La Colonna Traiana protagonista di una grande mostra a Firenze

27/06/2019

Tutti sanno che la Colonna Traiana si erge maestosa a Roma all’inizio di Via dei Fori Imperiali, e quindi ci si potrebbe chiedere perché una mostra a Firenze. Ebbene, anche se molto probabilmente il grande imperatore conquistatore della Dacia non mise mai piede a Florentia, la Firenze dell’epoca, non mancano i legami della Colonna con la città del giglio, o più in genere con la Toscana.

Infatti, dalle famose cave di Carrara vennero i colossali blocchi in marmo bianco, ciascuno dei quali pesa circa 40 tonnellate ed ha un diametro di quasi 4 metri. Inoltre, proprio all’entrata di Palazzo Pitti, la cui Limonaia ospita la mostra in questione, troneggiano due enormi statue in porfido rappresentanti due guerrieri Daci, come quelli sconfitti da Traiano.

Last but not least, toscano è l’artista contemporaneo Claudio Capotondi, raffinato scultore del marmo di Carrara, che ha formulato un’ipotesi assolutamente plausibile sul processo di edificazione del monumento. In più ha ricostruito con le proprie mani di abilissimo artefice i modelli dei dispositivi tecnici e delle macchine di sollevamento e posizionamento delle quali gli artefici romani dovettero avvalersi per quell’ardita impresa architettonica. Ha inoltre prodotto molte spettacolari ricostruzioni grafiche dell’intero ciclo realizzativo: una galleria di immagini che si configura come una sequenza di fotogrammi che danno vita a un racconto filmico dal ritmo serrato e appassionante.

L’esposizione, che è visitabile fino al 6 ottobre nella Limonaia Grande del Giardino di Boboli, è basata sull’analisi approfondita dei documenti storici, archeologici e iconografici e racconta l’opera in modo inedito, rivisitandone la vicenda costruttiva con criteri rigorosamente filologici. Si spiegano dunque le tecniche impiegate per estrarre i ventinove giganteschi blocchi di marmo nelle cave delle Alpi Apuane; le soluzioni ideate per condurli fino al porto di Luni, imbarcarli sulle navi marmorarie e scaricarli al porto fluviale sul Tevere; il metodo adottato per trascinarli fino all’area dei Fori, nella quale era allestito il cantiere.

Le conoscenze che hanno permesso di portare a compimento tutte le fasi di quell’impresa, mai registrate in forma scritta, sono svanite con la fine delle civiltà che le misero in atto. Tuttavia, il dialogo tra fonti letterarie, archeologiche, epigrafiche, iconografiche e numismatiche permette di ricomporre, almeno in parte, i pezzi di quella straordinaria avventura”.

Caratterizzata da una complessità architettonica e ingegneristica del tutto rivoluzionaria per il periodo, la Colonna Traiana è espressione degli elevatissimi livelli raggiunti dalla civiltà romana nell’arte del costruire. Tra gli obiettivi della mostra vi è anche quello di contribuire a colmare una lacuna scientifica sull’argomento, in quanto, sebbene il repertorio decorativo del monumento sia stato nel tempo studiato a fondo, finora non ne è stato esaminato con altrettanta attenzione il processo di realizzazione.

Al centro del percorso della mostra vi sono i modelli in scala della Colonna Traiana e delle macchine impiegate nella costruzione. È inoltre possibile ammirare una ricca selezione di reperti originali, con prestiti eccezionali da oltre 20 musei: sono rilievi, mosaici, strumenti scientifici, parti di macchine da cantiere, e un prezioso arazzo che raffigura Traiano mentre discute con Apollodoro di Damasco, autore del progetto della Colonna.

Info, tecnologie costruttive, orari mostra: www.uffizi.it/mostre-virtuali/sulle-tracce-di-traiano-mostra-virtuale) - www.uffizi.it/eventi/costruire-un-capolavoro-la-colonna-traiana - www.mostre.museogalileo.it/colonnatraiana

Simonetta Graziani