La fuga di Sandra Vannucchi

01/03/2019

La fuga, film indipendente low budget, girato tra la Toscana e Roma, affronta coraggiosamente due temi non facili: uno sul piano personale, la difficile vita in una famiglia in cui le cattive condizioni di salute di un membro creano un’atmosfera insostenibile, e uno sul piano sociale, il rapporto spesso conflittuale tra comunità rom e i “gagé”, termine con cui i rom indicano tutti coloro che non sono della stessa etnia.

Il film La fuga racconta di Silvia, una ragazzina di undici anni curiosa e vivace, che vive una situazione familiare complessa, segnata dalla depressione cronica della madre e dalle continue incomprensioni e difficoltà di comunicazione con il padre. La malattia della madre rende estremamente fragili gli equilibri nei rapporti tra genitori e figli. Sogni e aspirazioni di questi ultimi, anche molto semplici, restano inascoltati in una quotidianità in cui ciascuno appare concentrato principalmente su se stesso e i propri problemi.

Silvia ha il grande desiderio di visitare Roma, ma in famiglia resta sempre inascoltata; capendo che nessuno le permetterà di realizzare il suo sogno decide di scappare, determinata a visitare la città per conto proprio. Durante il viaggio in treno incontra una ragazza rom, Emina, con cui instaura subito un forte legame di amicizia. La fuga di Silvia si rivelerà così capace di innescare un processo di crescita e di trasformazione in Silvia stessa e in tutti coloro che la circondano.

Il film è abbastanza nettamente diviso in due parti: nella prima ci viene presentato l’antefatto, con momenti in parte vissuti nella famiglia di Silvia e in parte sul treno con cui la ragazzina sta scappando a Roma. I due contesti vengono piacevolmente alternati in una serie di flashback che evitano di dare alla narrazione un andamento troppo banalmente cronologico. Le scene in famiglia danno veramente un quadro cupo della convivenza, con una madre incapace di uscire dai suoi fantasmi e un padre, schiacciato tra lo sconforto per le condizioni della moglie e la necessità di portare avanti la vita quotidiana, che suo malgrado appare insensibile e duro verso le normali richieste di una adolescente.

La seconda parte invece si svolge essenzialmente tutta a Roma, centrata sul rapporto tra Silvia e Emina, la ragazza rom conosciuta sul treno. Mentre i genitori, allarmati per la scomparsa della figlia, allertano la polizia che inizia una difficile ricerca per Roma, Silvia, che non ha un posto dove alloggiare (o meglio, avrebbe degli zii a Roma ma non li vuole cercare per non essere subito rimandata a casa), viene ospitata dopo qualche reticenza nella baracca della madre di Emina in uno degli squallidi campi rom alla periferia della città.

È facile immaginare che questa seconda parte del film susciterà sensazioni ben diverse negli spettatori, a seconda dei loro personali punti di vista, soprattutto in un momento storico come quello attuale, in cui il tema del rapporto con il “diverso”, che sia rom o extracomunitario, è di stretta attualità. Il confronto tra l’ambiente oppressivo e incomunicativo della famiglia di origine e la vivacità del campo rom, dove si fa festa tutti insieme per la nascita di una bambina, può essere letto come una denuncia del razzismo, perché alla fine i rom risultano più umani dei “gagé”, o come una forzatura voluta dalla sceneggiatura apposta per dare un quadro tranquillizzante del mondo rom, minimizzandone gli aspetti negativi che pure vengono accennati.

Assistiamo ad esempio all’incontro di Silvia con un ratto di fogna, cosa inusuale per lei abituata alla sua bella casa borghese, o alla quotidiana ricerca di elemosine in cui anche Silvia si lascia coinvolgere, che per bambini e adolescenti rom è spesso l’attività principale. Interessante al riguardo la scena in cui Silvia dice ad Emina che i giovani dovrebbero andare a scuola e dovrebbero essere i grandi a lavorare e portare i soldi a casa. La risposta è che ai grandi nessuno dà lavoro, e anche qui si aprono due letture: sono i rom che non hanno voglia di lavorare o sono i “gagé” che non danno loro la possibilità?

Lasciamo la risposta allo spettatore, che comunque troverà in La Fuga un film interessante e uno stimolo di discussione.

Il film, diretto da Sandra Vannucchi, è interpretato da Donatella Finocchiaro, Filippo Nigro, Lisa Andreozzi e Emina Amatovic..

Il film La fuga sarà in sala dal 7 marzo.

Ugo Dell’Arciprete