Al Piccolo Teatro Grassi “Cuore di cane” dal romanzo di Bulgakov

21/01/2019

Una produzione Piccolo Teatro di Milano con Compagnia Lombardi Tiezzi

Cuore di cane, prima produzione del 2019 firmata Piccolo Teatro di Milano, va in scena al Teatro Grassi di via Rovello, dal 22 gennaio al 10 marzo. Alla sua seconda regia per il Piccolo - la prima fu Le donne gelose di Goldoni nel 2015 - Giorgio Sangati si confronta con la potenza della scrittura di Bulgakov, drammaturgicamente ‘restituita’ da Stefano Massini. In scena un cast straordinario che, vede Paolo Pierobon nei panni del cane randagio Pallino e Sandro Lombardi in quelli del Professore. Accanto a loro Lorenzo Demaria, Giovanni Franzoni, Lucia Marinsalta, Bruna Rossi. Le scene sono di Marco Rossi e i costumi di Gianluca Sbicca, recentemente premiati con l’UBU per Freud o l’interpretazione dei sogni.

Scritto da Michail Bulgakov nel 1925, Cuore di cane fu censurato in Russia fino al 1987, mentre in Italia fu pubblicato a metà degli anni Sessanta, assieme all’altro capolavoro dello stesso autore, Il Maestro e Margherita. Il testo racconta la vicenda del cane randagio Pallino, che il Professor Preobražénskij sottopone a un curioso esperimento: gli trapianta l’ipofisi di un essere umano. Il Professore, medico che lavora con una clientela di ricchi moscoviti, cerca una terapia che ringiovanisca le persone. Eseguito il trapianto e scoperto che l'ipofisi, in realtà, nascondeva il segreto dello sviluppo umano, il dottore procede a una forzata rieducazione, tesa a fare del cane un uomo a tutti gli effetti. La situazione, però, gli sfugge di mano e Pallino si tramuta nel “cittadino Pallinov” modello ideale dell’uomo nuovo sovietico tanto detestato dal borghese e nostalgico Professore.

La trasformazione di Pallino da cane a uomo si traduce nella sua “disumanizzazione”: sorta di “anti-Arlecchino post sovietico”, preso a calci, ustionato, reclutato, operato, “rieducato”, registrato e sfruttato, schiacciato tra l'esperimento positivista del Professore e quello sociale del nuovo sistema politico, Pallino-Pallinov diventa il grimaldello che scardina le contraddizioni di un mondo fondato sull’ipocrisia e sull'opportunismo, diventando pericoloso, distruttivo e devastante, perché portatore di un’animalità/umanità crudele, irriverente e violenta ma, per contro, naïve e sincera.

La riscrittura di Stefano Massini indaga con particolare attenzione il funzionamento del linguaggio, il suo potenziale espressivo, il processo che ne permette l'apprendimento, che forma il pensiero (e che lo omologa), che permette le relazioni sociali e perfino una consapevolezza politica.

Linguaggio, denaro e civiltà: il corto circuito di Bulgakov

Conversazione con Stefano Massini (dal programma di sala dello spettacolo)

Chi e cosa rappresenta Bulgakov per te e per il tuo percorso di scrittore?

Ho sempre pensato che il percorso di avvicinamento a un testo sia qualcosa di solo apparentemente fortuito. È come se i libri e gli autori si cercassero a vicenda. Ebbene, nel 2016 mi fu chiesto di scrivere la prefazione alla nuova edizione italiana del romanzo Il Maestro e Margherita. E fu proprio durante quella stesura che, dopo molti anni, incontrai di nuovo sulla mia strada Cuore di cane, con tutta la sua dirompente vena caustica, incendiaria e antisistema. Potrei dire che è impossibile comprendere a fondo il Bulgakov del suo più noto romanzo “mefistofelico” se non si rilegge con attenzione la parabola lucidissima, spietata, di questo libriccino dalla trama all’apparenza così infantile. Ebbene, con questo dittico, l’autore ci racconta qualcosa di toccante: quanto sia terribile avvertire intorno a sé una deriva politica e sociale, e opporsi a essa con l’arma intrepida (ma ahimè debole) della propria penna. Avere solo quella. Contare solo su quella, e farlo con il massimo dell’ostinazione, mentre sotto i tuoi piedi il Titanic sta colando a picco. La scrittura di Bulgakov è formidabilmente intrisa allo stesso tempo di un’ironia irresistibile e di una rabbia disperata. È questa coesistenza di piani a sigillare ai miei occhi il suo magistero.

Qual è stata la difficoltà maggiore che hai incontrato nel lavoro e quale elemento ti è stato invece di supporto?

