Tante sorprese inaspettate in uno dei tesori nascosti del territorio italiano

Le perle dell’Appennino Bolognese

  Turismo d’autore  

Sono certamente decine di migliaia gli automobilisti che transitano ogni giorno sull’Autostrada del Sole tra Firenze e Bologna, ma probabilmente quasi tutti gettano solo uno sguardo distratto al panorama circostante, troppo impegnati ad evitare i Tir che si sorpassano l’uno con l’altro.

Eppure molte delle vallate che scendono dal crinale appenninico, in particolare verso la pianura padana, meriterebbero ben più che un’occhiata di sfuggita, depositarie come sono di antichi borghi e di testimonianze sia della vita contadina, sia del riposo della borghesia cittadina che veniva qui per sfuggire alla calura estiva.

Uno dei migliori esempi di questo tipo è la valle che porta dalla Toscana a Bologna, superato il passo della Futa, lungo la tortuosa ma assai panoramica strada statale SS65. Lungo questo percorso la località sicuramente più conosciuta è il paese di Monghidoro, noto a tutti in quanto paese natale di Gianni Morandi; non mancano però tanti altri punti di interesse che giustificano una visita in zona (o un soggiorno più lungo per chi vuole godere del relax di questo ambiente bucolico).

Il posto ideale per fare da campo base durante la visita è senz’altro Palazzo Loup, la principale struttura alberghiera della valle che oltre ad essere un ottimo quattro stelle gode anche di importanti trascorsi storici. Nato, si dice, dove nel medioevo sorgeva un castello che fu donato da Matilde di Canossa al vescovo di Pisa, l’attuale palazzo nasce nel seicento col nome di Villa della Fratta.

Passato poi in dote o in eredità a diverse famiglie, il palazzo giunse all’imprenditore svizzero Luigi Loup da cui il nome che porta tuttora. Per la sua posizione su quella che per secoli è stata la strada principale tra Firenze e Bologna la struttura ha ospitato nei secoli tanti ospiti di riguardo, a partire da Papa Pio VII che vi soggiornò nel 1805, di ritorno da Parigi dove c’era stata l’incoronazione di Napoleone.

Altro fatto storico di grande importanza, svoltosi a palazzo Loup, è la riunione che vi si tenne nel 1859 tra rappresentanti dello Stato sabaudo, del Granducato di Toscana e dei governi di Romagna, Modena e Parma, per abolire le barriere doganali tra questi territori e adottare una moneta unica, in vista di quella unità d’Italia che ormai appariva imminente. Praticamente un anticipo degli accordi di Schengen e dell’eurozona attuale.

Da palazzo Loup si raggiungono con pochi minuti di macchina, o anche a piedi per chi ama camminare, numerose località della valle che possono soddisfare i diversi interessi dei turisti. Per i cultori di storia e archeologia sono assolutamente imperdibili gli scavi del Monte Bibele, dove sono venuti alla luce i resti di un insediamento dove gli iniziali abitatori Etruschi si sono poi fusi con i Celti arrivati dal Nord Europa, secoli prima che tutta la zona venisse poi conquistata da Roma.

Collocato in cima ad una altura da cui si controllavano i transiti nella valle sottostante, il villaggio era realizzato su una serie di terrazzamenti degradanti sul fianco dell’altura. Attualmente nell’area archeologica è possibile vedere le mura di contenimento dei terrazzamenti, la ricostruzione di una capanna in legno come si presume fossero le abitazioni dei popoli dell’epoca, e un pozzo profondo 3 metri che, avendo pareti non impermeabili, non era destinato a contenere acqua bensì neve che veniva compattata sul fondo per fungere da frigorifero.

Il villaggio deve aver avuto il suo consolidamento tra il IV e il III secolo a.C., e rappresenta il più importante complesso archeologico italiano, ed uno dei più significativi in Europa, per quanto riguarda le alleanze tra Celti, Etruschi, Umbri e Liguri che tentarono poi di contrastare l’avanzata romana. Tutta l’oggettistica recuperata in zona è in esposizione presso il Museo Civico Archeologico “Luigi Fantini” nel vicino paese di Monterenzio.

Per chi invece è interessato alla enogastronomia della zona e non si limita agli ottimi pranzi nelle due strutture di Palazzo Loup (ristorante Le Volte o pizzeria Il Calesse), ma vuole anche vedere dove nascono i migliori vini del territorio, è consigliata una visita al Podere Riosto, nella vicina Pianoro.

Il Podere sorge a 330 m sul livello del mare in una parte di quelli che erano una volta i possedimenti della storica famiglia Ariosti, una terra dove per secoli si è sempre prodotto grande vino. Con tecnologie moderne ma gestite con la sapienza vinicola maturata da generazioni, nascono nei grandi fusti di acciaio vini di qualità tra cui il tipico Pignoletto, specialità dei Colli Bolognesi, ma anche Barbera, Merlot, Chardonnay e Cabernet.

