Nelle Sale Panoramiche, per la prima volta, una mostra ripercorre la storia di uno dei più noti personaggi manzoniani

La Monaca di Monza al Castello Sforzesco di Milano

  Cultura e società   

Fino al 21 marzo 2010, nelle Sale Panoramiche del Castello Sforzesco di Milano si terrà la mostra che ripercorre la vicenda della MONACA DI MONZA, uno dei più noti personaggi manzoniani, attraverso un percorso che presenterà oltre 60 opere di artisti ottocenteschi quali Francesco Hayez, Mosè Bianchi, Federico Faruffini, Giuseppe Molteni, Gaetano Previati e altri, che restituiscono l’affascinante volto di una donna la cui vicenda, segnata da passioni e delitti, culmina nella terribile condanna che riecheggia tra le pagine degli Atti del processo, eccezionalmente esposti.

L’iniziativa, curata da Lorenza Tonani, è promossa dal Comune di Milano, ideata e prodotta da Alef, col patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Lombardia, della Provincia di Milano, della Provincia di Monza e Brianza; sponsor tecnico LeNord.

La monaca di Monza è prima di tutto una donna. Con questo progetto abbiamo inteso offrire al pubblico una ri-lettura di uno dei personaggi dei Promessi sposi che più hanno colpito l’immaginario collettivo dell’universo manzoniano. – spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory - In questa esposizione, proponendo al visitatore di assumere uno “sguardo dall’alto” e un attraversamento trasversale, vogliamo ripensare lo sfondo storico della vicenda letteraria, la documentazione originale del processo, l’interpretazione pittorica di questa tormentata figura femminile, la ricchezza delle trasposizioni teatrali e cinematografiche. Per sondare nelle pieghe dell’animo di Gertrude, a cui uno dei più noti riduttori – Giambattista Nasi – attribuiva tale affermazione: La notte lascia un campo per maturare i pensieri”, la complessità e la profondità della condizione della donna in quell’epoca, le aspirazioni e le frustrazioni di uno spirito moderno in cerca di identità e libertà.

Il percorso si snoda tra verità storica e rilettura romanzesca della figura di Marianna de Leyva, in religione suor Virginia, a tutti nota come la Gertrude dei Promessi sposi.

Gli eventi della Monaca di Monza sono indagati all´interno di un tema ben più vasto che riguarda la condizione femminile nella prima età moderna, con una particolare attenzione al fenomeno delle monacazioni forzate. L’argomento è analizzato non solo in rapporto all’esperienza claustrale, ma tocca trasversalmente altri aspetti della reclusione femminile, sempre determinata dall’autorità paterna e coniugale. A tal proposito, saranno le figure di donne private della libertà - Anna Bolena, Lucrezia Borgia, Pia de´ Tolomei, Isabella Orsini - a introdurre il percorso espositivo.

Su tutte si erge però il personaggio della “grande peccatrice”, restituito dal racconto di una storia privata che si intreccia con la vita e la cultura della Milano del Seicento.

La figura di Marianna viene ricostruita attraverso i documenti relativi a episodi della sua vita e alle famiglie da cui discese, i de Leyva e i Marino, proprietari dell’omonimo palazzo, ora sede del Comune di Milano, attraverso il carteggio con Federico Borromeo, custodito all’Ambrosiana, nonché attraverso gli Atti processuali, eccezionalmente esposti al pubblico, contenuti nel manoscritto conservato all’Archivio storico della Diocesi di Milano.

Gli Atti raccontano gli eccessi della società milanese del Seicento che crede ancora nei malefici e negli esorcismi e che affida alla tortura il compito di estorcere la verità, ponendo il colpevole in stato di profonda umiliazione.

Dopo essere stata murata per tredici anni in una cella del convento delle convertite di Santa Valeria, Virginia viene riabilitata alla vita conventuale e consegna alle lettere scritte al Cardinale Borromeo il messaggio di una “verace penitenza”, di un’espiazione dolorosa e convinta, di una pacificazione raggiunta.

Alla drammatica voce della verità storica si sovrappone, nella seconda parte della mostra, il racconto letterario e figurativo della Monaca di Monza, che ha goduto e gode tutt’ora di un costante favore, come conferma la sua ininterrotta fortuna, che la vede rappresentata tanto come la Gertrude “oppressa”, quanto come la “grande peccatrice”.

Le crisi di coscienza e le remore morali di Virginia, nella traduzione manzoniana del personaggio della sventurata Gertrude, furono oggetto di straordinarie prove pittoriche da parte di diversi artisti dell’Ottocento: dall’intimo e delicato “ritratto” di Francesco Hayez, allo scomposto sussulto con il quale Mosè Bianchi coglie la Monaca in un’inquietudine mai realmente trattenuta.

Indimenticabile personaggio del romanzo, Gertrude è stata poi soggetto privilegiato di alcune tavole delle diverse edizioni del capolavoro manzoniano: in mostra verranno presentati i disegni di Francesco Gonin per l’illustrazione dei Promessi sposi del 1840, conservati alla Biblioteca Nazionale Braidense e gli splendidi disegni di Gaetano Previati provenienti dal Gabinetto dei disegni del Castello Sforzesco nonché varie prove incise ottocentesche della Raccolta Bertarelli, fino alle proposte degli anni ´60 e ´70 del Novecento di Giorgio De Chirico ed Ernesto Treccani.

Chiude il percorso una speciale sezione dedicata alle riduzioni drammaturgiche della vicenda della Monaca di Monza: dal dramma teatrale di Testori, Luchino Visconti realizzò uno spettacolo nel 1967 avente per protagonista Lilla Brignone, destinato a suscitare forti polemiche. Sullo stesso testo, recentemente, la compagnia Teatridithalia ha riproposto il dramma. Lucilla Morlacchi, attrice protagonista ha fermamente creduto nella forza del testo della Monaca di Monza e, in sintonia con lei, il regista Elio De Capitani ha riconosciuto “un testo magmatico e affascinante, pieno di zone opache e squarci luminosissimi”.

Accompagna la mostra un catalogo Silvana Editoriale.

 Versione stampabile




Torna