Come liberare risorse da destinare a farmaci innovativi, assicurando efficacia, sicurezza e qualità

La rivoluzione dei biosimilari

  Salute  

I farmaci biosimilari sono valutati dall’EMEA tramite procedura centralizzata e vengono attentamente controllati attraverso studi clinici di confronto con il medicinale originatore prima di ricevere l’autorizzazione all’immissione in commercio. Oltre all’efficacia, alla sicurezza e alla qualità i biosimilari assicurano un costo minore per il Servizio Sanitario Nazionale. Eppure nel nostro Paese, nonostante la congiuntura economica negativa, il mercato dei biosimilari stenta a decollare. Sandoz, parte del Gruppo Novartis, da sempre all’avanguardia nel settore, mette oggi a disposizione il biosimilare filgrastim, che stimola in modo selettivo la produzione di globuli bianchi, indicato nel trattamento di supporto di numerosi tumori degli organi solidi ed ematici.

La cura delle più gravi patologie, come tumori o malattie metaboliche, passa attraverso i farmaci biotecnologici. Questi, tuttavia, conoscono in Italia un impiego ancora inferiore all’ottimale, soprattutto per il loro costo molto elevato rispetto alle molecole di sintesi. Il mercato del biotech farmaceutico nel nostro Paese vale circa 5 miliardi di euro, pari al 20% del valore della produzione complessivamente generato dal settore farmaceutico, e rappresenta circa il 40% della spesa farmaceutica ospedaliera.

Eppure un modo per contenere la spesa ci sarebbe: i farmaci biosimilari - nuove versioni autorizzate dei medicinali biotecnologici esistenti i cui brevetti sono scaduti – potrebbero consentire un risparmio medio del 30% rispetto al medicinale originatore. Elemento, questo, molto importante sia per liberare risorse anche a vantaggio dell´immissione in commercio di nuovi farmaci innovativi, sia per offrire un più ampio accesso ai trattamenti disponibili. Ma il loro impiego è ancora limitato, così come sottovalutata la grande potenzialità di risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale.

Il motivo dello scarso sviluppo dei biosimilari è a volte causato da resistenze non giustificate legate al dubbio che questi farmaci possano garantire lo stesso profilo di qualità, efficacia e sicurezza rispetto al biotech di riferimento. Dubbi derivati, il più delle volte, da una scarsa informazione su questo tema o da comunicazioni “di parte”, volte a mantenere lo status quo.

Gli interessi primari del Servizio Sanitario sono la salute e la sicurezza dei pazienti. – ha affermato Pier Luigi Canonico, Farmacologo e Preside della Facoltà di Farmacia di Novara in occasione dell’incontro stampa tenutosi a Milano per il lancio del nuovo biosimilare filgrastim Sandoz. In questo senso - continua Canonico - oggi i biosimilari sono studiati e valutati con grande attenzione dalle agenzie regolatorie europea (EMEA) e nazionale (AIFA), che hanno messo in atto procedure di autorizzazione all´immissione in commercio molto accurate e rigorose, che garantiscono l´efficacia e la sicurezza dei nuovi farmaci biosimilari.

Ed è proprio sotto gli aspetti dell’efficacia, della sicurezza e della qualità che questi biotech “copia” dell’originale vengono attentamente controllati prima e dopo l’immissione in commercio. Per le loro caratteristiche biotecnologiche, i farmaci biosimilari sono valutati dall’EMEA tramite procedura centralizzata.

Per ogni singolo prodotto vengono create specifiche Linee Guida vincolanti a struttura gerarchica: la prima stabilisce i requisiti generali per l’autorizzazione. La seconda contiene le condizioni indispensabili per la dimostrazione della qualità, comprendente i criteri necessari per la produzione e i metodi analitici impiegati per dimostrare le caratteristiche chimico-fisiche, l’attività biologica e la presenza di eventuali impurità. Infine, la terza linea guida riguarda i necessari Studi Pre-clinici e Clinici. Gli Studi Pre-clinici comprendono, fra l’altro, studi sul legame del farmaco proteico al loro recettore, studi sugli animali, sugli effetti farmacodinamici e studi tossicologici. Per quanto riguarda gli Studi Clinici, oltre a quelli di Fase I, sono richiesti dall’EMEA studi randomizzati di Fase III, che devono essere eseguiti sempre in confronto all’originatore.

Una caratteristica importante dei biosimilari è l’equivalenza terapeutica, testimoniata anche da studi clinici di confronto con gli stessi originatori. – continua Canonico - Questi farmaci, infatti, inducono gli stessi effetti preclinici e clinici del farmaco biotecnologico di riferimento e possono , quindi, essere utilizzati per le stesse indicazioni. Sul fronte della sicurezza, poi, le agenzie regolatorie prevedono un’attenta farmacovigilanza al momento dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei biosimilari, così come per tutti i farmaci biotecnologici. D’altra parte, l’impiego largamente diffuso di questi farmaci in molti Paesi quali ad esempio la Germania e la Francia, sottolinea come non siano emerse segnalazioni rilevanti di eventi avversi importanti legati al loro impiego.

L’impegno di Sandoz, divisione del Gruppo Novartis, in questo settore. Dall’ormone della crescita a filgrastim, passando per l’eritropoietina (EPO).

