La mostra può essere visitata fino al 21 novembre 2021

Milano, Teatro Bruno Munari: TININ MANTEGAZZA. Le sette vite di un creativo irriverente

  Cultura e società   

Il Teatro del Buratto apre la stagione teatrale 2021-22 con una suggestiva e articolata mostra dedicata alla figura ed alla creatività di Tinin Mantegazza (Varazze 1931 - Cesena 2020), conosciuto dal grande pubblico per aver creato il famoso pupazzo Dodò, protagonista dal 1990 della nota trasmissione Rai per bambini “L’Albero Azzurro”,

Nella mostra, il cui titolo è TININ MANTEGAZZA. Le sette vite di un creativo irriverente, sono esposti più di 250 disegni originali dipinti, pupazzi, fotografie, oggetti di scena, filmati e documenti, che occupano gran parte del teatro milanese con il compito di restituire al grande pubblico la fantasia e complessità del grande artista, autore televisivo, animatore culturale e scenografo italiano.

L’esposizione ricostruisce tutte le principali tappe del lavoro di Tinin Mantegazza secondo un percorso tematico e cronologico, articolato in nove sezioni: Disegno e Illustrazione; Pittura; Tra Arte e Cabaret (La Muffola e il Cab 64); I Pupazzi e il Teatro per ragazzi; Tinin e la televisione (dall’‘Albero Azzurro’ al ‘Fatto’ di Enzo Biagi); Racconti e filastrocche; Manifesti; Amici pittori; Tinin e Velia, il Teatro del Buratto e il Teatro Verdi di Milano.

Il percorso di visita, che coinvolge diversi spazi su due piani del Teatro Munari (edificio firmato da Italo Rota, inaugurato nel 2017 dal Comune di Milano e affidato al Teatro del Buratto per realizzare un Polo di teatro per l’infanzia e i giovani), organizzato in collaborazione con Velia Mantegazza, sua compagna di vita e di lavoro, permette al visitatore di ricordare e sottolineare il ruolo fondamentale avuto dai Mantegazza nel fondare con Jolanda Cappi, a metà degli anni Settanta, la cooperativa Teatro del Buratto con il preciso intento di riqualificare il Teatro per ragazzi in Italia.

L’esposizione proviene in parte dal Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo (RA), dove si è tenuta nel 2019 con la curatela di Flaminio Balestra e Diego Galizzi.

Su iniziativa del Teatro del Buratto la mostra è stata ripresa a Milano ed ampliata con due nuove sezioni.

La prima sezione, dedicata al lavoro di Tinin e di Velia con il Teatro del Buratto e con il Teatro Verdi, racconta per la prima volta in una mostra - attraverso oggetti di scena, pupazzi e video - molti dei loro spettacoli, oggi considerati delle pietre miliari del Teatro di Animazione. Dal lavoro di debutto “L’histoire du soldat” (1975) con la voce recitante di Paolo Poli, a ‘Pierino e il lupo’ di Prokofiev (1976), a "Cipì" di Mario Lodi (1978), fino a "Quello Stolfo da Ferrara" (1983) liberamente tratto dall’Orlando Furioso, con testo di Raffaele Crovi e musiche di Franco Battiato e Pio Giusto. E ancora "I quattro musicanti di Brema” (1981), con le voci di Ornella Vanoni, Anna Identici, Nicola Arigliano, Lucio Dalla, Daniele Formica e "Barbablù" (1986) con la consulenza scenografica di Alik Cavaliere, Mauro Staccioli e Mauro Giuntini, per citare alcuni dei più conosciuti.

La seconda sezione invece ci porta in una dimensione privata della vita dei Mantegazza e descrive il loro legame di amicizia con numerosi pittori, tra cui Tullio Pericoli, Lele Luzzati, Bruno Munari, Lucio Fontana, testimoniato da alcuni ritratti a olio, matita o acquarello, mai esposti al pubblico.

La mostra è stata resa possibile grazie alla collaborazione di: Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo (RA), Fondazione Tito Balestra, Accademia Perduta Romagna Teatri, Archivio Storico del Cabaret Italiano, Associazione Peppino Sarina e Stamperia Pascucci 1826 di Gambettola.

Alla mostra si può accedere solo con visita guidata (gratuita con prenotazione obbligatoria).

Completano la mostra tre video di approfondimento sull’attività dei Mantegazza al Teatro del Buratto, in televisione e, infine, un’intervista all’artista di Flavio Oreglio, Direttore Archivio Storico del Cabaret Italiano, dove viene raccontato il mondo del cabaret a Milano negli anni Sessanta. Un fenomeno che Tinin e Velia contribuirono a consolidare prima con la Galleria la Muffola e poi fondando il Cab 64, dove si esibivano giovani artisti come Cochi e Renato, Bruno Lauzi, Felice Andreasi e Lino Toffolo.

Si faceva cabaret tutte le sere. - racconta Mantegazza - Erano anni magnifici, Milano ribolliva e nascevano nuovi astri, che passavano anche da noi. Un clima splendido …

Non fu ‘cabaret milanese’ - sottolinea Oreglio - come solitamente si tende a dire, ma “nazionale”, perché i protagonisti di quella straordinaria epopea arrivavano da tutta Italia.

Info: TININ MANTEGAZZA. Le sette vite di un creativo irriverente - Teatro Bruno Munari, Via Giovanni Bovio 5, Milano - tel. 02.27002476 - www.teatrodelburatto.it.

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