FOCUS ON LINE - RIVISTA N° 10, 10 dicembre 2017

Turismo d’autore, In Italia

Mantova e Castel d’Ario: un’idea per un week end
Un originale percorso a Mantova e poi a Castel d’Ario,al confine fra Lombardia e Veneto perl la Bigolada

Giovedì 30 novembre, a Milano, presso l’Osteria del Treno, nell'anno di Ea(s)t Lombardy, la Pro Loco di Castel d'Ario, nata nel 1969 per la valorizzazione turistica del paese, attraverso attività culturali e ricreative suscettibili di recare lustro al paese, ha presentato il progetto La Bigolata, che unisce cultura, storia, tradizione e gastronomia, ed è stato finanziato dal Bando Unico Cultura 2017 di Regione Lombardia.

Il progetto La Bigolata intende ricercare documentazioni fotografiche storiche e realizzare non solo un sistema multimediale con corrispondente pubblicazione online di schede di inventario, ma anche iniziative di promozione della tradizione agroalimentare, laboratori nelle scuole ed altre attività che concorrono alla costante trasmissione, di generazione in generazione, di una tradizione del territorio.

Nata nel 1848, come moto di rivolta contro gli austriaci, quando sulla piazza del paese furono distribuiti, gratuitamente, polenta, aringhe, cospettoni e vino, La Bigolada, oggi, è una grande manifestazione popolare di piazza: alla popolazione vengono distribuiti 12/13 quintali di fumanti bigoli con le sarde (in dialetto: bigoi con le sardèle), cioè gli spaghetti conditi con acciughe e tonno, cotti in grandi paioli proprio nella piazza centrale, mentre l’intero paese fa festa. In contemporanea, infatti, sono organizzate mostre, sfilate di maschere e giochi di piazza. Sandro Correzzola ne ha raccolto la storia e i migliori aneddoti nel volume LA BIGOLADA di Castel d’Ario, edito dall’Editoriale Sometti di Mantova.

Il 27 febbraio 1867, a seguito dell’iniziativa del sindaco Luigi Boldrini, il consiglio comunale di Castellaro deliberò la sostituzione dell'antica denominazione del paese, ritenuta facilmente confondibile con quella di villaggi omonimi o assonanti, con il nome di Castel d'Ario, confezionato dal poeta Giosuè Carducci, che, riferendosi al castello di epoca romana, riprese la leggenda secondo la quale il villaggio era stato fondato dal centurione Dario o Ario.

L’occasione per visitare Castel d’Ario potrebbe essere proprio la prossima edizione, la 178ma, de La Bigolata, che si terrà il 14 febbraio 2018. Si potranno, così, ammirare, in particolare, il castello, il municipio e le statue dedicate a Tazio Nuvolari.

Il Castello, uno dei principale castelli recintati medioevali a pianta pentagonale irregolare con una torre ad ogni vertice, si trova nella parte nord della cittadina, partendo dal centro, e lo si raggiunge attraverso il ponte sul canale Molinella, canale artificiale per irrigazione fatto costruire dagli Austriaci durante la loro dominazione. Come ricorda la lapide affissa sulla porta d’ingresso, nella Torre della Fame, l’unica che conserva un resto della merlatura, che contornava tutto il Castello, furono ritrovati alcuni scheletri riconducibili ai resti di membri della famiglia di Pico della Mirandola e dei Bonacolsi, rinchiusi all'interno della struttura e lasciati morire di fame.

Nella piazza principale del paese, invece, si trova il Palazzo Municipale, iniziato nel 1774 secondo il progetto dell'architetto Girolamo Dal Pozzo, e portato a termine nel 1782, con le varianti apportate dall'ingegnere Antonio Chinaglia. Il palazzo, costruito per essere la residenza del cancelliere e del governatore trentino e la sede delle locali Vicinie, le riunioni dei proprietari del luogo, finalizzate all'amministrazione del territorio, ha una pianta ad H ed è articolato su tre piani. La scala in facciata dà accesso alla sala ovale delle assemblee.

Il personaggio che da lustro alla località è Tazio Nuvolari, nato a Castel d’Ario il 16 novembre 1892, uno dei più grandi piloti di ogni tempo. Nuvolari, che esordì in corsa non giovanissimo, nel 1920, ha alternato la moto (Bianchi) all’auto (Alfa Romeo della Scuderia Ferrari, Maserati e Auto Union), riportando vittorie e conquistando titoli e medaglie sia con l’una sia con l’altra. Castel d'Ario gli ha dedicato ben due monumenti: un busto in bronzo, realizzato subito dopo la sua morte, nel 1956, dallo scultore casteldariese Giuseppe Menozzi (1895-1978), ed una statua con a fianco una Bugatti, opera dello scultore mantovano Andrea Zangani, realizzata in occasione del 50° anniversario della sua morte.

