FILMMAKER FESTIVAL

13/11/2023

17 - 27 novembre | Milano | Arcobaleno Film Center | Cineteca Milano Arlecchino | Spazio Realtà Virtuale Anteo Palazzo del Cinema

Al via FILMMAKER FESTIVAL, dal 17 al 27 novembre sugli schermi di Arcobaleno Film Center, Cineteca Milano Arlecchino e nello Spazio Realtà Virtuale di Anteo Palazzo del Cinema.

Spazi consolidati e nuovi (ma con Anteo si tratta di un gradito ritorno dopo le edizioni degli anni 80) per un progetto in continua evoluzione capace di dialogare con il mercato, scommettendo su un’autrice originale come Alice Rohrwacher e la sua Chimera, senza togliere nulla alla ricerca libera e rigorosa (no, non è una contraddizione) delle forme nuove del cinema del reale nel Concorso internazionale e alla entusiasmante scoperta dei nuovi talenti nelle Prospettive.

Sempre più solida è la rete di relazioni che il festival ha intrecciato con le più attive realtà culturali italiane, anche quest’anno Filmmaker prolunga nel tempo e nello spazio il suo programma, organizzando per Claire Simon e il suo Notre corps un tour nazionale mentre a Milano propone un programma letterario cinematografico all’interno di BookCity, uno scandaglio nelle realtà virtuale con il gruppo AN-ICON dell’Università Statale e aprendo una collaborazione formativa con l’Accademia di Brera, che va ad aggiungersi a NABA e alla Civica scuola di Cinema L. Visconti.

Una serie di gesti curatoriali che contribuiscono a confermare la manifestazione milanese come punto di riferimento importante da oltre quarant’anni per chi voglia scoprire o riscoprire i grandi nomi del cinema del reale, conoscere i filmmaker del futuro, riflettere sull’attualità, indagare le nuove frontiere dell’audiovisivo.

Il programma si articola in nove sezioni: Concorso Internazionale, Concorso Prospettive, Fuori Concorso, Fuori Formato, Filmmaker Expanded, Filmmaker Moderns, Teatro Sconfinato più i progetti di Strade perdute e “La lunga vita delle parole: scrittori, romanzi e film”, una riflessione eccentrica sul rapporto tra cinema e pagina scritta, per un totale di 48 titoli di cui 21 prime mondiali e 15 prime italiane.

FILM DI APERTURA

Sarà La Chimera di Alice Rohrwacher a inaugurare il 17 novembre alla presenza della regista l'edizione 2023 del festival, all'Arcobaleno Film Center, ore 21.30.

Autrice di riferimento per chi pensa che il cinema debba guardare la realtà e inventare il mondo, conoscere la storia e perdersi nei miti, Alice Rohrwacher incrocia per la prima volta i sentieri di Filmmaker e lo fa nel modo migliore, aprendo, nel segno di un moderno umanesimo e di un ampio respiro, un’edizione sospesa tra realismo documentario e libera sperimentazione.

Accolto con entusiasmo al Concorso del Festival di Cannes e nella sezione Best Of della Festa del Cinema di Roma, il film racconta le peripezie di una banda di “tombaroli” ladri di corredi etruschi e di meraviglie archeologiche. Con loro c'è Arthur (Josh O'Connor di The Crown), lo chiamano “l'inglese”, ha il dono speciale di “sentire” le tombe da sopra la terra, di intuire quel vuoto che racchiude le vestigia di un tempo passato. Forse perché cerca qualcos'altro: non i gioielli e i reperti antichi ma Beniamina, la ragazza di cui è innamorato, che non c'è più e che crede di poter riportare sulla terra. Ognuno insegue la propria chimera, per qualcuno è il sogno di un guadagno facile, per altri un amore ideale.

La Chimera uscirà nelle sale il 23 novembre con 01 Distribution.

CONCORSO INTERNAZIONALE

Filmmaker si è sempre posto come una mappa del tempo presente per rivolgere lo sguardo al futuro. Una vocazione a cui non rinuncia neppure quest'anno nei dieci film del Concorso Internazionale, tutti in anteprima italiana o mondiale, nei quali giovani autori e nomi di primo piano del panorama cinematografico mondiale azzardano nuove traiettorie dell'immaginario e diverse narrazioni del mondo senza distinzioni di formato, genere o durata.

