Undici settembre 1683 di Renzo Martinelli

12 aprile 2013

Da giovedì 11 aprile è nelle sale italiane Undici settembre 1683, grande affresco storico che ci riporta alla fine del secolo diciassettesimo e più precisamente a quello che fu l’ultimo atto dello scontro di civiltà tra un Islam arrembante ed un’Europa cristiana dilaniata da guerre intestine.

L’evento raccontato nel film è la cosiddetta battaglia di Vienna, che vide un poderoso esercito musulmano forte di quasi 300.000 uomini prima assediare Vienna per due mesi, e poi scontrarsi in campo aperto con le forze cristiane. Queste ultime riuscirono a prevalere, nonostante la netta inferiorità numerica, grazie ad una più astuta tattica e ad un attacco a sorpresa sul fianco, costringendo gli ottomani ad una disastrosa ritirata.

La vera e propria battaglia finale ebbe luogo il 12 settembre 1683, ma il titolo del film, ed i manifesti con cui è pubblicizzato, vogliono ovviamente sottolineare un parallelo con un altro undici settembre ed un altro scontro di civiltà Occidente-Islam. Ciò potrebbe far pensare ad un film “politico”, teso a rimarcare la superiorità dell’Occidente cristiano verso i “barbari” musulmani, e magari a giustificare la pretesa di certa parte politica di dover combattere nuove crociate verso i musulmani moderni e ricacciarli ad Oriente.

Invece il film si muove su un filone politically correct, dove la vittoria arride sì ai cristiani (come in effetti storicamente avvenne), ma le due parti in lotta sono rappresentate onestamente, ciascuna con i propri eroi, i propri vigliacchi, le proprie vicende umane.

Naturalmente un film commerciale non può essere solamente un documentario di RAI Storia, tutto dedicato agli eventi bellici, ed ecco quindi che il regista inserisce nella trama altri tiranti narrativi, che si alternano abbastanza armoniosamente l’uno all’altro.

Il principale è quello incentrato sulla figura di Marco D’Aviano, frate cappuccino realmente esistito e che ebbe una effettiva partecipazione nella vicenda. La storia riconosce a Marco un ruolo abbastanza di secondo piano, come consigliere dell’imperatore austriaco Leopoldo I e come messaggero di Papa Innocenzo XI nel cercare di coagulare intorno a Leopoldo il sostegno degli altri regnanti cattolici dell’epoca, da Polonia e Germania, per contrastare l’avanzata turca. Il film invece, per esigenze di spettacolo, fa di Marco (interpretato da un ottimo Murray Abraham), il personaggio chiave per incitare i difensori alla resistenza e poi al contrattacco finale.

La storia di Marco si intreccia con quella di altri due personaggi, questa volta puramente di fantasia, che consentono di introdurre una nota sentimentale in una vicenda che altrimenti, tra soldati e religiosi, vedrebbe praticamente scomparire la componente femminile. Si tratta del turco Abu’l e della sua compagna italiana Lena, vissuti a lungo ad Aviano e perciò già noti a Marco, che varie vicissitudini porteranno a ritrovarsi anch’essi nel teatro di battaglia di Vienna. Combattuti tra l’amore reciproco e la fedeltà alle rispettive religioni, i due alternano separazioni e riavvicinamenti fino ad una conclusione che non riveliamo per lasciarne la scoperta allo spettatore.

Il contraltare di Marco e altra figura principale del film è pure un personaggio storicamente esistito, e precisamente il comandante in capo dell’esercito ottomano Karà Mustafà (interpretato da Enrico Lo Verso). Benchè il film ce lo presenti come figura di animo nobile e lo ritragga in momenti di vita familiare con la moglie ed il figlio che dovrebbero rendercelo simpatico, altri elementi lo connotano decisamente in negativo. Ciò risulta in particolare evidente nella sua presunzione di condottiero, che lo porta a rifiutare i suggerimenti di altri suoi alleati più esperti militarmente, e comunque nel dato di fatto che riuscì a farsi sconfiggere da un esercito forte di appena un quarto dei suoi uomini.

Completano il film altre interessanti scene della vita di Marco nel suo natio Friuli, prima dell’avventura viennese, e della corte di Leopoldo. 

Un lavoro nel complesso ben riuscito, che dovrebbe piacere agli appassionati del genere storico-avventuroso. L’unico appunto che ci sentiamo di fare riguarda le scene di battaglia, dove a nostro avviso si ripetono troppo a lungo e troppo simili tra loro le scene affidate agli stuntman: sequenze antologiche di bombe che scoppiano e soldatini che si gettano platealmente a terra, oppure cavalli colpiti che stramazzano al suolo trascinando i cavalieri. Considerata la quantità di temi narrativi da svolgere in soli 113 minuti, poteva essere preferibile lasciare un po’ più di tempo alla parte dialogata e concentrare le sequenze di guerra magari sulla scenografica carica degli ussari alati di Polonia.

Proprio il ruolo determinante giocato dalle forze del re polacco Jan III Sobieski ha convinto il Polish Film Institute a coprodurre il film, che è già uscito in Polonia con buon successo di botteghino. Undici settembre 1683 è già stato oggetto di prevendita in altri paesi tra cui Gran Bretagna, USA, Canada, Corea, e ne è prevista una versione televisiva da 200 minuti, che andrà in onda in due puntate tra un paio di anni, al termine dello sfruttamento in sala cinematografica.

Ugo Dell‘Arciprete