Allo stato non sappiamo quanto durerà questa epidemia e in quale forma ci sarà la ripresa delle attività

Azienda Agricola Le Marchesine: le conseguenze create dal Coronavirus

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Il Coronavirus è stato come un tsumani, che ha colpito la nostra economia in tutti i settori produttivi, compreso quello del vino, un volano importante per il nostro sistema Paese.

Per sapere come sta andando, raggiungiamo al telefono Loris Biatta, titolare dell’azienda agricola Le Marchesine di Passirano, che si trova proprio nel cuore delle bollicine Franciacorta.

La famiglia Biatta è dedita all’eccellenza vinicola da almeno cinque generazioni: il capostipite produttore di Le Marchesine è stato Giovanni Biatta, che, nel 1985, acquistò i primi tre ettari. Negli anni l’antico mestiere è passato di padre in figlio, fino a Giovanni, prima ed ora Loris Biatta (nella foto), che, grazie alla guida del padre, segue sia le vigne sia la cantina insieme ai figli Alice e Andrea.

Oggi l’azienda, che negli anni si è progressivamente estesa, ha raggiunto i 47 ettari di vigneto, iscritti agli albi delle Doc e Docg.

La maggior parte delle viti è allevata a Guyot con 4.000-4.500 ceppi per ettaro, il resto a Sylvoz con una densità leggermente minore, di 3.200 ceppi.

Pur essendo in linea con le caratteristiche produttive dettate dal consorzio del Franciacorta, l’azienda Le Marchesine si è distinta, fin dall’inizio, per il suo tipo di coltivazione innovativo, a cominciare dall’abbandono del sistema a pergola, e l’importazione delle avanzate tecniche d’oltralpe.

La costante ricerca dell’eccellenza de Le Marchesine è stata premiata, nel tempo, con numerosi riconoscimenti. il Secolo Novo 2005, ad esempio, è stato premiato con i 5 Grappoli dalla guida Duemila Vini dell’AIS e con i Tre Bicchieri Plus della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, che lo ha insignito anche del premio Bollicine dell’Anno 2011, mentre al Franciacorta Brut Blanc de Blancs 2005 è andata la Rosa camuna d’argento per l’eccellenza dalla guida Viniplus 2011, ancora per il Rosé 2006 sono arrivati il Gold Medal Club 90 ed il Gilbert&Gaillard.

La cantina Le Marchesine, da alcuni anni continua a crescere nelle vendite con un portafoglio clienti che spaziano dall’Europa ad oltre Oceano, un trend positivo che si è sviluppato con la decisione di costruirne una nuova cantina con un investimento di oltre 5 milioni di euro.

A fianco della cantina storica, sta sorgendo una nuova struttura, moderna e multifunzionale, che dovrebbe essere inaugurata verso fine anno e sarà in grado di soddisfare il turismo enogastronomico, un mercato sempre in evoluzione.

Neanche il tempo di finire la domanda di come sta andando, che Loris Biatta risponde: Non va bene, è arrivato Coronavirus e senza preavviso ci ha licenziati, tutti a casa.

La sua risposta, certamente provocatoria, fa capire lo stato d’animo dell’imprenditore che è stato costretto ad interrompere l’attività produttiva, che lo vede protagonista su tutti mercati, nazionale ed esteri, con oltre 500 mila bottiglie.

Quali sono i rischi che sta correndo la sua azienda e cosa sta facendo per sopperire alle mancate vendite nei bar, ristoranti, enoteche ed alberghi?

I rischi sono molti, ma penso sia così anche per le altre cantine. - risponde Biatta - Fortunatamente l’azienda è sana e noi siamo tranquilli, perciò abbiamo la possibilità di ripresa. Per adesso ci siamo organizzati per fare delle consegne con vendite on line rivolte ad alcuni settori che hanno la possibilità di rimanere aperti.

Come è cambiata la sua vita nel quotidiano e come trascorre le sue giornate, visto che non può più spostarsi se non all’interno della azienda?

La mia vita è cambiata completamente, è stata stravolta. L’aereo era diventato la mia casa. Mi addormentavo a Milano e mi risvegliavo a New York oppure a Rio de Janeiro o in Canada ad Ottawa, insomma sempre in giro a promuovere le mie bollicine. - risponde Biatta - Sono passato dall’essere uomo di mondo ad uomo di casa e questo in un certo qual modo è positivo perché in questi giorni riscopro il calore della casa, della famiglia con i miei figli e nipoti, di mia madre che mi segue come si fossi ancora un bambino. Stare in azienda è come riscoprire antichi lavori, lavorare la terra e curare i vigneti, andare in cantina e vedere pile di bottiglie che riposano in penombra in attesa di dare allegria sulle tavole. - aggiunge Biatta - Tante cose dimenticate per la frenesia del lavoro e che oggi fa piacere, come per esempio coltivare l’orto o prendere il trattore per fare dei lavori di manutenzione e fare vita all’aria aperta dove il profumo della campagna penetra nei polmoni, è bello respirarla. Sto riscoprendo quanto è bella vita in campagna …

Cambierà qualche cosa nelle strategie di vendita?

Al momento è difficile pensare a dei cambiamenti, anche perché non sappiamo quanto durerà questa epidemia e in quale forma ci sarà la ripresa delle attività. Speriamo che il Governo con la Regione Lombardia sappiano prendere delle decisioni rapide per dare la possibilità a tutti di riprendere a lavorare, come la riapertura del canale horeca. Mi auguro che ciò avvenga prima dell’estate, almeno riusciamo a vendere i nostri vini, altrimenti bisognerà prendere altre strade che potrebbe essere quella della GDO. Ma al momento lo escludo.

E poi necessario pensare alla vendemmia, cercare le persone che vengano a raccogliere le uve, la loro sistemazione, mangiare e dormire. Tutti problemi logistici da risolvere. Ma … in quale modo? Sarà tutto come prima?

No credo, penso che dovranno passare alcuni anni per ritornare alla normalità, ma certamente cambierà il nostro stile di vita.

Intervista e foto a cura di Enzo Russo.

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