Un film che vede con gli occhi di un bambino romano degli anni ’70 la stagione terribile degli attentati terroristici contro i magistrati.
Valerio Le Rose è il figlio di un noto magistrato che subisce un attacco terroristico sotto casa, a cui il bambino assiste, sebbene senza comprendere tutto.
Da quel momento però la sua infanzia è turbata e il suo mondo si anima di personaggi immaginari che lo aiutano ad estraniarsi dalla realtà troppo tesa e incomprensibile per un bambino.
L’intuizione del pericolo e la presenza continua della scorta lo spingono alla fantasia. Il film a questo punto introduce un ragazzo misterioso Christian, poco più grande di Valerio, ma apparentemente più sicuro, autonomo e indipendente.
La tensione cresce tra momenti di paura, movimenti sospetti, personaggi poco chiari fino alla svolta finale in cui si rivelerà l’identità di Christian, figlio del terrorista coinvolto nel primo attentato e rimasto ucciso a sua volta.
Con Padrenostro Claudio Noce affronta una pagina terribile della sua autobiografia, poiché il padre Alfonso fu vittima di un attentato dei Nuclei Armati Proletari proprio nel 1976.
A maggior ragione il film si carica di tensione e problematicità, nel cogliere le ragioni di tutte le parti, e nel contempo nel conservare intatto lo sguardo infantile di chi ha vissuto un dramma senza capirlo fino in fondo.
Emerge in Padrenostro soprattutto il bellissimo e intenso rapporto fra un padre e un figlio maschio, che vede nel padre un esempio di sicurezza e protezione.
Svetta il ritratto di Alfonso creato da Favino che infatti è stato premiato a Venezia, un uomo del sud, sicuro di sé, silenzioso, severo e attento ai suoi bambini, abituato a nascondere le sue paure.
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