Un consiglio: per raggiungere Castel D’Ario è meglio prendere il treno a Mantova, Capitale Italiana della Cultura 2016, grazie alla preziosa eredità lasciata dalla famiglia dei Gonzaga, che ne ha fatto il fulcro del Rinascimento italiano.

A Mantova, cinta su tre lati dai laghi artificiali del Mincio, che donano alla città una caratteristica del tutto particolare, facendola apparire come una città che sorge dalle acque, se non si vuol fare solo il solito itinerario (Palazzo Te, luogo di svago dei Gonzaga, con la sala dei Giganti, costruito e decorato da Giulio Romano, Palazzo Ducale, con il Castello di San Giorgio e la Camera degli Sposi, la Rotonda di San Lorenzo, i palazzi della Ragione e del Podestà, che affacciano assieme ad altri edifici storici su Piazza delle Erbe e Piazza Broletto, che hanno conservato l'originario impianto medievale, il Duomo, originariamente romanico, ma poi ampiamente modificato nei secoli successivi, e la Basilica di Sant'Andrea, progettata da Leon Battista Alberti), si possono visitare i luoghi che ricordano l’influenza della famiglia d’Arco in questo capoluogo.

Questa visita può avere come filo conduttore la famiglia, originaria di Arco di Trento, arrivata a Mantova nel 1740, anche se avevano già avuto contatti politici e commerciali con la città e la famiglia Gonzaga fin dall’epoca rinascimentale.

Nella Camera degli Sposi, dipinta da Mantegna in Palazzo Ducale, infatti, i ritratti del marchese Ludovico II e di Barbara di Brandeburgo ci introducono agli stretti rapporti tra le due famiglie, che si intensificarono, poi, in occasione del matrimonio tra Cecilia Gonzaga e Odorico d’Arco.

La visita, in particolare, può comprendere Palazzo d’Arco e il Teatro Scientifico Bibiena.

Nel Palazzo d’Arco, residenza della famiglia, ancora ricco di tutti gli arredi, della quadreria e delle collezioni raccolte nel tempo, consigliamo, in particolare, di ammirare il cinquecentesco Salone dello Zodiaco, affrescato da Giovanni Maria Falconetto (Verona 1468 - Padova 1535), pittore ed architetto. La quattro pareti della sala, che misura 9.70 x 15.40 x 6.30 metri, sono adorne dei segni zodiacali: uno su ciascuno dei due lati brevi e cinque su ciscuno dei due lati lunghi, così che i segni opposti si affrontano fra loro: ad Ariete si oppone Libra, a Toro Scorpione, a Gemelli Sagittario, a Cancro Capricorno, a Leone Acquario, a Vergine Pesci. La Libra è stata nascosta dal camino addossato alla parete forse nel XVII sec.. Al soffitto a cassettoni lignei è ancora infisso il robusto anello di ferro che reggeva il lampadario. Intorno, lungo le pareti, ci sono cassapanche di epoche diverse, e, a destra del tavolo, posto davanti al camino, ci sono alcune sedie ed una seicentesca cassaforte dal complicato meccanismo di chiusura.

Il Teatro Scientifico Bibiena è stato progettato dal parmense Antonio Galli Bibiena, su commissione del rettore dell'Accademia dei Timidi per ospitare non solo adunanze scientifiche, ma anche recite e concerti. Il teatro, che presenta una pianta a forma di campana, è disposto su più ordini di palchetti lignei. L'architetto Bibiena non solo ne diresse i lavori, tra il 1767 e il 1769, ma affrescò anche personalmente gli interni dei numerosi palchetti con figurazioni monocrome. La facciata, classica, invece, fu realizzata da Giuseppe Piermarini, da cui trae il nome il salone posto al primo piano del teatro. Lo “scientifico”, un mese dopo l'inaugurazione, ospitò, il 16 gennaio 1770, il quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart, giunto a Mantova durante la sua prima tournée italiana insieme al padre Leopold, grazie all’intervento di Francesco Eugenio d’Arco. Durante la loro permanenza a Mantova, Mozart ed il padre furono ospiti dei conti d’Arco nel loro palazzo.

Info: http://www.prolococasteldario.it/ - http://www.museodarcomantova.it/ - http://www.mantovaducale.beniculturali.it/it/ - http://www.mantovaducale.beniculturali.it/it/camera-picta

Giovanni Scotti