Si è svolto il 24 gennaio un educational tour dedicato alla stampa, per visitare e conoscere il tratto laziale settentrionale della Via Francigena

Una giornata nella Tuscia, sulle tracce di Sigerico

  Turismo d’autore  

La via Francigena è una componente essenziale di quella rete di percorsi ad altissima valenza storica e religiosa che da molti anni sono stati riscoperti dai turisti camminatori: turisti che apprezzano la soddisfazione di raggiungere una importante meta spirituale con un percorso a piedi, sulle tracce dei pellegrini medievali. Una panoramica completa di questi percorsi si può consultare sul sito http://www.camminideuropa.eu/.

La via Francigena in particolare costituiva il principale itinerario di pellegrinaggio per coloro che volevano recarsi a visitare Roma, il centro della Cristianità, o spingersi addirittura fino ai porti dell’Italia meridionale per completare il percorso fino alla Terra Santa. La nascita ufficiale della Francigena viene convenzionalmente collocata nel 994 d.C., quando Sigerico da Canterbury, recatosi a Roma per essere nominato arcivescovo, nel viaggio di ritorno elencò in un dettagliato diario tutte le località toccate, e lasciò così per la prima volta una traccia ben precisa del percorso che i pellegrini facevano tra il Nord Europa e Roma.

La parte della via Francigena che ricade nel territorio laziale è lunga circa 170 Km, e inizia dal comune di Proceno, stazione di posta di origine etrusca fondata da Porsenna nel VI secolo a.C.. Alla via è dedicato un apposito sito web www.francigenalazio.it, sviluppato nell’ambito di un progetto finanziato nel 2009 con un contributo dell’Assessorato alla Cultura della Regione Lazio. Il sito è una vera miniera di contenuti: ogni tappa è descritta con un road book dettagliato che illustra bivio per bivio il percorso, ed è possibile scaricare la traccia GPS compatibile con i principali dispositivi portatili. Si può anche “volare” sulla Francigena in 3D, scaricando la traccia Google Earth.

Entro la prossima estate la geo-guida della Francigena laziale sarà potenziata con la pubblicazione di audio-video guide scaricabili dal web su dispositivi portatili. In particolare la guida sarà compatibile con la gran parte dei riproduttori disponibili in commercio, dall’iPod “entry level” al sofisticato iPhone con navigatore, dai car navigator Tom Tom ai telefoni cellulari. Questi ulteriori sviluppi della geo-guida verranno pubblicizzati mediante una nuova edizione di CamminaFrancigena, viaggio-evento con la partecipazione di noti sportivi ed artisti, che potrà essere facilmente seguito grazie a contributi postati su tutti i più noti social networks : Facebook, Twitter, Youtube.

Per i turisti invece che non potessero o non volessero prendersi tutto il tempo necessario per ripercorrere a piedi l’antico cammino dei pellegrini, l’Assessore alla Cultura del Lazio Giulia Rodano ha voluto sperimentare l’effettuazione di una escursione in pullman da Roma, che nel giro di una giornata porti il visitatore frettoloso a vedere almeno le principali bellezze che si incontrano lungo la Francigena. L’intenzione è quella di inserire stabilmente questo tipo di gita nella gamma di proposte che già oggi consentono di visitare in giornata località famose come Assisi o Pompei partendo da Roma.

Il progetto è stato elaborato da A&C - Advertising & Communication, che si è avvalsa della consulenza e collaborazione del noto esperto e docente di turismo Prof. Antonio Percario (antoniopercario@libero.it). La prova pratica dell’escursione è stata appunto proposta alla stampa specializzata lo scorso 24 gennaio, come detto all’inizio. Il percorso si è snodato in parte lungo l’Autostrada del Sole, in parte lungo la moderna via Cassia, attraversando gli splendidi paesaggi della Tuscia e sostando per visitare bellezze naturalistiche, archeologiche e rinascimentali, con le spiegazioni del Prof. Percario e della titolare di A&C Carla Barberis (carla.barberis@aec-comunicazione.it).

La prima sosta ha avuto luogo a Sutri (http://www.comune.sutri.vt.it), dove lo sperone tufaceo a sud dell’abitato racchiude numerosi siti di grande interesse, tanto da essere stato costituito come parco regionale. Oltre a numerose tombe a camera di epoca etrusca e romana alle sue pendici, e alla sontuosa Villa Savorelli che ne domina la cima, i gioielli archeologici principali sono il Mitreo e l’anfiteatro.

Il primo è un’antica tomba etrusca, poi tempio pagano dedicato al dio Mitra e infine chiesa cristiana dedicata dapprima a S. Michele Arcangelo, e poi alla Madonna con il Bambino (S. Maria del Parto): una chiesa interamente ricavata nel tufo, con pareti e colonne affrescate non solo con scene sacre, ma anche con immagini di pellegrini, a testimonianza che questa chiesa era già nel medioevo tappa obbligata per chi si recava a Roma lungo la via Francigena.

