La mostra è in corso ad Alba, presso la Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero in Via Vivaro, 49 fino al 16 gennaio 2011

Giorgio Morandi, l´essenza del paesaggio

  Cultura e società   

Lo scorso 15 ottobre è stata inaugurata la più approfondita esposizione mai dedicata al mondo ad un tema fondamentale nella poetica di Giorgio Morandi, quello del paesaggio. L’appuntamento di livello assoluto è stato realizzato dalla Fondazione Ferrero, la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e la Regione Piemonte.

Maria Cristina Bandera, curatrice della mostra, ha selezionato 70 opere di indiscussa qualità, individuate anche a partire dai destinatari cui lo stesso Morandi le aveva riservate, in particolare i suoi interpreti - Cesare Brandi, Cesare Gnudi, Roberto Longhi, Luigi Magnani, Carlo Ludovico Ragghianti, Lamberto Vitali - e i suoi più importanti collezionisti.

Per ricreare i fili di committenze famose e di amicizie altrettanto importanti, la rassegna comprende anche una ulteriore selezione di opere appartenute agli artisti contemporanei a Morandi, che per primi ne compresero la grandezza, e di tele ammirate da letterati come Giorgio Bassani, che dedicò a un Paesaggio di Morandi, poi scelto per la copertina delle sue Storie ferraresi, questa  poesia:

O tu cui lenta abbraccia la collina accaldata,

casa persa nel verde, esile volto e bianco,

solo tu durerai, muto, eroico pianto,

non resterai che tu, e la luce assonnata.

L´esposizione prende avvio, nella prima sala, con un primo strepitoso nucleo di 6 opere degli anni dieci, – in particolare “Paesaggio (Nevicata)” datato 1910/1911 - oli rarissimi e mai fino ad oggi riuniti in numero così elevato. 

I paesaggi sono connotati da esperienze formative, ad iniziare da Cézanne, che sfociano in quelli successivi degli anni venti dove l´esperienza cézanniana si somma ad una sintesi derivata dalla conoscenza di Piero della Francesca, meditato sulla monografia di Roberto Longhi del 1927. A seguire, si trovano quelli degli anni trenta in cui Morandi raggiunge una grandezza autonoma e risultati altissimi.

Si passa poi ai numerosi paesaggi, severi e spogliati di naturalismo, degli anni ’40, frutto della permanenza obbligata a Grizzana di Morandi durante la seconda guerra mondiale. Morandi tornò ripetutamente su questo tema, raggiungendo uno dei vertici della sua pittura, anzi, secondo Roberto Longhi il culmine ... forse il più alto da lui raggiunto.

Per ripercorrere l´intero svolgimento dell´attività dell´artista, sono previsti i cortili di via Fondazza degli anni cinquanta e, nuovamente, i paesaggi di Grizzana dei suoi ultimi anni, pervasi da un´inquietudine moderna, caratterizzati da una scarna essenzialità e dal rarefarsi della pittura, quando ormai il confine tra paesaggio e natura morta si fa labile, così da poter prevedere di accostare almeno un´opera di questo genere: la “Natura morta” del 1963.

I sessantaquattro quadri olio su tela e i sei acquarelli, che attraversano i cinquanta anni di attività di Morandi nei luoghi dove ha vissuto fino al 1964,  costituiscono una raccolta, davvero unica e singolare  - come ha spiegato Maria Cristina Bandera, la curatrice della mostra, durante l’anteprima riservata alla stampa - per l’importanza e il pregio delle opere ma soprattutto per l’importanza di vederle accostate tutte insieme. Il progetto espositivo – ha proseguito Maria Cristina Bandera - è studiato per mettere in risalto l´itinerario mentale compiuto da Morandi nell´affrontare un tema che gli è peculiare e per permettere al grande pubblico di conoscere e fare proprie la poesia e la grandezza anche di questo aspetto della sua pittura.

Le opere in esposizione sono concesse da prestatori privati e pubblici come i Musei Vaticani, la Rai – Radiotelevisione Italiana, la Camera dei Deputati, la Banca d’Italia, il Museo del Novecento di Milano, la Pinacoteca di Brera, solo per citarne alcuni insieme a tanti collezionisti privati diversi anonimi.

Il catalogo a cura di Maria Cristina Bandera (24 ORE Cultura) contiene saggi di Maria Cristina Bandera, Barbara Cinelli, Mina Gregori, Gian Paolo Minardi, Ferzan Ozpetek e Paolo Pejrone.

L’architetto Danilo Manassero ha realizzato un allestimento curato con colore di sfondo alle pareti in sinergia con le opere per una mostra comprensibile a tutti dove le didascalie dei singoli quadri sono discretamente scostate dall’opera per non distrarre lo sguardo del visitatore.

Giovanni Scotti

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