Lontano lontano di Gianni Di Gregorio

20/02/2020

Lontano lontano è un film che certamente farà storcere la bocca ai sovranisti di casa nostra, perché la vicenda ruota intorno a tre anziani italiani, in ristrettezze economiche, che invece di imprecare contro "i maledetti negri che vengono a rubarci le case e il lavoro” dimostrano invece una grande solidarietà verso uno dei tanti immigrati che vivono ai margini della nostra società.

In questo senso gioca sicuramente la scarsissima o nulla dimestichezza che i tre hanno con i moderni strumenti informatici, a conferma che spesso è l’anonimato dei social che scatena il livore represso degli odiatori di professione. Ci vuole molto più coraggio e faccia tosta per dire in faccia a un ragazzo di colore che ha visto i familiari in Africa uccisi in un attentato terroristico, ha attraversato il mare su un gommone e vivacchia a Roma vendendo piccoli oggetti di artigianato “tornatene a casa tua”.

I nostri tre protagonisti sono esponenti di quella fascia di mezzo della società italiana che l’ISTAT ci informa essere sempre più a rischio di finire nella fascia della povertà. I primi due sono due trasteverini, amici da una vita: il Professore, in pensione dopo una vita a insegnare il latino, ha una pensione dignitosa ma non naviga certo nell’oro e soprattutto si annoia moltissimo nella sua vita monotona di mattinate a leggere il giornale al bar, Giorgetto, ultima scheggia del popolo di Roma, non riesce ad arrivare a fine mese, e insegue sogni di improbabile vita agiata comprando appena può dei Gratta e vinci.

Avendo sentito raccontare di un conoscente, pensionato come loro, che si è trasferito in un paese del Centroamerica dove la sua pensione gli permette una vita quasi da nababbo, decidono anche loro di mollare la vecchia vita di quartiere e andare a vivere all’estero. Partono alla ricerca di un parente dell’emigrato per farsi raccontare i dettagli dell’espatrio, e finiscono per conoscere Attilio, robivecchi e fricchettone, che dei tre è forse quello che sta meglio economicamente, grazie a un banco a Porta Portese, ma vorrebbe rivivere le emozioni dei tanti viaggi fatti in gioventù e si associa quindi all’impresa.

Il primo dubbio da risolvere è “All’estero dove?”. Allo scopo i tre consultano un simpaticissimo vecchio professore, pronto a farsi un bicchierino appena la moglie sergente lo perde d’occhio, che dopo attenta analisi consiglia come meta ideale le isole Azzorre.

A questo punto occorre procurarsi i soldi per i passaporti, i biglietti aerei e qualcosa con cui avviare una piccola attività alberghiera sul posto. I tre compari cominciano a darsi da fare, chi rivendendo oggetti personali a cui teneva tanto, chi accettando lavoretti al mercato, chi sfruttando la merce del banco. Però, man mano che passa il tempo e la partenza sembra avvicinarsi, comincia a farsi sentire una sorda inquietudine, un po’ per il dispiacere di allontanarsi da quella vita che prima sembrava insopportabile ma a cui in fondo erano affezionati, un po’ per il timore dell’ignoto a cui andrebbero incontro.

Quando poi Abu, un ragazzo di colore ingaggiato con pochi euro per aiutare Attilio a trasportare i suoi pezzi da robivecchi restaurati, gli racconta le disavventure patite e gli confida il sogno di raggiungere dei parenti in Canada, Attilio, che sembrava forse il più cinico e insensibile dei tre convince gli altri due a rinunciare al loro progetto e devolvere i soldi raccolti ad Abu.

Forse un finale troppo buonista, ma sinceramente non dispiace vedere rappresentata ogni tanto quella fetta di umanità generosa e solidale che esiste tra noi, anche se non la vediamo quasi mai perché a fare audience è chi strilla di più, non chi fa del bene in sordina.

Il film Lontano lontano, diretto da Gianni Di Gregorio, è interpretato dallo stesso regista e da Ennio Fantastichini, Giorgio Colangeli, Roberto Herlitzka, Daphne Scoccia, Salih Saadin Khalid E Iris Peynado.

Il film Lontano lontano è in sala dal 20 febbraio.

Ugo Dell’Arciprete