In realtà sono abituato a invertire i due elementi, sempre: ciò che mi crea difficoltà deve diventare il vero punto di partenza del lavoro, altrimenti non fai altro che assecondare la tua maniera. In questo caso, debbo dire, le resistenze maggiori le avvertivo proprio nel fatto che il racconto si adattava perfettamente a tradursi in una classica commedia di dialogo, troppo classica per interessarmi. Decisi allora di alternare i registri, spezzando il realismo con inserti dei diari clinici tenuti dal Professore e dal suo assistente. Questa prospettiva mi permetteva di creare uno strano impasto fra linguaggi diversi, e di giocare con la cosiddetta quarta parete, cosa che mi intriga sempre molto perché antinaturalistica. Alla fine mi sono reso conto che tutto il testo poteva assumere la forma di un trattato anatomo-fisiologico, condito di osservazioni sociali e comportamentali. Insomma: un vero giornale di bordo di questo balzano esperimento chirurgico, suo malgrado divenuto una questione politica.

Il percorso di Pallino verso l’acquisizione di una identità umana ha nell’apprendimento del linguaggio la chiave di volta.

Penso che il baricentro del testo di Bulgakov sia davvero in questo laboratorio linguistico: Pallino è un cane, si esprime scodinzolando, latrando e abbaiando, mentre il professor Preobražénskij trascorre le prime due scene a pavoneggiarsi in un trionfo di parole. In questa iniziale contrapposizione abbiamo il ritratto dei due, nella loro abissale distanza che è innanzitutto nel possesso di quel mistero terribile che Freud attribuiva alle parole: sintetizzare la pluralità delle cose, verbalizzarne la complessità.

Come sei riuscito a preservare e a valorizzare l’ironia, il tratto grottesco, la leggerezza dello stile di Bulgakov adattandoli a una scrittura “contemporanea”?

La peculiarità di Bulgakov sta nella ferocia della sua lievità. Egli riesce a raggiungere vette di spietata denuncia proprio perché usa un tono ingenuo, talmente esile da sembrarti candidamente disinteressato. Basta prendere l’ossatura della trama: questa è in fondo la vicenda di un cagnolino trasformato per errore in uomo, con lo spiacevole incidente che a toccargli in sorte è l’ipofisi di un mezzo criminale, da cui l’indole disgraziata del nuovo essere. Tutto qui. Sembra una storiella da libro illustrato, un po' come avviene nella Fattoria degli animali di Orwell. Ed è proprio questa cornice a farti accettare, mimetizzata, la durezza sostanziale di un atto d’accusa violentissimo, contro tutto e tutti, contro le nostre idiozie e i nostri finti equilibri, contro le pochezze e le miserie che neppure ci saltano più agli occhi, tanto fanno parte della giostra sociale. Senza poi tralasciare che l’essere umano si concepisce da secoli come il padrone del pianeta terra, in posizione di primato (auto-conferito) su tutti gli altri animali. Bulgakov sembra chiedersi (e chiederci): quando la finiremo di chiudere gli occhi sui baratri immondi di questa umanità sovrana, sempre celebrata e giustificata in nome della sua eccellenza razionale? Siamo davvero così degni di una corsia preferenziale? Non è che magari un cane (oppure un cavallo, avrebbe detto Tolstoj…) mantiene più dignità nel suo status animale senza dover essere per forza promosso al blasone degli uomini? Il tema è altissimo. Talmente alto che l’unica via per disaminarlo è ricorrere a una semplicità disarmante, elementare. Portare in scena Bulgakov implica il rispettarne l’apparente candore.

Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello, 2 - M1 Cordusio), dal 22 gennaio al 10 marzo 2019

Cuore di cane

di Stefano Massini, regia Giorgio Sangati

libera versione teatrale dal libro di Michail Bulgakov

produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa

coproduzione Compagnia Lombardi Tiezzi

Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30;

domenica, ore 16. Lunedì riposo.

Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro

Informazioni e prenotazioni 0242411889 - www.piccoloteatro.org

Gli incontri al Chiostro

In occasione dello spettacolo Cuore di cane, il Piccolo Teatro organizza un ciclo di incontri per approfondirne i temi: la messa in scena, la drammaturgia, il lavoro degli attori.

Inoltre si parlerà dell'URSS, dei miti e dell'iconografia ai tempi di Bulgakov.

Tutti gli incontri si terranno alle ore 17 al Chiostro Nina Vinchi (via Rovello 2).

Ingresso gratuito con prenotazione su www.piccoloteatro.org

giovedì 24 gennaio

Incontro con Giorgio Sangati

martedì 29 gennaio

Incontro con Stefano Massini, introduce Damiano Rebecchini

venerdì 8 febbraio

‘Miti e iconografia sovietica negli anni di Bulgakov’

con Gian Piero Piretto

venerdì 15 febbraio

Incontro con la compagnia