Thomas McCarthy, alla sua seconda regia, torna sul tema della solitudine con un piccolo film indipendente e delicato

L´ospite inatteso (The Visitor)

  Cultura e società   

Vincitore a Deuville e presentato con un grande consenso di pubblico e critica al Sundance Film Festival, L’ospite inatteso ha ottenuto dei buoni risultati anche al botteghino Usa ad aprile 2008. Attraverso le emozioni ed i sentimenti dei quattro personaggi il regista Tom McCarthy racconta il dramma dell’immigrazione sullo sfondo di una New York triste e cupa che rispecchia l’attuale crisi della società americana.

Il solitario, stanco e disincantato professor universitario Walter Vale (Richard Jenkis), che insegna economia nel Connecticut, torna a New York per una conferenza in cui deve presentare un articolo scientifico e al suo arrivo trova il suo appartamento in città - da lungo tempo lasciato disabitato - occupato da una coppia di immigrati clandestini: il musicista siriano Tarek (Haaz Sleiman) e la senegalese creatrice di collane Zainab (Danai Guirira), truffati da un agente immobiliare. Dopo il primo momento di spavento e di sconcerto, complice la passione per la musica dei due uomini, si stabilisce un dialogo e, poiché i due non saprebbero dove andare, il professore accetta di dare loro ospitalità. Il contatto casuale si trasforma in un rapporto di intensa amicizia e di reciproco arricchimento. La musica, sempre presente all’interno della pellicola come collante tra culture, aiuta il professor Vale a ritrovare la gioia per la vita risvegliandolo dall’apatia in cui era caduto dopo la morte della moglie pianista. Ma le emozioni esplodono quando Tarek viene arrestato in metropolitana a causa di un banale disguido e rinchiuso in un centro per immigrati clandestini in attesa di espulsione. Vale si troverà così catapultato inaspettatamente, ma consapevolmente in un mondo a lui sconosciuto, fatto di regole apparentemente incomprensibili, stretto tra la voglia di salvare l’amico e l’indifferenza e rassegnazione che traspare dagli sguardi delle persone coinvolte. L’arrivo a New York della madre di Tarek, Mouna (la bravissima Hiam Abbas), per assistere da vicino il figlio, permette al professor Vale di riscoprire l’amore come piacere di una vita fatta di piccole quotidianità e grandi emozioni vissute insieme. Ne scaturisce … una perfetta famiglia americana. … Un finale tutt’altro che scontato lascia lo spettatore solo con se stesso a riflettere sulla vita, sui sentimenti e sull’amore.

Il film non è solo denuncia, rabbia o condanna di un sistema, in molte occasioni giustificato e compreso, ma è soprattutto un viaggio attraverso l’anima dei protagonisti. Perfetta la colonna sonora, tra ritmi tribali afroasiatici e musica classica.

Film da non perdere (uscirà il 5 dicembre).

 Versione stampabile




Torna