Anche la Formula 1 finalmente guarda a un futuro più green: dall’idrogeno, verso una nuova mentalità
Nel mondo dell’automobilismo, la Formula 1 ha sempre rappresentato il massimo dell’innovazione tecnologica, della velocità e dello spettacolo. Ma con il cambiamento climatico che impone un ripensamento globale delle emissioni e della sostenibilità, anche questo sport - da sempre legato a consumi estremi - è costretto a voltare pagina. La svolta potrebbe arrivare già nel 2026, anno in cui la F1 introdurrà una nuova generazione di motori che prevedono l’uso di carburanti a impatto zero, e tra le opzioni più discusse spicca proprio l’idrogeno.
La federazione, in collaborazione con team e costruttori, sta lavorando su motori più efficienti, in grado di funzionare con carburanti sintetici o bio-carburanti, prodotti da fonti rinnovabili e, in prospettiva, anche con idrogeno verde, ovvero ottenuto da elettrolisi alimentata da energia rinnovabile. Questo tipo di combustibile ha il potenziale di ridurre drasticamente le emissioni dirette dei motori, pur garantendo prestazioni elevate, fondamentali per mantenere intatto lo spirito competitivo della categoria.
Tuttavia, anche se l’adozione dell’idrogeno rappresenta un passo avanti importante, non è il carburante il vero problema ambientale della Formula 1. Secondo diversi studi, le emissioni dirette delle vetture durante le gare rappresentano solo una piccola parte dell’impatto ambientale complessivo. Molto più significative sono le emissioni generate dalla logistica, dai viaggi aerei e terrestri per trasportare materiale e personale in giro per il mondo, dalla costruzione delle infrastrutture temporanee e dall’energia utilizzata durante i weekend di gara. In sostanza, la vera sfida per rendere la Formula 1 sostenibile è cambiare tutto il sistema che le ruota attorno.
Verso un circo più sostenibile: dalla logistica all’energia pulita
Se le monoposto rappresentano solo la punta dell’iceberg, la Formula 1 sta cercando di ripensare anche le fondamenta del proprio funzionamento. Negli ultimi anni è stato avviato un processo di trasformazione profonda che punta a ridurre le emissioni in ogni ambito del "circo" della F1. Il piano “Net Zero Carbon 2030” della Formula 1 mira infatti a rendere l’intero campionato neutro dal punto di vista delle emissioni entro il 2030.
Tra le misure adottate o in fase di sperimentazione ci sono logistiche più intelligenti e meno inquinanti, la riduzione dei voli charter attraverso una pianificazione più efficiente del calendario, l’uso di trasporti via treno o camion elettrici dove possibile, e l’implementazione di energia rinnovabile nei paddock e nei box. Anche i materiali utilizzati per allestire gli spazi hospitality e media sono sempre più riciclati e riciclabili.
Un esempio concreto di questo cambiamento è il progetto pilota del Gran Premio d’Austria, che ha visto l’introduzione di una serie di iniziative volte a testare soluzioni sostenibili su larga scala. Durante l’edizione 2023, ad esempio, gran parte dell’elettricità usata nel paddock proveniva da fonti rinnovabili, mentre venivano adottati sistemi avanzati per la gestione dei rifiuti e incentivato l’uso del trasporto pubblico per i tifosi. I risultati sono stati incoraggianti, e il modello austriaco potrebbe diventare un punto di riferimento per altri GP in futuro.
Un cambiamento culturale oltre che tecnologico
Guardare a un futuro green non significa solo cambiare carburante o ridurre le emissioni: significa ripensare l’intero approccio della Formula 1 all’ambiente. E questo implica un cambio di mentalità, sia all’interno dei team che tra gli appassionati. Sempre più scuderie stanno investendo in programmi di sostenibilità, adottando pratiche aziendali ecologiche anche nei propri quartier generali, mentre cresce l’attenzione del pubblico verso le tematiche ambientali.
Il messaggio che la Formula 1 vuole lanciare è chiaro: non si può più correre a tutta velocità ignorando il futuro del pianeta. E se la regina del motorsport riesce a dimostrare che si può essere competitivi, spettacolari e al tempo stesso sostenibili, allora può diventare un modello virtuoso anche per l’industria automobilistica in generale. La corsa verso la sostenibilità è partita, e questa volta non conta solo tagliare per primi il traguardo, ma farlo nel modo giusto.