Il Mart, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, e il Musée d’Orsay di Parigi, presentano una grande mostra dedicata alla figura e all’opera del pittore Gino Severini (Cortona, 1883 - Parigi, 1966).
Il progetto espositivo, a cura di Gabriella Belli e Daniela Fonti, che ha avuto una significativa anticipazione tra aprile e luglio 2011 al Musée de l’Orangerie di Parigi con la rassegna intitolata “Gino Severini (1883 – 1966), futuriste et néoclassique”, approda ora al Mart di Rovereto fino all’8 gennaio 2012, con
Rispetto all’evento parigino, la mostra di Rovereto amplia notevolmente l’arco cronologico dell’itinerario artistico di Severini. In particolare, si potranno ammirare una serie di opere degli anni Quaranta e Cinquanta, che permettono di approfondire, per la prima volta dopo oltre vent’anni dall’ultima mostra monografica, il complesso intreccio rappresentato dalle diverse tappe della storia artistica di Severini. Una storia intensa e complessa che non si limita alla pittura, ma che è accompagnata da una riflessione teorica, altrettanto importante, come si può cogliere dalla ricca bibliografia a sua firma: “Tutta la vita di un pittore” (1946), “Témoignages. 50 ans de réflexion” (1963) e “Tempo de L’effort Moderne, La vita di un pittore”, libro scritto tra il 1943 e il 1965, ma pubblicato postumo nel 1968.
Inoltre, al Mart a Rovereto saranno visibili anche due importanti tele del 1915 non esposte a Parigi: “Lanciers italiens au galop (Lanciers à cheval)”, proveniente dalla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino e “Train de la croix rouge traversant un village”, proveniente dal Guggenheim Museum di New York.
In questo modo, il suo lavoro – dalle straordinarie opere pittoriche alle impegnative riflessioni teoriche – può essere collocato con maggiore consapevolezza al centro delle vicende storiche della cultura artistica europea: dal “prologo divisionista” nella Roma nei primi anni del novecento, fino alla lunga stagione parigina, durante
Nato a Cortona nel 1883, Severini entra giovanissimo nello studio di Giacomo Balla a Roma, con l’amico Umberto Boccioni. L’esordio in pubblico si compie nelle sale della società “Amatori e Cultori”, dove espone la grande opera intitolata “Al solco” (1903-04). Nel 1906 Severini si trasferisce a Parigi, e soggiorna periodicamente anche nel piccolo centro di Civray, nella campagna francese, luogo immortalato in un “paesaggio” dipinto nel 1908. Gli studi romani sul divisionismo lo avvicinano al pointillisme di Seurat, e questa fase è testimoniata da un piccolo capolavoro, “Pritemps à Montmartre” (1909), nel quale l’artista rappresenta la bellezza dello spettacolo della città. Il 1909 è, per Severini, l’anno del passaggio dal divisionismo al futurismo: pur continuando a risiedere a Parigi, la sua adesione al movimento di Marinetti è immediata ed entusiasta, e la sua firma si trova su entrambi i manifesti del 1910.
Il quadro “Souvenirs de Voyage”, del 1911, esposto nel 1912 alla Galerie Bernheim Jeune, primo grande palcoscenico internazionale per il futurismo, riassume visivamente
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, anche l’opera di Severini, come quella di tutti i protagonisti delle avanguardie, registra una svolta. Opere come “Treno blindato in azione” (1915), un prestito eccezionale del MoMA di New York, o la già ricordata “Lanciers italiens au galop”, mostrano una ricomposizione dell’immagine, preludio del ritorno alla figurazione.
