Scoprire in maniera “lenta” la varietà suggestiva del Delta del Po, tra acqua, terra e storie di uomini

In Emilia Romagna: il fascino del Delta del Po

  Turismo d’autore  

Apparentemente monotono, il paesaggio del Delta del Po rivela, invece, una straordinaria varietà. Terra e acqua, canneti e dune sabbiose, casoni bassi che segnano l’ampiezza delle distese acquatiche, valli e prati salmastri.

E poi, all’improvviso, aironi e cormorani che si alzano in volo, fenicotteri rosa elegantemente intenti ad esplorare gli specchi d’acqua, folaghe e garzette, nutrie e tartarughe, che si intuiscono dai cerchi concentrici disegnati sotto la superficie dell’acqua. 

Siamo sul Delta del Po, Patrimonio naturale dell’Unesco, una enorme distesa che occupa gran parte dell’alto Adriatico, distribuito su due parchi regionali e su due regioni, il Veneto e l’Emilia-Romagna e su tre province Rovigo, Ferrara e Ravenna.

Nel Delta del Po emiliano è stato organizzato, ad opera del GAL Delta 2000, Itineradelta, un’interessante proposta di itinerari che permettono di scoprire “in lentezza” questo straordinario paesaggio naturale e umano.

Sono itinerari da percorrere senza fretta e nel pieno rispetto dell’ambiente.

Ecco dunque la soluzione fondamentale dell’intermodalità, che evita il più possibile l’utilizzo della macchina privata a favore di mezzi alternativi a percorribilità “lenta”: ecobus, bicicletta, barca, canoa e cavallo, oltre, ovviamente, alle passeggiate a piedi.

Si scopriranno così panorami insoliti che sfuggono al turista frettoloso, panorami di terra e di acqua ricchi di una storia stratificata.

Il parco del Delta del Po emiliano è stato protagonista della storia nazionale, almeno in due momenti fondamentali, il Risorgimento e la Resistenza, con le loro storie di eroi e personaggi leggendari. Basterebbe citarne due: Giuseppe Garibaldi e il partigiano Arrigo Boldrini, il famoso comandante Bulow.

La fattoria Guiccioli rappresenta una delle tappe più famose della vita di Garibaldi, legata alla sua  fuga dagli Austriaci, e alla morte di Anita, già sofferente ed estenuata dal viaggio. La vicenda di Anita morta in questo territorio ci ricorda come il Delta e la Pineta di Ravenna siano stati per molto tempo terre paludose e malariche. Qui era difficile vivere, in condizioni proibitive, strappando i poveri mezzi di sostentamento alla terra e all’acqua, trascorrendo spesso tutto l’inverno nei casoni umidi e freddi appoggiati sull’acqua.

Da Garibaldi al comandante Bulow, nome di battaglia del partigiano Arrigo Boldrini.

Il suo nome è ancora celebrato dai volontari dell’ANPI, che gestiscono un servizio di barche per turisti, conducendoli attraverso la Pialassa Baiona fino a visitare, nell’Isola degli Spinaroni, un  casone dedicato ai ricordi della Resistenza. I racconti animano questo incredibile paesaggio: una laguna che alterna ampi specchi d’acqua aperti a prati salmastri, canali artificiali, fondali melmosi o sabbiosi, parzialmente affioranti durante le basse maree.

Anche la Foresta allagata di Punte Alberete è un territorio davvero unico. Salici, frassini, pioppi, olmi, ontani, alternati, nelle bassure, ad ampi specchi d’acqua all’interno dei quali predominano fioriture di ninfee bianche, orchidee, iris giallo,  giunco fiorito.

Vicino ad Alfonsine il Museo delle Valli di Argenta, nel Casino di Campotto, documenta l’evoluzione dell’ambiente naturale e gli interventi dell’uomo in un’area caratterizzata dalle acque.  Mentre l’interessantissimo Museo della Bonifica, nel cantiere idrovoro del Saiarino, è un bell’esempio di archeologia industriale e, al contempo, di cantiere di lavoro attivo. Racconta la storia e l’attività del Consorzio di Bonifica Renana che controlla e presidia il vasto sistema di canali, casse di espansione e porte vinciane disseminati in un vasto territorio compreso tra l’Appennino bolognese e il mare Adriatico.

Tra natura e cultura, così, richiamano l’attenzione le masse anonime di contadini ed operai, che hanno trascorso la loro vita lavorando duramente su queste terre. Sono ad esempio gli addetti alla pesca e alla lavorazione dell’anguilla, che per anni è stata la risorsa fondamentale e fonte di sopravvivenza per gli abitanti delle valli di Comacchio.

Le escursioni in barca nelle Valli, di per sé già molto suggestive, portano a visitare i famosi casoni in cui si svolgeva per tutta la stagione invernale la permanenza degli uomini addetti a questa lavorazione. Grigiore, umidità, freddo e nebbia connotavano questo lavoro, condotto in condizioni difficilissime. Arredo spartano, lontananza dalle famiglie, focolai di malaria, freddo, nebbia e umidità. Il risultato era la raccolta di quintali di anguille che poi venivano lavorate nei casoni del cosiddetto Lavoriero.

Per capire a fondo la lavorazione dell’anguilla, si può visitare a Comacchio la Manifattura dei Marinati, una struttura dei primi del Novecento, che oggi è diventata un museo/laboratorio in cui l’anguilla trova la sua celebrazione gastronomica sotto l’egida di Slow Food. Nel periodo autunnale è possibile vedere l’intero ciclo di lavorazione di acciughe, acquadelle e soprattutto anguille, con la preparazione che viene fatta nella Sala Fuochi e prevede quattro fasi principali: il taglio, la spiedatura, la cottura ed il confezionamento.

Tutto questo mondo variegato si può da oggi esplorare attraverso i tre itinerari di Itineradelta,  intitolati rispettivamente “Comacchio e le sue Valli”, “La Pineta, le Punte e la Pialassa” e “Seguendo l’asta del fiume Reno”, che  coinvolgono i quattro Comuni di Comacchio, Argenta, Alfonsine e Ravenna. Tutti percorribili in Intermodalità, in ecobus, bici, barca e cavallo.

Info: www.deltaduemila.net - www.parcodeltapo.it - www.ferraraterraeacqua.it - www.ravennaintorno.provincia.ra.it - www.emiliaromagnaturismo.it.

Testo di Giovanni Scotti - Foto di Franca Dell’Arciprete

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