Al Piccolo Teatro Grassi Arlecchino servitore di due padroni
Al Piccolo Teatro Grassi Arlecchino servitore di due padroni
Lo storico spettacolo di Giorgio Strehler nella nuova messa in scena di Stefano de Luca con Enrico Bonavera, Andrea Coppone e i giovani attori diplomati alla Scuola del Piccolo
Dopo l’anteprima del 24 luglio scorso, giorno nel quale, nel 1947, debuttava, a chiusura della prima stagione di via Rovello, Arlecchino servitore di due padroni torna, in una nuovissima veste, nella sala storica del Grassi, fino al 17 novembre.
La recita di sabato 9 novembre è preceduta da un touch tour dei costumi e della scenografia, un’attività volta a rendere accessibili gli spettacoli dal vivo a un pubblico cieco e ipovedente attraverso un’esperienza tattile.
Si ringrazia per la preziosa collaborazione l’associazione Al Di Qua Artists - Alternative Disability Quality Artists. Per info accessibilita@piccoloteatromilano.it
«Arlecchino è sempre rinato dalle sue ceneri, mai identico, sempre in movimento». Così Giorgio Strehler, nel 1990, salutava l’Arlecchino “del Buongiorno”, con Soleri e i giovani della Scuola del Piccolo. Spettacolo dei record e produzione italiana più vista nel mondo, l’Arlecchino del Piccolo rinasce ancora una volta sul palcoscenico di via Rovello - per la dodicesima volta in settantotto stagioni - in una nuova edizione affidata a Stefano de Luca, con Enrico Bonavera, che condivide, in alcune recite, il ruolo del “batocio” con Andrea Coppone, al suo debutto nei panni di Arlecchino, e un cast di giovani attrici e attori diplomati alla Scuola di Teatro del Piccolo “Luca Ronconi”.
È un legame unico e prodigioso - saldamente ancorato alla magia di un incontro che si perpetua instancabile nel tempo - quello che unisce la storia del Piccolo Teatro di Milano a uno dei gioielli della comicità goldoniana, Arlecchino servitore di due padroni.
Nata dal genio di Giorgio Strehler, la straordinaria avventura di questo intreccio racchiude uno scrigno di memorie teatrali e, insieme, custodisce tesori di racconti e linguaggi scenici da scoprire a ogni recita e tramandare.
Percorrendo proprio la linea che congiunge tradizione e innovazione, continuità ed evoluzione, dal 1947 lo spettacolo è un organismo vivente, fedele alla sua essenza originaria ma anche aperto ad accogliere variazioni, assestamenti, recuperi, come testimoniato dalle undici edizioni dell’allestimento succedutesi negli anni.
Nel segno di questo spirito poliedrico, il Piccolo Teatro presenta una nuova edizione della messinscena, in dialogo con il passato: dopo un’anteprima straordinaria - proposta simbolicamente lo scorso 24 luglio, nel giorno in cui, nel 1947, tutto ebbe inizio - lo spettacolo torna in via Rovello per tre settimane, nel solco di quanto avvenne trent’anni fa. Se, infatti, nella stagione 1990-91 Strehler aveva inaugurato la cosiddetta edizione “del Buongiorno” (l’ottava in ordine cronologico), affiancando a Ferruccio Soleri le leve appena diplomate della Scuola del Piccolo, oggi, sotto la guida sapiente di Stefano de Luca, sono chiamati a raccolta intorno a Enrico Bonavera le allieve e gli allievi dell’ultimo corso triennale “Claudia Giannotti” della Scuola di Teatro “Luca Ronconi”, diplomatisi nel mese di giugno.
Un modo per continuare a esplorare, con le parole di Strehler, «le ragioni e i mezzi di un teatro pienamente teatrale», per non smettere di coltivare il «gusto pieno per il gioco […], per il piacere del divertimento e della creatività», onorando la maestosa eredità di tutte le figure che hanno animato il cammino dell’Arlecchino al Piccolo - dai primi interpreti all’ultima compagnia che lo ha portato fino alla scorsa stagione - e la cui presenza non cessa di pulsare nelle vene dello spettacolo.
Claudio Longhi
Direttore Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
Arlecchino, spettacolo del futuro
di Stefano de Luca
«Morire quanto necessario, senza eccedere. / Ricrescere quanto occorre da ciò che si è salvato». Da questi versi di Wis?awa Szymborska parte la mia riflessione su questo Arlecchino - il dodicesimo nella storia del Piccolo - spettacolo analogico, in tempi di sofisticata tecnologia, che arriva a noi carico di ricordi per spiccare nuovamente il volo sull’onda del gioioso e necessario oblio che solo la gioventù può regalare. Sempre uguale e sempre diverso, diceva Giorgio Strehler.
Quello che abbiamo fatto, insieme alle attrici e agli attori della nuova compagnia che si è formata, è stata una ricerca intorno al mestiere di recitare, a un’attorialità giocosa, festosa, assoluta. È il recupero di una forma d’arte antica, di una poetica illuminata dalla luce delle candele, sulle note di musiche suonate dal vivo. Non solo la rievocazione di una tradizione, quella delle maschere e della Commedia dell’Arte, ma soprattutto il recupero delle nostre profonde radici teatrali, italiane e identitarie. Credo che lì risieda il segreto di Arlecchino, ricetta di una longevità che dura dal 1947, ossia nella riconoscibilità di uno stile teatrale soltanto “nostro” e che il mondo intero individua come tale. Merito anche di un autore straordinario, Carlo Goldoni, che con questo testo racconta sulla scena il passaggio da un modo antico di fare teatro a una struttura drammaturgica complessa e sapientemente sofisticata.
