Dal 12 al 24 gennaio, a Milano, al Piccolo Teatro Studio Melato va in scena Carmelo Rifici il Gabbiano di Anton Cechov, la sua prima prova registica per LuganoInScena, di cui è direttore artistico da poco più di un anno.
Da luglio 2015 Rifici dirige anche la Scuola del Piccolo Teatro di Milano, intitolata a Luca Ronconi.
Lo spettacolo, una coproduzione LAC Lugano Arte e Cultura, Piccolo Teatro e Teatro Sociale di Bellinzona, è un classico di feroce e leggera attualità, un testo su un’umanità irrisolta, sulla società dello spettacolo, sulla ricchezza e sulla banalità della condizione intellettuale. Un giovane teatrante pieno di dubbi sulla necessità del fare teatro oggi, un famoso scrittore che si interroga sulla necessità o meno di scrivere, una giovane ambiziosa che sogna il successo, una donna di successo che non sogna, un’umanità che desidera essere personaggio, personaggi che si specchiano in un lago che mostra la loro misera umanità, in un dramma di atti mancati, di gesti abbozzati, di destini incrociati, di passioni elementari e insostenibili. Èechov consegna una storia di sogni, di autoinganni, di vite fatte di scrittura, teatro, letterature, di ordinarie vite immaginarie…
Perché Gabbiano? È la domanda che continuo a pormi, alla quale non ho risposta. Almeno non una. - dice Rifici - Intanto è un Classico e questo mi permette di lavorare sulla memoria di un testo che ho sempre amato, su cui ho sempre lavorato, sul quale ho fatto centinaia di ipotesi, che ogni volta cambiano e si contraddicono. In secondo luogo mi viene da dire che Gabbiano parla di cose che tutti sanno: di rapporti familiari, di conflitti e di delusioni, senza averne consapevolezza. Entrare in un mondo familiare e vedere che ogni volta ti mostra qualcosa che non avevi notato dà la curiosa sensazione di visitare un universo conosciuto e, al tempo stesso, misterioso: “Èechov è talmente semplice che fa paura”, diceva Gor’kij. Gabbiano è veramente un testo misterioso: ci mostra un’umanità, una famiglia che non riesce mai ad essere sincera e che, per riuscire a convivere, deve continuamente mentire e immaginarsi di essere qualcosa che non è. Nel momento però che una cosa è immaginata, non diventa comunque vera? In Gabbiano tutti si rappresentano, anzi sono tutti ossessionati dalla rappresentazione. Si impegnano a vivere una vita che non è la loro e tentano di eternarla, di renderla un presente continuo. Non sarà perché tentano disperatamente di fermare la vita e bloccare dentro di loro il sinistro desiderio di voler uscire, di volare via per fare parte di qualcosa di più grande? Kostantin, nel suo testo, parla di un’anima universale che tutto ingloba; il medico Dorn parla del destino dell’umanità di ricongiungersi, prima o dopo, ad un tutto. Nina dice: “pensano che io voglia fare l’attrice, ma io sono attratta dal lago, come un gabbiano”. “Anche lo spirito è fatto di materia”, dice il maestro Medvedenko. Teatro e mistero, verità e sogno. Non a caso i protagonisti sono attori, scrittori, registi, e l’umanità che gira intorno a loro, fatta di contadini, di lavoratori, non sogna altro che essere attori e scrittori. Ossessione della rappresentazione di sé.- conclude Rifici - I personaggi recitano su un palcoscenico che si specchia in un lago che mostra a sua volta la loro misera umanità e l’incapacità di volare in alto. Il lago li attrae verso il basso.
Aggiunge la scenografa Margherita Palli: Descrivere una scena, raccontarla è difficile… un lago, un teatro che da su un lago, un gabbiano… una scenografia che esiste naturale davanti al LAC. Lo spazio immateriale che mi ha proposto Carmelo Rifici era intrigante, creare una scenografia che ricorda/evoca i luoghi descritti nel testo senza cadere nel naturalistico , nel romantico. Un pavimento che racconta il lago, un sipario che evoca il teatro ,un gabbiano, tanti gabbiani di carta unici elementi reali… si cammina ci si muove su passerelle che evocano i moli sul lago…un lago davanti al teatro.
Info, prenotazioni: Gabbiano di Anton Cechov, adattamento e regia di Carmelo Rifici, con (in ordine alfabetico) Giovanni Crippa, Ruggero Dondi, Zeno Gabaglio, Mariangela Granelli, Igor Horvat, Emiliano Masala, Maria Pilar Pérez Aspa, Fausto Russo Alesi, Giorgia Senesi e Anahì Traversi e con la amorevole partecipazione di Antonio Ballerio - Piccolo Teatro Studio Melato - Via Rivoli 6, M2 Lanza, Milano - dal 12 al 24 gennaio 2016 - martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16,00; lunedì riposo; domenica 17 ore 16,00 e ore 20.30; sabato 23 gennaio ore 15,00 e ore 19.30 - durata 3 ore compreso intervallo - platea 33 euro, balconata 26 euro - tel 848800304 - www.piccoloteatro.org