Fra loro tre amici di Filmmaker che tornano al festival con i loro ultimi lavori: Sylvain George, vincitore della scorsa edizione con Nuit obscure - Feuillets sauvage, in Nuit obscure - Au revoir ici, n'importe où compone un nuovo capitolo nella sua ricerca di una forma estetica e politica in cui restituire una narrazione dei migranti e del nostro tempo. Se nel precedente film i protagonisti erano adulti, in questo che lo porta di nuovo a Melilla, frontiera tra Europa e Africa, al centro vi sono i bambini che trasformano quasi in un gioco la loro lotta per la sopravvivenza.

Elvis Ngabino, già nella competizione di Filmmaker 2020 con il suo sorprendente esordio Makongo, con Le Fardeau, unendo documentario e drammaturgia, ci porta di nuovo nella sua Repubblica Centrafricana. La storia di Rodrigo e Reine, condannati dalle norme sociali alla solitudine e alla paura, conferma la vitalità di un nuovo cinema africano che vuole confrontarsi senza stereotipi con la propria realtà. Deborah Stratman, Premio della Giuria a Filmmaker nel 2016 per The Illinois Parables, in Last Things immagina un'indagine del nostro pianeta dal punto di vista delle pietre, tenendo come riferimenti cardinali le voci off della geologa Marcia Bjørnerud e della cineasta Valerie Massadian che recita un racconto fantascientifico ispirato a due novelle di J.H Rosny, pseudonimo dei fratelli Boex.

L'uso distorto della natura e la devastazione ambientale caratterizzano anche Valley Pride di Lukas Marxt, nel quale l'autore mette in luce gli effetti dello sfruttamento agroalimentare e della monocultura nel sud della California.

Accomunati dalla scelta del 16mm, che attraversa diverse opere nel centenario del formato, e dall'investigazione di un territorio, Being in a Place-A Portrait of Margaret Tait di Luke Fowler e El Chinero, un cerro fantasma di Bani Khoshnoudi instaurano nel concorso una sorta di dialogo a distanza: Fowler cerca di ritrovare l'arte della regista e poeta Margaret Tait nel paesaggio delle isole Orcadi, nel nord della Scozia, dove Tait abitava, guidato dalla sua stessa voce narrante. Khoshnoudi, artista iraniana della diaspora che ha vissuto a lungo in Messico, esplora invece il deserto messicano a partire dal nome di una montagna, “El Chinero” per ricostruire la fuga e la morte di migliaia di asiatici dalle persecuzioni razziali di cui non rimangono tracce ufficiali.

L'archivio è il punto di partenza di Background di Khaled Abdulwahed e di Loving in Between di Jyoti Mistry. Se nel primo l'autore cerca di riempire la mancanza di immagini del padre, rimasto in Siria da dove lui è fuggito per la guerra, per ritrovare la sua presenza tanti anni prima nella Germania dove adesso vive, il secondo costruisce una sorta di “archivio ottimista” intorno all'amore. Mescolando gli immaginari di diverse epoche, Mistry ne restituisce un'idea oltre il gender, che travalica norme sociali e tabù.

L’Italia è rappresentata da due titoli, entrambi in prima mondiale: L'albume d'oro di Samira Guadagnuolo e Tiziano Doria, una “fantasia” che nel bianco e nero in 16 mm produce il cortocircuito fra arcaico e futuribile; Banzavois in cui Lorenzo Casali racconta ascesa e caduta della fabbrica di motori Isotta Fraschini a Saronno lasciando la parola agli operai e alle loro lotte. A queste si uniscono le storie delle piante esotiche cresciute in quegli spazi abbandonati, convocando umano, macchina, natura nel racconto filmico e fra i giochi linguistici di Gadda, che ispirano il titolo, recitati da Elio de Capitani.

La Giuria del Concorso Internazionale è composta da: Stefano Savona (regista), Marianna Schivardi (regista), Lucia Tozzi (studiosa indipendente di politiche urbane).

CONCORSO PROSPETTIVE

Dedicata a registe e registi italiani fino ai 35 anni, la sezione Prospettive vuole essere un laboratorio di idee per intercettare ciò che agita il cinema italiano indipendente più giovane con l'emozione di accompagnare nuovi talenti nel futuro.

I film del Concorso, in prima mondiale o nazionale, a cui si aggiungono i Fuori Concorso, fra storie famigliari, confronti generazionali, ritratti privati e collettivi disegnano l'emozione di una prima volta - o di un ritorno - in cui la ricerca di uno sguardo sul mondo coincide con il gesto del filmare.