Efficacia, sicurezza e qualità per il paziente, quindi, oltre che un significativo risparmio per le casse del Servizio Sanitario Nazionale. Questa è la “ricetta” della rivoluzione realizzata dai biosimilari che permettono, tra l’altro, di liberare risorse destinate all’innovazione. Su questo solco sta operando da tempo Sandoz, azienda farmaceutica del gruppo Novartis, che possiede le competenze tecniche e scientifiche per la messa a punto di farmaci estremamente complessi dal punto di vista produttivo, quali sono i biosimilari. Farmaci che, grazie alla ricerca di cui sono frutto, spesso si rivelano innovativi anche dal punto di vista tecnologico, sia per quanto riguarda la forma farmaceutica, più pratica rispetto al medicinale originatore (ad esempio in forma liquida anziché in polvere), che per i nuovi device (siringhe pre-riempite con dispositivi di sicurezza per l’ago).

L’ultimo biosimilare messo a disposizione da Sandoz (dopo la Somatropina, ormone della crescita umana ricombinante e l’Epoetina Alfa ricombinante) è filgrastim, un fattore di crescita che consente di trattare la neutropenia, cioè la riduzione dei globuli bianchi, conseguente alla chemioterapia o al necessario “azzeramento” delle cellule difensive dell’organismo in caso di trapianto di midollo osseo.

I fattori di crescita come filgrastim hanno modificato radicalmente le opportunità di trattamento dei pazienti con malattie tumorali del sangue. – afferma Mario Boccadoro, Direttore della Divisione di Ematologia dell’Università di Torino - Filgrastim, in particolare, viene utilizzato anche per mobilizzare le cellule staminali circolanti nel sangue periferico, che saranno poi trasformate in globuli bianchi “maturi”, in grado di espletare tutte le loro funzioni. Grazie ai fattori di crescita oggi possiamo effettuare in Italia più di 4.000 trapianti di midollo l’anno, che prima della loro introduzione non erano possibili. Credo che i biosimilari, nel momento in cui vengono approvati - continua Boccadoro - possano a pieno titolo continuare a darci i risultati che abbiamo ottenuto precedentemente con i farmaci biotecnologici di riferimento. Se è possibile poter risparmiare su medicinali che offrono la stessa garanzia di sicurezza ed efficacia rispetto ad un originatore, ritengo doveroso utilizzarli, perché dobbiamo andare verso un regime di farmaco-sostenibilità, specie in ambito emato-oncologico per poter dare al maggior numero possibile di persone la miglior cura oggi disponibile.

La scelta dello specialista, unico ad oggi a poter prescrivere i farmaci biosimilari, deve quindi tenere conto di due aspetti: da un lato l’efficacia e la sicurezza del trattamento che sta offrendo al paziente, assicurata per i biosimilari dalle autorizzazioni di EMEA ed AIFA in Italia, dall’altro il costo delle terapie, in costante crescita, soprattutto in oncologia.

I farmaci biotecnologici in oncologia hanno sicuramente avuto, e continuano ad avere, un impatto positivo nel ridurre la mortalità e migliorare la qualità di vita dei pazienti: il problema dei costi, tuttavia, ha il suo peso – commenta Enrico Cortesi, Direttore dell’Oncologia Medica B all’Università La Sapienza di Roma – e a volte, a seconda del farmaco, può condizionare la scelta terapeutica. Filgrastim, ad esempio, viene utilizzato per ottimizzare trattamenti che possono far guarire o allungare la vita di un paziente, quindi deve necessariamente essere impiegato. Mentre l’eritropoietina disponibile anche sotto forma di biosimilare, incide più sulla qualità di vita del malato che sul prolungamento della sua esistenza. Un tempo non sorgevano particolare problemi sull’utilizzo di questo farmaco, ora con le restrizioni di budget, sì. Se questo prodotto costasse di meno, potrebbe essere utilizzato con maggiore serenità. Quindi – aggiunge Cortesi - ben vengano farmaci che, pur avendo le stesse proprietà terapeutiche degli originatori, costino meno. Importante è che non sia il singolo clinico a decidere, ma che la scelta si basi sulle indicazioni approvate dagli Enti Regolatori.

Peraltro – conclude Paolo Beck-Peccoz, Responsabile dell’Unità Operativa di Endocrinologia e Diabetologia – Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico IRCCS di Milano – mi sembra corretto chiedere a un farmaco che si presenta con un prezzo inferiore e che offre un vantaggio economico non indifferente, che dimostri efficacia, sicurezza e qualità sovrapponibili a quelle del biotech di riferimento. Per quanto riguarda il comportamento dei biosimilari nella pratica clinica – continua Beck-Peccoz – l’esperienza del mio reparto con l’ormone della crescita (il primo biosimilare registrato in Europa prodotto da Sandoz ndr) conferma l’equivalenza terapeutica del biosimilare con i farmaci biotecnologici precedentemente utilizzati. Nel trattamento dei bambini che presentano deficit di GH (growth hormone) c’è un parametro biologico fondamentale, cioè l’aumento della statura e a questo proposito non abbiamo riscontrato alcuna differenza nell’effetto biologico.

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