Tra Val Brembana, Val Taleggio, Val Brembilla, San Pellegrino, Sedrina, Ubiale – Clanezzo, Zogno: natura, cultura, golosità

Un itinerario nelle valli bergamasche

  Turismo d’autore  

Non solo montagna e mare, tradizionali mete turistiche e vacanziere. Può essere una valida alternativa andare per valli. Quelle ancora poco conosciute, di un’Italia minore, poco inserite anche nelle guide ufficiali.

Ad esempio le valli bergamasche come la Val Brembana, la Val Taleggio, la Val Brembilla, che fino a pochi anni fa avevano una ricca vita produttiva e manifatturiera, e ora finalmente rilanciano il loro valore turistico.

Insieme con la Valsassina, nel lecchese, hanno costituito il Distretto dell’attrattività (DAT) “Valli in f@miglia”, tutte nelle Prealpi lombarde.

Vicine a Milano, ben collegate, ricche di ristorantini, cascine, caseifici, percorse da mille sentieri escursionistici, sono una meta ideale per gite fuori porta, come per un weekend o intere settimane verdi.

Senza dimenticare le ricchezze storiche e artistiche disseminate qua e là, chiese, oratori, resti di castelli e fortificazioni, paliotti di altare, palazzi nobiliari.

Perché queste valli bergamasche vissero una storia ricca e tormentata.

Furibonde lotte tra Guelfi e Ghibellini, contese tra la Serenissima Repubblica di Venezia e il Ducato milanese degli Sforza, occupazioni di Francesi e Spagnoli, frequentazioni della nobiltà mitteleuropea che trovava nelle Terme e nel Grand Hotel di San Pellegrino una località perfetta per “passare le acque” all’insegna dell’Art Nouveau.

Allora, fin dal 1906, c’era anche la ferrovia che, costeggiando il fiume Brembo, portava a San Pellegrino.

Le carrozze passeggeri ricordavano i salotti di un hotel, piuttosto che i vagoni di un treno: velluto rosso e pizzo per un viaggio che portava verso l’elegante stazione termale.

Resa celebre dalla sua acqua che ancora oggi é una delle acque più prestigiose del mondo, immancabile sulle tavole dei ristoranti stellati, San Pellegrino ha richiamato per decenni migliaia di pazienti termali.

Dalla seconda metà dell’Ottocento questa cittadina sbocciò architettonicamente ed economicamente, arricchendosi di palazzi che rivelavano gusto e ricchezza.

Un elegante porticato con caffè e negozi conduceva all’imponente Casinò, gioiello del liberty lombardo, inaugurato nel 1907. Sulla sponda opposta, di fronte al Casinò, era già stato eretto il Grand Hotel, mentre una stazione di partenza della funicolare conduceva gli ospiti più abbienti alle eleganti ville e agli alberghi della Vetta, una fresca pineta poco sopra il paese.

Tutti gli splendidi decori Art Nouveau, volti grotteschi, fiori, donne sinuose, vetrate colorate, lampadari in ferro battuto, soffitti affrescati, vivono oggi ancora nell’edificio del Casinò restaurato e nell’attiguo Hotel termale che oggi ospita, insieme con installazioni di moderno design, le nuovissime QC Terme San Pellegrino. Le antiche cure termali lasciano oggi spazio a una nuova forma di benessere, con saune, bagni di vapore, percorso kneipp, cascate, dove rigenerarsi piacevolmente (www.qctermesanpellegrino.it).

Oggi il tracciato della ferrovia dismessa nel 1966 è diventato una bellissima pista ciclabile, che tocca anche le vecchie stazioncine di mattoni rossi.

Dal punto di vista culturale, il nostro itinerario può proseguire con Sedrina e la pala d’altare di Lorenzo Lotto, il grande artista veneziano che lavorò almeno 10 anni a Bergamo e nel territorio bergamasco, chiamato da una ricca committenza nobile e borghese.

Questa grande tela gli fu commissionata verso il 1540, per 50 scudi d’oro, da tre ricchi mercanti di vino, originari di Sedrina e residenti a Venezia. Una tipica impostazione piramidale con al vertice la Madonna col Bambino coronata da sette teste d’angeli, alla base i santi in atto di pregare e intercedere.

