Il film di guerra, girato in Tagikistan, è nei cinema dall’11 maggio

Special Forces - Liberate l’ostaggio di Sthephane Rybojad

  Cultura e società   

Elsa Casanova (Diane Kruger), corrispondente di guerra in Afghanistan - dove tuttora le truppe americane ed occidentali cercano di portare la democrazia - è catturata dai talebani cappeggiati dal temibilissimo Ahmed Zaief (Raz Degan), laureato a Cambridge, che odia l’arabo, preferisce parlare inglese e, in una scena del film, chiede alla giornalista di rispettare le regole delle interviste.

Kovax (Djimon Hounsou), Tic Tac (Benoit Magimel), Lucas (Denis Ménochet), Elias (Raphaël Personnaz), Victor (Alain Figlarz) e Marius (Marius) - componenti della Special Forces, una sezione speciale dell’esercito francese, addestrata per il recupero di ostaggi - sono inviati in Pakistan, nella regione in cui c’è la maggior concentrazione di Talebani, per liberare Elsa Casanova e Amin (Mehdi Nebbou), il suo fixer, ed evitare la loro esecuzione.

Le cose si fanno subito complicate e tra membri feriti e deceduti, dopo circa dodici giorni di peripezie, Elsa riesce a tornare all’accampamento francese.

Il film non aggiunge niente e non toglie niente nel panorama dei film di guerra. Da un parte ci sono i rapitori, che non hanno alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire la loro prede, e dall’altra parte un gruppo di soldati, di uomini d’onore, che rischiano la vita per raggiungere il loro unico scopo: portare a casa viva la giornalista, una donna forte ed indipendente.

Il film è ben fatto, gli attori sono consapevoli dei loro ruoli, ma il ritmo è sostenuto solo per circa tre quarti del film. Dopo, verso la fine del film, il fracasso dei proiettili cessa e subentra una parte più melò.

(GS)

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