FUORI CONCORSO

Claire Simon, Paul B. Preciado, Ulrich Seidl, Monica Stambrini, Franco Maresco, Leonardo Di Costanzo, Mattia Colombo e Valentina Cicogna, Michele Rho, Stefano Savona, Bruno Bigoni col Gruppo Maelstrom: la proposta Fuori Concorso concentra con estrema ricchezza in dieci titoli una varietà di autrici, di autori, di temi, di sguardi sul cinema e sul mondo.

FILMMAKER MODERNS

Tornano i Moderns, i film che esprimono una ricerca in divenire.

Fra questi i Ballo Files, nuovo capitolo nell' esplorazione dell’universo di Francesco Ballo con un programma di quattro tasselli per un cinema-laboratorio fieramente indipendente, underground, povero ma ricchissimo di invenzioni, girato con camere agili e leggere per mezzo delle quali, sfruttando la fluidità e l’economicità delle loro prestazioni, reinventare continuamente la libertà del filmare.

FUORI FORMATO - COSA PUÒ UNA PELLICOLA: IL CINEMA FATTO A MANO DI GAËLLE ROUARD

Il programma di Fuori Formato, a cura di Tommaso Isabella, si concentra quest’anno su Gaëlle Rouard, regista, alchimista, artista performativa. Un’unica proiezione poiché il lavoro della filmmaker francese, tra i fondatori di Atelier MTK e membro del centro di diffusione di musica e film sperimentali Le 102, rue d'Alembert di Grenoble, si basa sulla natura singolare, effimera e irripetibile di ogni presentazione dal vivo quale momento alchemico in cui la materia si fa luce e il film diventa un’esperienza condivisa.

A Filmmaker Rouard porterà, in prima italiana, il lungometraggio Darkness, Darkness, Burning Bright. Canto pastorale spiritato, veglia montanara piena di fantasmi, brume e luccichi, il film è uno spettacolo luminoso che sta tra la pittura e il cinema passando per le fantasmagorie ottiche dell’Ottocento.

TEATRO SCONFINATO

Protagonista della sezione è Anagoor, il gruppo teatrale di ricerca fondato da Simone Derai e Paola Dallan, con Todos Los Males, un film-opera ma anche un documentario di immaginazione attraversato dalle arie di Les Incas du Perou - seconda parte di Les Indes Galantes di Rameau, che è al tempo stesso un re-enactement e un making of dello spettacolo.

FILMMAKER EXPANDED - GRADI DI LIBERTÀ E IMMERSIVE REALITIES

Confermata anche per l’edizione 2023 la sezione dedicata alla realtà virtuale e immersiva realizzata insieme ad AN-ICON con la collaborazione di Rai Cinema e Anteo Palazzo del Cinema.

Come nel 2022, l’iniziativa prevede il concorso Gradi di Libertà dedicato alle opere italiane e un programma internazionale che quest’anno presenterà una sezione monografica sulla pluripremiata autrice sudcoreana Gina Kim: per la prima volta a Milano, verrà mostrata l’intera trilogia - Bloodless(2017), Tearless (2019) e Comfortless (2023) - di opere in realtà virtuale dedicata alle cosiddette “US military comfort women”, le “donne di conforto” coreane destinate ai militari statunitensi che venivano reclutate in tutta la Corea del Sud per soddisfare sessualmente i membri delle forze armate.

STRADE PERDUTE

Strade perdute è una sezione ideata e curata da Fulvio Baglivi e Cristina Piccino che hanno chiesto a 18 filmmakers di mostrare una sequenza, un ciak, un pezzo di montaggio che come sempre accade per scelte legate al ritmo, al racconto o alla struttura non è rientrato nella versione definitiva di un film. Ogni frammento ha una sua presenza compiuta, spesso ha un titolo diverso dal film per cui era stato girato, che non è necessario aver visto per trovare un senso, al contrario chi si incammina pensando di conoscere il mondo che attraversa si ritroverà spiazzato.

LA LUNGA VITA DELLE PAROLE: SCRITTORI ROMANZI E FILM

Il cinema come la serialità televisiva, continuano sempre più spesso a fare della letteratura il punto di partenza per la propria creazione. Invece di parlare di un film ispirato a un romanzo abbiamo provato a chiedere a Alessandro Bertante e a Helena Janeczek di compiere il percorso inverso: scegliere i romanzi che vorrebbero vedere trasposti in un film, di immaginarli, raccontarli e spiegare al pubblico le loro ragioni. Entrambi conoscono per esperienza diretta i problemi della trasformazione che il cinema opera sulle storie e, attraverso un esercizio di concreta immaginazione, proporranno agli spettatori film fatti di sole parole.