Ma soprattutto colpisce sullo sfondo il paesaggio con pecore, pastori e cani, e un paese dipinto con precisione che possiamo identificare proprio con Sedrina, dove Lotto era stato e aveva dipinto a lungo.

Vicino a Sedrina, proprio all’imbocco della Val Brembilla, si apre uno scorcio di grande effetto, davvero pittoresco: è il castello di Ubiale-Clanezzo, oggi trasformato in hotel ristorante, immerso in un paesaggio ancora medievale.

Sopra il Brembo una passerella sospesa che porta all’altra riva, la casa del dazio che si pagava ai signori locali per trasportare le merci, i resti del Porto da dove, quando non c’era ancora la passerella, partiva un traghetto col barcaiolo. Di fronte all’imbocco della Valle Imagna, il suggestivo ponte di Attone del primo millennio, che ricorda le vicende appena posteriori al Regno longobardo, quando qui dominava il Conte di Lecco.

Un maglio in ferro cinquecentesco, custodito in una casa vicina, testimonia quanto fosse importante la produzione di oggetti in metallo.

Tutta la vita quotidiana della valle si può assaporare nel Museo della Valle di Zogno, il capoluogo della Val Brembana. Oltre agli oggetti consueti di legno, ferro, ceramica, stoffa, che raccontano la vita semplice e laboriosa di questa gente, si scopre con sorpresa una ricca, meravigliosa raccolta di fossili. I pesci fossili del Triassico qui raccolti provenienti dal bacino della zona, coperta dal Mar di Tetide milioni di anni fa, hanno l’unicità di essersi conservati interi e intatti.

Un’altra passeggiata da non perdere è quella che da Gerosa in Val Brembilla porta al Santuario della Foppa, legato a una bella tradizione del 1550, quando una pastorella vide la Madonna che chiedeva la costruzione di un Santuario proprio in quel luogo isolato in mezzo al bosco. Oggi meta di processioni e feste popolari e ricco di ex voto.

L’altra attrazione imperdibile di queste valli bergamasche é senz’altro l’aspetto gastronomico. Tanto che si possono ben definire “Valli dei formaggi”. Ben otto DOP sono prodotte in queste valli e la presenza del formaggio é costante nella ristorazione. Per conoscere questa realtà è ideale una visita in azienda, come quella della Cooperativa S. Antonio di Rigetto, in Val Taleggio (www.santantoniovaltaleggio.com). Come pure una visita all’installazione interattiva e divertente dell’Ecomuseo Val Taleggio a Peghera. www.ecomuseovaltaleggio.it. Si scoprono così i segreti della lavorazione del latte crudo da cui si ricavano taleggio, formaggelle, stracchino e stracchitunt, lo speciale formaggio erborinato antenato del Gorgonzola. Mentre lungo tutta la Val Brembana si produce anche la DOP Branzi.

Una curiosità: lo stracchino deriva la sua definizione dal fatto che era prodotto con latte intero crudo, cioè appena munto dalle vacche “stanche” (traduzione dal bergamasco stracch), al rientro dall’alpeggio estivo o in arrivo al pascolo della pianura.

Tutti i formaggi, dal più delicato al più saporito, sono utilizzati sia da soli per aperitivi e merende, con miele, noci e confetture di verdura, sia nelle ricette locali.

Ottima per assaggiare tutte le specialità di queste valli la Latteria di Branzi, Baita dei saperi e sapori brembani che organizza merende con taglieri, ristorazione calda e vendita dei prodotti (www.latteriadibranzi.com).

Per una esperienza gastronomica completa e ad alto livello non si può perdere Il Ristorante Forno Antica Osteria di Brembilla: “nosecc”, piatto povero di foglie di verza riempite con il ripieno dei casoncelli, risotto al radicchio mantecato al taleggio e Valcalepio, bocconcini di cervo in salmì sulla polenta taragna, flan di castagne con fonduta di taleggio, gnocchi di polenta allo stracchitunt. Il ristorante, inserito in un edificio del 1500, condotto dalla quinta generazione della famiglia che aprì il forno/ osteria nel 1811, propone anche camere e appartamenti arredati (www.ristorantefornoanticaosteria.com).

Info: www.valbrembanaweb.com - www.vallebrembana.com

Franca Dell’Arciprete Scotti

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