L’INVENZIONE DI NOI DUE
C’era una volta l’unione indissolubile. Anche senza evocare i precetti religiosi (“L’uomo non separi ciò che Dio ha unito”), c’era comunque una convenzione sociale che rendeva difficile la dissoluzione di una coppia, spesso si continuava a vivere insieme anche quando la più esile fiammella d’amore era spenta.
Magari lo si faceva “per il bene dei figli”, ma spesso anche se i figli non c’erano, come nel caso della coppia protagonista del nostro film, Milo e Nadia. Si erano conosciuti “virtualmente” ai tempi del liceo, scrivendosi messaggi sul banco che entrambi utilizzavano, uno nel turno di mattina e l’altra nel pomeriggio. Non si erano mai incontrati dal vivo, e tutto era rimasto una fantasticheria romantica di adolescenti.
Si incontrano casualmente ad una festa e chiacchierando scoprono di essere proprio quei due dei messaggini sul banco, e si innamorano pazzamente, un po’ per vero amore, un po’ per il piacere di aver ricostruito nella realtà quel rapporto assolutamente platonico del liceo.
Purtroppo la vita reale, col passare degli anni, mette in crisi gli ardori giovanili, complici i paralleli fallimenti professionali dei due: lui, laureato architetto, si scoraggia dopo che un paio di suoi progetti non vincono la gara di appalto e si riduce a fare il cuoco nel ristorante di un amico; lei aspira a fare la scrittrice ma ci mette 13 anni per stendere su carta la trama che ha in testa, e nel frattempo campa con piccoli lavoretti che lascia sempre dopo poco tempo.
Nella coppia regna l’incomunicabilità, soprattutto da parte di Nadia, che non rivolge più uno sguardo affettuoso al marito, non lo ascolta, non condivide quasi più nulla. Ma Milo non si arrende, continua ad amare sua moglie, e non sopporta di non ritrovare più nei suoi occhi la ragazza che aveva conosciuto. Vorrebbe che fosse ancora innamorata, curiosa, vitale, che ci fosse ancora la complicità dei primi tempi.
Ecco perché un giorno le scrive sui social fingendosi un altro. Inaspettatamente, lei gli risponde, dando inizio a una corrispondenza segreta. In quei messaggi entrambi si rivelano come mai prima. Pian piano Milo vede Nadia riaccendersi, ed è felice, ma anche geloso, perché capisce che il risveglio alla vita di Nadia significa che lei si è innamorata di quel finto corrispondente e per lui continua a non provare più niente.
Non racconteremo qui come evolve questo scambio epistolare posticcio, per non togliere la curiosità a chi andrà a vedere il film. Film che probabilmente negli spettatori più esperti richiamerà il meccanismo narrativo di La chiave del 1983 di Tinto Bras con Stefania Sandrelli, dove, in mancanza all’epoca di social, lo scambio di confessioni “finto involontarie” tra due coniugi in crisi avveniva con lei che scriveva le sue considerazioni su un diario che poi “per sbaglio” lasciava in giro in modo che lui potesse leggerle.
Quello che domina in L’INVENZIONE DI NOI DUE è comunque la sensazione di rassegnatezza che fa sembrare ineluttabile la fine di qualsiasi vita di coppia, come avviene del resto anche per Marco, il fratello di Milo, infedele alla moglie e insofferente delle sue gelosie. Se prima si restava insieme, magari per inerzia, per dipendenza, o per paura, ora non si fa nessuno sforzo per salvare un rapporto.
Non vorremmo essere fraintesi, non c’è nessuna nostalgia degli anni ante 1970 quando è stata introdotta la legge sul divorzio. È solo una considerazione sui mutamenti della mentalità comune (mutamenti che probabilmente ci vengono dall’esempio americano, dove è normale da molto tempo sentire di divorzi e nuove nozze a raffica. Spesso le novità comportamentali passano dagli USA all’Europa, ma questo è un discorso troppo lungo da affrontare qui).
Il film fa molto uso del flashback, alternando con frequenza scene del periodo felice quando Milo e Nadia erano freschi sposini e scene della fase in cui lei dimostra massima freddezza verso di lui. Ad aiutare lo spettatore ad evitare confusione c’è fortunatamente la differenza tra il Milo giovane a volto glabro e quello al momento della crisi con folta barba.
Il regista è Corrado CERON e gli interpreti principali sono Lino GUANCIALE, Silvia D’AMICO, Francesco MONTANARI, Paolo ROSSI, Diego FACCIOTTI, Emanuele FORTUNATI e Elisabetta DE GASPERI.
È in sala dal 18 luglio 2024.
Ugo Dell’Arciprete