Una importante particolarità del Podere Riosto è la riscoperta della Vite del Fantini, una vecchia pianta ritrovata nel 2000 quasi rinsecchita, poi ripiantata e coltivata con successo dal proprietario del podere Alessandro Galletti. La vecchia pianta aveva probabilmente più di 300 anni di età, era quindi una vite superstite, a piede franco, sopravvissuta alla grave crisi della viticoltura europea causata a partire dal 1863 dalla fillossera.

Ma questa parte dell’Appennino bolognese nasconde anche una insospettabile risorsa scientifica: tra i suoi boschi sorge il parco delle stelle di Loiano, stazione osservativa dell’Istituto nazionale di astrofisica (INAF) dotata di due telescopi, un planetario digitale e un’aula didattica con exhibit multimediali e spazi per conferenze.

Oltre ai compiti istituzionali di ricerca nel campo della astronomia e astrofisica, l’osservatorio di astrofisica e scienza dello spazio (OAS) organizza attività formative, lezioni, laboratori, osservazioni con i telescopi, lezioni nei planetari e serate con il laser. Le attività sono adatte a tutte le età, con particolare attenzione ai bambini.

Un breve spostamento nella attigua valle del torrente Savena permette invece di fare un salto nella storia delle attività agricole della zona, con i numerosi mulini che nel passato permettevano ai contadini di trasformare il loro grano o mais in preziosa farina per pane e dolci. A quell’epoca i gestori dei mulini, i mugnai, erano i veri social media manager del tempo, perché chi portava la propria farina al mulino spesso doveva attendere lì il proprio turno alla macina, e nel frattempo bere un bicchiere di vino in compagnia e scambiare le ultime notizie e i gossip del giorno.

Il più bel mulino della zona è sicuramente il mulino Mazzone, recentemente restaurato e ancora in grado di funzionare. Risalente al 1785, il mulino Mazzone è composto da abitazione, stalla, locali distinti per ciascuna macina e un ampio portico antistante l’ingresso. Quelle che erano le stanze di abitazione della famiglia del mugnaio, ai piani superiori, sono state adesso trasformate in un romantico B&B.

I mulini della zona furono testimoni delle sanguinose rivolte scoppiate poco dopo l’unità d’Italia, quando i governi sabaudi imposero la famigerata tassa sul macinato. I mugnai furono obbligati per legge ad agire come sostituti di imposta, prelevando dai contadini una quota parte della farina o il corrispondente valore monetario, per poi versarlo allo Stato. Moltissimi mugnai si ribellarono a questo ruolo da esattori delle tasse, e alcuni di loro assursero al ruolo di veri condottieri militari come il famoso Gaetano Prosperi detto “Spirito”.

Last but not least, gli splendidi paesaggi dell’Appennino bolognese soprattutto in primavera e all’inizio dell’autunno invitano i turisti più sportivi a partire zaino in spalla per i trekking sui sentieri della zona. L’associazione Appennino Slow, membro della AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile), si occupa di turismo sostenibile e di turismo esperienziale, organizzando viaggi a passo lento (a piedi o in mountain bike) in tutta Italia, e in particolare sull'Appennino Tosco-Emiliano, tra Bologna, Modena e Firenze.

È possibile chiedere l’effettuazione di viaggi su misura, oppure affidarsi a uno dei trekking standard di Appennino Slow che portano i viaggiatori sulla Via degli Dei (da Bologna a Firenze), la Via della Lana e della Seta (da Bologna a Prato) o il Cammino di San Francesco (da Rimini a La Verna attraverso insediamenti francescani).

In conclusione, un soggiorno nelle valli dell’Appennino bolognese, oltre a consentire una rilassante esperienza nella natura ed un ghiotto assaggio delle bontà enogastronomiche locali, permette di fare insospettate scoperte di archeologia, storia, scienza e tradizioni contadine.

Riferimenti utili per il viaggio

Palazzo Loup - Via Santa Margherita 21 40050 Loiano (BO) - www.palazzo-loup.it

Museo Civico Archeologico “Luigi Fantini” - Via del museo 2 - Monterenzio (BO) - www.beniculturali.it/luogo/museo-civico-archeologico-luigi-fantini

Area archeologico naturalistica di Monte Bibele - Centro Servizi - Monte Bibele - www.montebibele.eu

Podere Riosto - Via di Riosto 12 40065 Pianoro (BO) - www.podereriosto.it

Parco delle stelle di Loiano - www.oas.inaf.it/it/pubblico/loiano

Mulino Mazzone - Via Antonio Galli 40063 - Monghidoro, località Piamaggio - www.mulinomazzone.it

Appennino Slow . Via del Poggio, 30 40050 Loiano (BO) - www.appenninoslow.it

Ugo Dell’Arciprete

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