FOCUS ON LINE - RIVISTA N° 3, 13 aprile 2023

Cultura e società , Mostre

Milano, Mudec: la mostra Muholi. A Visual Activist
La mostra è a cura di Biba Giacchetti e dell’artista

Dallo scorso 31 marzo e fino al 30 luglio, al Mudec, è aperta al pubblico la mostra, Muholi. A Visual Activist, promossa dal Comune di Milano-Cultura, prodotta da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE in collaborazione con SUDEST57, e con Fondazione Deloitte, Institutional Partner.

Da 10 anni Zanele Muholi (Umlazi, Sud Africa 1972) è una delle voci più interessanti del Visual Activism: è dei più celebrati artisti contemporanei.

Il suo lavoro coincide in toto con il suo credo, al punto che Muholi ama definirsi attivista, ancora prima di sentirsi artista:.

Siamo qui, con le nostre voci, le nostre vite, e non possiamo fare affidamento agli altri per sentirci rappresentati in maniera adeguata. Tu sei importante. Nessuno ha il diritto di danneggiarti per la tua razza, per il modo in cui esprimi il tuo genere, o per la tua sessualità perché, prima di tutto, tu sei.

La sua arte indaga, che, instancabilmente, temi come razzismo, eurocentrismo, femminismo e politiche sessuali, è in continua trasformazione e i suoi mezzi espressivi sono la scultura, la pittura, l'immagine in movimento.

Ma è con la fotografia che Muholi riceve il plauso planetario, in un crescendo di mostre nei più prestigiosi musei del mondo.

Attraverso il progetto Muholi. A Visual Activist il Mudec di Milano porta in Italia una selezione di oltre 60 immagini, scatti magnetici e di denuncia sociale che spaziano dai primissimi autoritratti realizzati ai più recenti lavori, tratti dal progetto artistico di Muholi, in costante evoluzione.

Ogni sua immagine racconta una storia precisa, un riferimento a esperienze personali o una riflessione su un contesto sociale e storico più ampio. Lo sguardo dell’artista commuove, denuncia, inquieta lo spettatore, mentre oggetti di uso comune, ripresi in maniera fortemente simbolica, sono posti in un dialogo serrato con il suo corpo trasfigurandolo, raccontandoci ‘altro’, costringendoci a guardare fisso negli occhi di Muholi, sostenendo il suo sguardo per andare oltre il primo livello di lettura dello scatto.

La bellezza delle composizioni e il talento assoluto di artista sono per Muholi solo un mezzo per affermare la necessità di esistere, la dignità e il rispetto cui ogni essere umano ha diritto, a dispetto della scelta del partner o del colore della pelle, e del genere con cui si identifica.

Il suo scopo è la rimozione delle barriere, il ripensamento della storia, l’incoraggiamento a essere sé stessi e a usare strumenti artistici quali una macchina fotografia come armi per affermarsi, e combattere.

La selezione degli oltre 60 autoritratti in bianco e nero, scelti appositamente per il Mudec dalla curatrice Biba Giacchetti insieme a Muholi, veicolano messaggi indelebili in un contesto espositivo - quello del Museo delle Culture - che risponde in piena coerenza alla visione valoriale dell’artista sudafricana.

Muholi, esplora e dà voce all’Africa nera e ai drammi degli ultimi, degli emarginati, e attraverso la sua arte porta il suo messaggio all’attenzione di un Occidente spesso poco consapevole della violenza di genere, ancora attuale, proprio come il Mudec fa ogni giorno attraverso la ricerca, la collezione e la tutela delle espressioni di cultura materiale e immateriale delle popolazioni non europee e del Sud globale. Muholi racconta tradizioni africane ancestrali che ritornano nei suoi scatti, un’identità culturale che attraverso il suo obiettivo diventa arma potente contro l’odio razziale e di genere, messaggio di speranza e di inclusione da dare all’umanità; esattamente il messaggio che il Mudec veicola attraverso la sua costante attività quotidiana.

In mostra viene presentata anche una speciale selezione di opere tratte dal progetto in divenire dell’artista, insieme a una installazione site specific creata da Muholi appositamente per il Mudec, unica ed esclusiva, che si allontana dalle forme iconiche di rappresentazione che hanno caratterizzato il suo progetto di autoritratti, ma che si fonde e si completa in una riflessione sui modi in cui l'interiorità, la tenerezza e l'espressione di sé possono essere atti radicali e unificanti.

Un modo diverso di declinare il suo attivismo visivo.

Vulnerabilità, passione e ricordi intimi si articolano nella messa in scena di un letto, elemento su cui Muholi ha spesso portato la sua riflessione. Emblema di riposo, di incontro, ma ugualmente teatro frequente di violenze domestiche. Il letto concepito per il Mudec è dedicato alla sua sfera più intima e privata nella narrazione di un abbraccio tra l’artista e la compagna scomparsa, riprodotto in una immagine che ne rivestirà l’intera superficie.

Biba Giacchetti, curatrice della mostra, ha detto: Con questa installazione esclusiva Muholi vuole comunicare come il riposo, la necessità dell’abbandono all’altro, siano componenti universali della natura umana e trascendano le logiche di razza genere e sessualità.

Info: MUDEC - Via Tortona 56, Milano - tel. 0254917 - www.mudec.it.