L’anfiteatro, sconosciuto fino agli inizi del XIX secolo, quasi completamente interrato e come tale destinato a colture agricole, fu parzialmente riportato alla luce a metà 1800. Questa imponente opera, interamente ricavata nel tufo della collina, risale probabilmente all’epoca romana tra la fine del II sec. a.C. ed il I sec. d.C.. Organizzato su pianta ellittica con tre ordini di gradinate alle quali si accedeva attraverso un funzionale sistema distributivo, poteva contenere oltre 9000 persone.

Tutta la visita di Sutri è stata accompagnata dal Sig. Tommaso Valeri dell’Ente Parco (parco@comune.sutri.vt.it).

Il tour ha poi proseguito il suo percorso fino a Caprarola (http://www.comune.caprarola.vt.it), paese che fino al ‘500 era solo un centro di pastorizia, e che la famiglia Farnese, con la costruzione del proprio celebre palazzo, trasformò in un centro di vita mondana e di intrighi curiali dello Stato Pontificio. Tutto il paese è stato in effetti sviluppato quasi come le quinte di un teatro, in modo da fiancheggiare la strada destinata a portare i visitatori al palazzo.  Il palazzo fu iniziato da Michele da Sangallo con marcati caratteri difensivi, e poi trasformato dal Vignola in una villa finalizzata non più a proteggere i proprietari ma ad esaltarne il potere agli occhi degli ospiti. Gli interni decoratissimi, le architetture fantasiose che culminano nella celebre Scala Regia, ampio scalone a spirale percorribile a cavallo, i curati giardini all’italiana, tutto doveva impressionare il visitatore dei Farnese e senz’altro ancora stupisce il visitatore moderno. Purtroppo il passaggio del palazzo per via ereditaria ai Borboni fece sì che nulla sia rimasto degli arredi originari, in parte portati nella Reggia di Caserta e in parte rivenduti, ma l’architettura e gli affreschi da soli giustificano ampiamente la visita. Visita che, dopo un saluto dell’Assessore della locale Comunità Montana Eugenio Stelliferi, è stata accompagnata dalla bravissima guida Paola Cimetti, della Cooperativa Tuscia DOC (www.tusciadoc.com).

A Viterbo il ristorante Il Portico (http://www.ilporticodiviterbo.it), con la sua accoglienza per la sosta del pranzo, ha ricordato a tutti che la Tuscia va apprezzata non solo per le bellezze artistiche ma almeno altrettanto per le sue specialità gastronomiche, tutte basate sui genuini cibi locali, dall’olio al vino, dalle nocciole alla pasta e ai dolci fatti in casa.

Il giro si è concluso nel pomeriggio con la visita di Bolsena (http://www.comunebolsena.it/), cittadina nota sia per il bel lago omonimo su cui si affaccia, sia per il famoso miracolo di Bolsena, che dette origine alla festa del Corpus Domini. La ricorrenza, celebrata in tutto il mondo cattolico, rievoca il miracolo dell´ Eucarestia, tramutatasi in corpo e sangue di Cristo fra le mani di un sacerdote durante una messa celebrata nella locale basilica. Da allora il paese ricorda il prodigio con la realizzazione di infiorate artistiche che il 14 giugno attraversano il paese lungo un percorso di tre chilometri.

Meno nota del Corpus Domini, ma altrettanto sentita dalla popolazione locale è la festa di Santa Cristina, Patrona della città, che si celebra il 23 e 24 luglio. In questa occasione vengono rappresentati i cosiddetti “Misteri di Santa Cristina”, quadri plastici eseguiti dagli abitanti del paese che riproducono gli episodi più importanti della vita della santa e i martìri da lei subiti.

A Santa Cristina è anche dedicata la basilica, costruzione romana del sec. XI con facciata rinascimentale (1494) e campanile a bifore trecentesco. Nell´interno, dalla navata sinistra si accede alla Cappella del Miracolo (Sec. XVII) il cui altare custodisce le pietre macchiate di sangue, reliquie del Miracolo Eucaristico (1263), mentre il Sacro Corporale, tovaglia d´altare macchiata di sangue, è custodito nella cattedrale di Orvieto. Attigua alla Cappella del Miracolo è la Grotta di Santa Cristina, facente parte delle catacombe cristiane. Nella sacrestia figura una splendida pala d’altare in terracotta smaltata della scuola di Luca della Robbia. La visita a Bolsena è stata accompagnata dall’Assessore Roberto Basili (robertobasili@hotmail.com).

L’itinerario che la Regione intende proporre in futuro ai turisti comprende anche una visita al centro storico di Viterbo, che nell’educational per la stampa si è deciso di saltare in quanto l’orario avanzato non avrebbe consentito di ammirare in modo appropriato gli scorci degli antichi palazzi viterbesi. È evidente però che le maggiori attese di clientela sono per il periodo estivo, quando massimo è l’afflusso di turisti, e senza dubbio con le lunghe ore di luce di cui si può approfittare in estate i turisti potranno godersi tutta la visita, compreso Viterbo, riportando con sé a casa un indimenticabile ricordo delle bellezze della Tuscia laziale.

Ugo Dell´Arciprete

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