Napoli Velata di Ozpetek

27/12/2017

Napoli, con i suoi miracoli di San Gennaro, i numeri del lotto rivelati in sogno e una rete di cunicoli sotterranei mai esplorati completamente, è la città del mistero e della superstizione per antonomasia. C’è chi, come Eduardo con il suo Questi Fantasmi, ha giocato su queste caratteristiche per costruirci sopra una commedia quanto mai concreta di mogli infedeli e amanti che appunto si fingono fantasmi.

In questo Napoli Velata, invece, Ozpetek usa l’atmosfera di Napoli come sfondo (ma più che sfondo si potrebbe dire come protagonista inanimato del film) per una vicenda che mantiene fino in fondo una natura misteriosa ed onirica, con personaggi che appaiono e scompaiono, personaggi e situazioni che non è mai chiaro se siano reali o immaginari.

L’ambientazione è in certi momenti quella tradizionale di Napoli che tutti noi conosciamo, con le sue stradine sempre affollate e i caffè con i tavolini in mezzo alla strada, ma in altri momenti ci mostra una città poco nota, di dimore nobiliari piene di pezzi di antiquariato e arredi d’epoca, abitate da una borghesia che non ha più ovviamente il sangue blu degli antichi proprietari ma che si stacca nettamente dal popolo di strada.

Ozpetek, regista turco di nascita ma ormai più italiano degli italiani, ha raccontato di aver avuto modo di scoprire i tanti aspetti di Napoli quando sei anni fa vi abitò per alcuni mesi per curare l’allestimento di una Traviata al teatro San Carlo, e di essersene allora innamorato come di una vera donna. Napoli viene infatti spesso associata ad una natura femminile, e non a caso la grande maggioranza dei personaggi del film sono donne (perfino una commissaria di polizia, ruolo che nei film è quasi sempre maschile).

Per esplicita richiesta della produzione le recensioni non devono svelare la trama e il finale (con un facile gioco di parole potremmo dire che in questo modo Napoli non sarebbe più velata), quindi come in un quadro impressionista invece di una rappresentazione calligrafica ci limiteremo a suggerire la visione d’insieme con delle pennellate isolate.

Ci sono tanti simbolismi. Occhi, veri di esseri umani, vuoti di maschere antiche, artificiali di amuleti portafortuna. Veli, a coprire la scena finale di una rappresentazione teatrale della tradizione napoletana (la cosiddetta “figliata”) o a coprire la famosa statua del Cristo conservata nella cappella Sansevero (e qui ci si può ricollegare al tema precedente, poiché una leggenda - per fortuna fantasiosa - racconta che la statua era così bella che il committente fece accecare lo scultore per evitare che potesse farne un’altra).

Ci sono scene abbastanza esplicite di sesso, una in particolare che si fa notare perché appare quasi all’inizio del film e coglie lo spettatore un po’ impreparato, e che poi la protagonista rivive nelle sue fantasie quando visita il famoso Gabinetto Segreto che nel Museo archeologico nazionale di Napoli mostra vari reperti a soggetto erotico o sessuale provenienti dagli scavi di Pompei ed Ercolano.

Ci sono accenni a quella Napoli malavitosa descritta dai film e dai serial tipo Gomorra che molti pensano sia la vera e unica Napoli, dimenticando quante sono invece le persone per bene che vi abitano e addirittura le tante eccellenze in campo scientifico e culturale che Napoli può vantare. La componente malavitosa si evidenzia nel film con un certo numero di uccisioni, di cui però non viene alla fine scoperto l’assassino come accade di solito nei film gialli.

Ozpetek non vuole fare un film giallo ma un mistery, e questa potrebbe essere forse l’unica controindicazione per lo spettatore che ama seguire una trama dove alla fine tutti i pezzi vanno al loro posto. Napoli Velata è stata definita una domanda con poche risposte, ma rimane comunque un film ottimamente fotografato e interpretato da Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi, Anna Bonaiuto, Peppe Barra, Lina Sastri, Isabella Ferrari e tanti altri. In sala dal 28 dicembre.

Ugo Dell'Arciprete