emozioni che si riversano su scelte oculate, è il racconto della vocazione artistica del collezionista che si riflette sull’ordinamento delle sue preferenze.”

La mostra si avvale di un catalogo che comprende interventi di Antonio Paolucci, Silvestra Bietoletti e Stefano Cecchetto, di cui uno relativo al ruolo delle Biennali veneziane per la conoscenza della pittura di ‘macchia’, e riproduce le opere della raccolta, corredate da un puntuale resoconto della loro storia espositiva e bibliografica.

Catalogo Skira

www.macchiaioli.ve.it macchiaioli@arthemisia.it