Naturalmente non si tratta di un passo indietro: Severini, esentato dal servizio militare, nel 1916 è a Parigi,
Un’opera come “Maternità”, del 1916, è quasi un unicum. Il tema è classico, la tecnica figurativa è chiaramente ispirata alla pittura toscana del Quattrocento, la composizione non ha nulla del dinamismo che, variamente declinato, aveva caratterizzato la pittura di Severini fino a quel momento. La tela anticipa quel clima diffuso in Europa di “ritorno all’ordine” che dal 1919-20 segnerà tutta l’arte europea. Severini è molto vicino all’esperienza del Picasso neoclassico. Va sottolineato che anche in questo caso, per Severini, si tratta di un consapevole tentativo di spingersi in avanti e lo dimostra l’impegno teorico, che trova la sua ragion d’essere nel saggio Du Cubisme au classicisme. Estetique du compas et du nombre, pubblicato a Parigi nel 1921, un testo dominato dalla matematica e in particolare da approfonditi studi sulla prospettiva, sulle tecniche compositive e sull’applicazione della sezione aurea. Questo lavoro teorico è talmente minuzioso e scientifico da allontanare il sospetto di un ritorno alla “tradizione”; Severini, con opere come “Les joueurs de cartes”, del 1924 o “La famiglia del povero Pulcinella”, del 1923, si avvicina piuttosto alle poetiche del Realismo magico. La fissità inquietante di persone e oggetti produce un’atmosfera ben diversa da quella del classicismo che aveva preceduto l’esperienza delle avanguardie.
Negli anni Trenta, la vicinanza al gruppo “Les Italiens de Paris” sottolinea il ruolo fondativo del legame di Severini con
La sezione "Quaranta e Cinquanta", presente solo a Rovereto, mostra un periodo ancora troppo poco studiato, ma molto particolare della ricerca artistica di Severini. Sono gli anni della guerra e quelli immediatamente seguenti al conflitto mondiale fino all’anno della sua morte avvenuta a Parigi nel 1966, una fase che la critica, come ricorda Gabriella Belli nel suo saggio, “concorda a ritenere una sorta di lungo capitolo di sapienti esercizi sul passato, quasi una didattica del suo stesso lavoro, un ripensamento in chiave postmodernista delle scoperte e dei linguaggi dell’avanguardia”. E se da una parte bene si legge l’influenza che l’opera di Henri Matisse, e la sua pittura liquida e luminosa, ebbe sul lavoro di Severini, in un momento successivo si assiste a un forte e rinnovato interesse verso l’astrazione che lo porta ad azzerare ogni aspetto di riconoscibilità degli oggetti.
Nell’ultimo decennio, Severini compie una sorta di viaggio attraverso il passato del suo fare pittorico. Anche in questa sua ultima produzione, non torna però sui suoi passi ma cerca di assorbire e interpretare un cambiamento effettivamente in atto in quegli anni: in particolare, i suoi ultimi dipinti annunciano nuovi fermenti che si stanno sviluppando nell’arte europea.
Verso la metà degli anni ‘90 il Mart ha acquisito da Gina Severini Franchina il fondo d’archivio del padre Gino: la documentazione, databile fra il 1902 e il 1994, testimonia le fasi della carriera artistica, professionale e intellettuale di Severini e i suoi rapporti con numerosi personaggi dell’arte e della cultura europea. Traspare dalle carte il pensiero del pittore, entro l’ampio orizzonte della sua attività di giornalista, critico, promotore culturale. L’archivio è composto fra l’altro da alcuni fondamentali carteggi (137 i fascicoli della corrispondenza, fra cui quelli dei fondatori del movimento futurista, di Léonce Rosenberg, Mario Broglio, Jacques Maritain, Piero Dorazio, Lionello Venturi), da un importante nucleo di scritti (materiali preparatori per l’autobiografia, testi per articoli e conferenze, riflessioni e appunti inediti) e da numerosissimi materiali
Un’importante selezione di questo materiale d’archivio viene presentata al pubblico, accanto a documenti conservati da Romana Severini. Lettere, fotografie e schizzi che mostrano aspetti intimi della vita di Severini, ma anche libri e cataloghi provenienti dalla biblioteca dell’artista, tutti esposti nella parte finale della mostra e nella sala consultazione dell’Archivio del ‘900, al piano interrato.
In occasione della mostra “Gino Severini 1883-
Nato all’insegna di una continuità con gli altri testi della collana, “Fondo Severini. Inventario” è connotato dalla presenza dei saggi introduttivi, scritti da
Info: www.mart.trento.it.
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