Milano, Elfo Puccini: un viaggio avventuroso lungo i destini dell’Afghanistan

22/10/2018

La spettacolo propone dieci brevi storie, poetiche e crudeli, che ci fanno guardare con altri occhi i rapporti tra Oriente e Occidente: perché quello che accade nell’Asia Centrale ha radici lontane, ma oggi ci tocca da vicino; perché il teatro e la storia possono ridisegnare i confini di ciò che pare ignoto e straniero.

Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani hanno diretto l’edizione italiana di un progetto di drammaturgia collettiva ideato dal Tricycle Theatre di Londra, firmando due spettacoli - Il grande gioco e Enduring freedom - che mettono in scena i testi più sorprendenti, da vedere in due serate o in un'unica coinvolgente maratona.

Il grande gioco racconta cinque episodi storici del periodo 1842 - 1996, portandoci a scoprire l'oriente romanzesco dei primi esploratori (Trombe alle porte di Jalalabad e La linea di Durand), per poi immergerci nelle atmosfere notturne e mélo della fuga del re Amannullah e della regina Soraya (Questo è il momento). Con la spy story Legna per il fuoco precipitiamo in un clima da guerra fredda che ci traghetta verso il terzo millennio. La prima parte si conclude con lo struggente Minigonne a Kabul, un’intervista “immaginata” al presidente Najibullah che, poco prima di venire catturato dai Talebani nel 1996, rievoca il suo sogno di un Afghanistan ‘moderno’.

Enduring freedom entra nel vivo degli anni attuali (fino al 2010): dall'ascesa dei Talebani e del terrorismo islamista (Il leone di Kabul), alla morte del comandate Massud poco prima dell'11 settembre (Miele), che determina l’intervento militare degli Stati Uniti e degli alleati, tra cui l’Italia. I racconti si fanno via via più intimi e personali: i protagonisti di Dalla Parte degli angeli e di Volta stellata sono impiegati delle ONG e soldati inglesi, con tutto il loro carico di dubbi; solo nel bellissimo finale, Come se quel freddo, i conflitti sembrano trovare una possibile composizione in un sogno al di là della morte.

È un esempio di quel teatro anglofono che ci piace e ci somiglia, spiegano i registi dell’Elfo che lo portano in scena in Italia. Che riafferma l'idea di un teatro che parla di civiltà conti-nuando a essere vivo. Un teatro che difende la sua ostinata capacità di coinvolgere emotiva-mente e persino ludicamente lo spettatore, senza perdere nulla in fatto di qualità della scrittura. Gli autori ci restituiscono il risultato di una ricerca storica spesso accuratissima, ma la trasformano in materia coinvolgente, toccante e a volte poetica. Storie notturne, sospese tra realismo e sogno, vedono materializzarsi personaggi che attra-versano due secoli: semplici soldati, nobili e diplomatici senza scrupoli, spie, emiri, giovani re e regine, comandanti e mujaheddin, reduci, fragili vittime di una guerra che non sembra avere una fine. Eroici o spaventati, smargiassi o ironici, crudeli, temerari e spietati o generosi, ma sempre molto affascinanti. Grandi e piccoli protagonisti della storia inglese, afghana, pakistana e russa in quelle aspre terre di confine si muovono in una scena che abbiamo voluto fosse un “non-luogo”, spoglio e desolato come un centro di prima accoglienza in qualsiasi paese d’Europa: il punto d’arrivo di un viaggio disperato e doloroso che è cominciato duecento anni fa. Dieci autori animano questo “place for people”: lo dilatano, lo trasformano, viaggiando dall’oriente sognato e romanzesco dei primi resoconti di viaggi ed esplorazioni, attraverso il melodramma noir del cinema americano, fino al realismo delle docu-fiction della televisione anglosassone e al finale dove, nel bellissimo testo di Naomi Wallace, il conflitto sembra trova-re una sua possibile composizione solo in un sogno al di là della morte. Un grande affresco, un polittico, un grande gioco, per sapere, per capire, per poter leggere la disperazione e la speranza negli occhi di chi è partito dalla valle del Panjshir per sedersi al nostro fianco in metropolitana.

I dieci episodi dei due spettacoli sono di Lee Blessing, David Greig, Ron Hutchinson, Stephen Jeffreys, Joy Wilkinson, Richard Bean, Ben Ockrent, Simon Stephens, Colin Teevan, Naomi Wallace, con la traduzione Lucio De Capitani, la regia Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani. Lo spettacolo è una coproduzione Teatro dell’Elfo ed Emilia Romagna, Teatro Fondazione, Napoli Teatro Festival, con il sostegno di Fondazione Cariplo

Enduring freedom: dal 23 al 27 ottobre, 3, 4, 6, 7, 8, 13, 14, 15, 21, 22 e 23 novembre, dal martedì al sabato, ore 20.30, e domenica, ore 16.00.

Il grande gioco: 30 e 31 ottobre, 1, 2, 3, 9, 10, 16, 17 e 24 novembre, dal martedì al sabato, ore 20.30

Maratone: domenica 28 ottobre, 11 e 18 novembre: Il grande gioco, ore 16.00 e Enduring freedom, ore 20.00; domenica 25 novembre: Il grande gioco, ore 11.30, e Enduring freedom, ore 15.30.