Ha ricevuto il Premio del pubblico - BNL People’s Choice Award 2019 il bel film Un divano a Tunisi, che affronta con realismo, ironia e coraggio il tema delle libertà femminili nell’attuale Tunisia, un paese arabo tra i più avanzati
Eppure Selma, una giovane psicanalista dal carattere forte e indipendente cresciuta a Parigi, avrà difficoltà e ostacoli, quando decide di tornare nella sua città d’origine, Tunisi, per aprire uno studio privato.
Ambiente, famiglia, amici cercheranno di scoraggiarla, mentre proprio i probabili pazienti dimostreranno di aver bisogno di lei.
Manèle Labidi, la regista, afferma che l'idea per questo film le è venuta il giorno in cui ha detto alla madre che era in analisi.
Una vera tragedia, come un ripudio della famiglia e della cultura acquisita, come un tradimento e una consegna a un estraneo.
Per una donna tunisina, musulmana e tradizionalista, la psicanalisi è inaccettabile.
Ecco quindi l’idea per il film sulla psicanalisi in Tunisia, che resta tuttora marginale, malgrado i tentativi di introdurla risalgano agli anni 1950. Selma decide di esercitare a Tunisi in modo da poter ascoltare gli abitanti della capitale incoraggiandoli ad esprimersi liberamente in un periodo in cui l'intero paese sta scoprendo e sperimentando per la prima volta la libertà di pensiero e di parola.
Le motivazioni inziali di Selma sono semplici e razionali: vuole portare la sua professionalità in un paese che ha appena vissuto una rivoluzione e sta iniziando ad aprirsi ma soffre di una carenza di psicoanalisti e psicoterapeuti per le classi operaie.
Ma Selma è tornata nel suo paese anche per fare i conti con il suo passato. Ristabilire il legame con la storia della sua famiglia, per arrivare a confrontarsi con essa, le sarà di aiuto per portare a termine il suo personale percorso terapeutico. Il ritorno alle origini inizia lentamente a scalfire la sua maschera. Scegliendo di esercitare la sua professione nella sua madrepatria, Selma cerca di rimediare alla sofferenza patita in silenzio da sua madre, sofferenza che l'ha portata a togliersi la vita. Ed è un aspetto di cui assumerà consapevolezza quando le sue aspirazioni saranno messe alla prova.
Il film coglie lo sviluppo del percorso di Selma in Tunisia.
È a suo agio con la sua androginia e ignora i codici della femminilità nordafricana. Rifiuta l'idea del matrimonio e della famiglia, canalizzando le sue energie nel lavoro. È soddisfatta di essere single all'alba dei quarant'anni, una donna solitaria che coltiva la solitudine.
Ma il mondo intorno è diverso e non la capisce, a parte un poliziotto più giovane di lei, che in teoria le è contrario, ma è attratto dalla ragazza.
Ciascuna delle persone con cui Selma entra in contatto ha una sua sofferenza, visibile o nascosta dietro una facciata.
La regista tratta l'argomento in chiave di commedia, sebbene le situazioni e i contesti siano spesso tragici.