Il tutto riletto attraverso l’interpretazione di Giorgio Strehler che, con la versione da lui curata nel 1987, per il quarantennale del Piccolo, e riproposta dieci anni dopo, nel cinquantesimo della Fondazione, consegnava al futuro uno spettacolo “eterno”, modernissimo. Ed è a quell’edizione che ci siamo rifatti, a partire dalla scenografia di Ezio Frigerio, spazio “del pensiero”, definito da alcuni paraventi e da pochissimi altri elementi, abitato da una luce di sogno che trasporta il realismo della Commedia dell’Arte in una zona di emozione assoluta.
È un viaggio nel tempo quello che abbiamo affrontato nelle passate settimane con Enrico Bonavera, “entrato” nello spettacolo nel 1987, in quella stessa edizione che evochiamo sulla scena, accanto a Giulia Lazzarini, Ferruccio Soleri, Giancarlo Dettori, Andrea Jonasson e tanti altri, come pure nel 1987 io stesso, alla Scuola di Teatro del Piccolo, iniziai a studiare l’Arlecchino con Strehler, per recitarlo nel 1990 e non abbandonarlo più. Ed è un’emozione indicibile, per noi, vedere in scena questi ragazzi e ragazze degli anni 2000, che ascoltano le voci di chi, quarant’anni fa, recitava in quegli stessi ruoli, e, a propria volta, aveva appreso da altri prima le stesse battute...
Come un’astronave senza tempo, in viaggio verso il futuro, questo nostro spettacolo di oggi già guarda ai prossimi vent’anni, al 2047, pronto a salutare il centenario del Piccolo e di Arlecchino stesso! Arlecchino spettacolo che vive su più livelli, uno più misterioso e stratificato, legato alla sua nascita, all’incontro tra due umanità profondamente affini, Goldoni e Strehler, vissuti entrambi “dentro” al teatro, e accresciuto dal contributo di tutti gli attori e attrici che, nell’arco di ottant’anni, hanno dato corso a una vera e propria creazione collettiva. Ma esiste anche un altro livello, nel quale mi trovo a operare, di conoscenza e lavoro sui meccanismi dell’artigianato teatrale: sono i miei trent’anni di esperienza sedimentata intorno allo spettacolo che mi consentono di trasmettere intuizioni, pensieri, sensazioni, immaginazione a questi giovani attori e attrici. Arlecchino come studio di una forma di teatro molto speciale, a partire da quel concetto della “terza persona”, che richiede all’interprete enorme consapevolezza, per restituire la sensazione di grande lievità. Arlecchino come occasione, per me, di rileggere e ripercorrere una lunghissima storia, insieme a persone che mi regalano, all’opposto, uno sguardo inedito e inatteso. Arlecchino come percorso iniziatico e confronto generazionale, incontro con gli “avi teatrali”, lotta con i fantasmi del passato, incontro con il pubblico, necessità di stabilire una relazione con la platea differente da quella di qualunque altro tipo di drammaturgia. Arlecchino come serbatoio di principi universali della recitazione, dello “stare insieme sulla scena”, indispensabili per un attore e un’attrice che si affaccino a questo mestiere. Arlecchino che ha sapore di “famiglia”, non solo perché è nato nel Settecento della tradizione capocomicale, ma in quanto pensato da Giorgio Strehler perché le singole personalità fossero al servizio di un’armonia d’insieme. Arlecchino ambasciatore e messaggero di fratellanza e di pace. Spettacolo nato sulle macerie della Seconda guerra mondiale, in una società povera ma abitata dalla speranza che quanto accaduto non dovesse ripetersi mai più. Ottant’anni dopo ci trova di nuovo in mezzo ai conflitti, dentro e fuori da un’Europa alle prese con una profonda crisi identitaria. È un nuovo mondo quello che si affaccia sull’orizzonte internazionale, dal Sud America all’India, dall’Africa all’est Europa, al quale possiamo decidere di contrapporci o con il quale possiamo scegliere di dialogare e il teatro può rappresentare l’occasione di questo incontro. L’Arlecchino di Goldoni e Strehler - ed è quanto ho cercato di trasmettere a questa nuova generazione di attrici e attori - è gioco, leggerezza, gioia. È la ricerca della felicità, aspirazione indispensabile e comune ai popoli di ogni latitudine. Arlecchino grande rito festoso, carnevalesco, di morte e rinascita. Torna spesso il tema della morte in Arlecchino: muore Federigo Rasponi, fratello di Beatrice, tentano di uccidersi per amore gli amanti - Beatrice, Florindo, Clarice -, perfino il doppio di Arlecchino, Pasquale, nel nome richiama la passione, morte e resurrezione di Cristo: è incredibile che questo spettacolo sia sopravvissuto alla scomparsa del suo creatore, che tante attrici e attori che ne hanno interpretato i ruoli non ci siano più, o lo abbiano abbandonato… Ogni volta che ne è stata realizzata una nuova edizione si è trattato di una piccola “morte teatrale”.
produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
Orari: tutti i giorni alle ore 19.30, salvo le domeniche (ore 16) e le pomeridiane per le scuole (6 e 13 novembre, ore 15)
Venerdì 1° novembre riposo
Durata: 180 minuti compresi due intervalli
Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro
Informazioni e prenotazioni 02.21126116 - www.piccoloteatro.org