FOCUS ON LINE - RIVISTA N° 2, 5 febbraio 2012

Cultura e società , Editoria e comunicazione

The Iron Lady
Nei cinema dal 27 gennaio

The Iron Lady, ovvero Margaret Thatcher, ex Primo Ministro britannico, ormai ottantenne, fa colazione nella sua casa in Chester Square, a Londra. Malgrado suo marito Denis sia morto da diversi anni, la decisione di sgombrare finalmente il suo guardaroba risveglia in lei un’enorme ondata di ricordi. Al punto che, proprio mentre si accinge a dare inizio alla sua giornata, Denis le appare, vero come quando era in vita: leale, amorevole e dispettoso.

Lo staff di Margaret manifesta preoccupazione a sua figlia, Carol Thatcher, per l’apparente confusione tra passato e presente dell’anziana donna. Preoccupazione che non fa che aumentare quando, durante la cena che ha organizzato quella sera, Margaret intrattiene i suoi ospiti incantandoli come sempre, ma a un bel momento si distrae rievocando la cena durante la quale conobbe Denis 60 anni prima.

Il giorno dopo, Carol convince sua madre a farsi vedere da un dottore. Margaret sostiene di stare benissimo e non rivela al medico che i vividi ricordi dei momenti salienti della sua vita stanno invadendo le sue giornate nelle ore di veglia.

La vita e la carriera politica della prima donna divenuta capo di governo di un paese occidentale è sceneggiata da Abi Morgan ed interpretata da Meryl Streep, per la regia di un’altra donna, Phillida Lloyd, che aveva già diretto la Streep nel musical Mamma Mia!.

La parabola privata e pubblica della Lady di ferro è riletta e raccontata con l’utilizzo di un filtro delicatamente femminista.

Da non trascurare, però, l’interpretazione da parte di Jim Broadbent del fantasma del marito, che, per decenni, l’ha sostenuta con pazienza, costanza ed understatement squisitamente brittannico.

Positivo anche il modo di altalenare tra passato e presente, tra le gesta, dure e orgogliose, della donna di governo e quelle, fragili e incerte, della anziana alle prese con la solitudine, la vecchiaia e il rimpianto di quanto sacrificato sul piano personale nel nome dell’impegno politico.