La Lucanica, salsiccia della Basilicata, arriva a Milano

08/07/2015

Lunedì 6 luglio, a Milano, nell’ambito del programma “Verso Expò” della Regione Basilicata, Giovanni Lettieri, Presidente del Consorzio della Lucanica, ha presentato il progetto di cooperazione interterritoriale “Verso nuove identità rurali”. L’evento è stato organizzato dal Gal Csr Marmo Melandro in collaborazione con l’Apt Basilicata e il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano.

Nel corso della serata il Prof. Ettore Bove dell’Università degli Studi della Basilicata ha presentato la pubblicazione “La Lucanica di Picerno” (Editrice Ermes), alla base della richiesta di riconoscimento IGP da parte dell’Unione Europea per promuovere e valorizzare l’insaccato lucano.

La Lucanica, salsiccia tipica di un’area della Basilicata che fa capo al comune del piccolo paese di Picerno, è più di un prodotto gastronomico: è, infatti, il simbolo ed il risultato della civiltà contadina lucana strettamente legata al culto del maiale, che ha saputo conservare valori e tradizioni riconosciute fin dall’epoca dei Romani. La Lucanica della Basilicata è la salsiccia, dolce o piccante, dalla caratteristica forma a ferro di cavallo, simile alla lettera “U” che può essere catalogata come “magra” perché la quantità di grasso difficilmente arriva al 30%. Dai tagli snervati e privati dei grassi in eccesso, infatti, si ricava un impasto a grana non troppo fine che, dopo la salatura, s’impreziosisce con semi di finocchietto e, nella versione piccante, con piccole scaglie o polvere di peperoncino. Dalle testimonianze storiche, l’insaccato di origine lucana, il cui prezzo è stato fissato dall’imperatore Diocleziano, si ritrova per cinque secoli ad occupare un ruolo di rilievo nella prelibata cucina romana e nel Medioevo arriva a conquistare la Pianura Padana, la Francia, i Paesi Baschi e la Grecia, popolazioni che riconoscono il nome di “Lucanica” per questa tipologia di insaccato. Da almeno un decennio le salsicce prodotte in Basilicata sono conosciute come Lucaniche di Picerno, un paese del Melandro, la cui economia locale trova nella lavorazione della carne suina un punto di riferimento storico molto importante con tre salumifici a gestione familiare che portano avanti la tradizione del prestigioso prodotto.

Tutta l’area del Melandro, tratto della dorsale appenninica da cui hanno origine i corsi d’acqua che confluiscono nel Tanagro, delimitata sotto il profilo amministrativo da 14 comuni, è caratterizzata per lo stretto legame con la produzione di insaccati e “il culto del porco” che vede nella cura e nel sacrificio dell’animale per la famiglia dei veri e propri riti che vengono preservati e raccontati dai paesi coinvolti. A Calvello il 1 gennaio, ad esempio, si celebra Sant’Antonio Abate, il protettore dell’animale, mentre a Rivello, Marsicovetere e Terranova di Pollino sono organizzati dei raduni per tramandare l’arte norcina lucana dagli anziani alle giovani generazioni, a Picerno, invece, c'è il museo polimediale virtuale permanente sul tema del maiale nell’arte, PorcArt, valorizzato al massimo durante l’estiva festa di Porklandia, che, da nove anni, anima l’agosto picernese come appuntamento tra gastronomia e tradizione.