La verità secondo Maureen K.

22/09/2023

Per una volta ci sembra interessante iniziare il commento al film partendo dal titolo. Nell’originale francese è La Syndicaliste, termine sicuramente corretto, visto che la protagonista è appunto una sindacalista, ma piuttosto banale. La versione italiana LA VERITÀ SECONDO MAUREEN K. è già più significativo perché introduce il concetto che nel film ci saranno fatti controversi interpretati in modo differente dalle parti, ma è un po’ prolisso.

Come spesso accade, la lingua inglese è particolarmente concisa e ricca di espressioni idiomatiche che in poche parole fotografano il concetto che si vuole esprimere. Nella versione anglofona per il pubblico internazionale il titolo diventa The Sitting Duck, letteralmente l’anatra a galla ma figurativamente un bersaglio facile. Infatti per un cacciatore colpire un’anatra mentre è in volo richiede occhio e prontezza di riflessi, ma se l’animale è tranquillamente adagiato su un laghetto chiunque sarebbe capace di colpirlo.

E questa è la condizione in cui si trova la nostra protagonista Maureen Kearney, rappresentante sindacale dei lavoratori della multinazionale francese Areva, azienda leader nel settore dell’energia nucleare e detentrice di importanti know-how. Queste competenze fanno gola a EDF (Electricité de France), principale operatore nel settore dell’elettricità e il cui ambizioso presidente Henri Proglio è deciso a farne il monopolista anche del nucleare.

Maureen scopre che si sta preparando in gran segreto un accordo tra EDF e un gruppo cinese per l’acquisizione di Areva e immaginando giustamente che ciò provocherebbe un’ondata di licenziamenti si batte in tutti i modi per sabotare questo accordo. Purtroppo Anne Lauvergeon, la precedente presidente di Areva, una donna in grande sintonia con Maureen, è stata sostituita per giochi politici, e la nostra eroina rimane un bersaglio facile per chi vuole a tutti i costi completare la vendita di Areva.

Vista l’inutilità delle intimidazioni telefoniche alla fine, proprio il giorno in cui Maureen sarebbe dovuta andare a parlare con lo stesso presidente francese Hollande, la mattina uno sconosciuto mascherato entra nella sua casa, la aggredisce e la lascia legata ad una sedia dopo averle inciso sulla pelle una “A” con un coltello.

Questo è solo l’inizio del dramma di Maureen, perché la polizia prima, e anche la magistratura poi, non trovando tracce concrete come impronte o DNA, e giocando su alcuni fatti passati che fanno pensare ad una certa fragilità psicologica della donna, la accusano di avere messo in scena lei stessa l’aggressione per smania di protagonismo e per attirare l’attenzione mediatica sul caso Areva.

Assediata da tutte le parti e senza più protezioni in alto loco inizialmente Maureen cede e si confessa colpevole, subendo una condanna a cinque mesi con la condizionale. Solo dopo alcuni anni, grazie alla tenacia di una poliziotta che ha ritrovato il dossier di un caso simile avvenuto anni prima, Maureen decide di presentare appello e riesce ad essere completamente scagionata dalle accuse perché il giudice riconosce l’inadeguatezza delle indagini svolte in precedenza dalla polizia. Purtroppo però non verrà mai accertata l’identità dell’aggressore né dei mandanti, anche se questi risultano più che evidenti.

In questi tempi in cui in Italia la violenza sulle donne è purtroppo un tema di triste attualità, LA VERITÀ SECONDO MAUREEN K. ci ricorda quanto una donna in un mondo dominato dagli uomini si possa trovare a doversi difendere invece di essere riconosciuta come vittima. Viene spontaneo pensare che molti francesi, pur dopo il riconoscimento che l’aggressione era avvenuta davvero e non era stata inscenata, avranno commentato con il solito “Se l’è andata a cercare”.

Una ragazza che pretende di uscire da sola la sera, o una sindacalista che pretende di difendere i suoi lavoratori dalle multinazionali, non hanno ancora pieno diritto di cittadinanza nella nostra società patriarcale e sono destinate ad essere sitting ducks.

Il film miscela in modo intrigante gli aspetti sociali della vicenda, la lotta sindacale e commerciale, con gli aspetti psicologici della protagonista, che passa da un atteggiamento estremamente volitivo e combattivo quando combatte la sua battaglia sindacale ad uno introverso e rassegnato quando cede alle accuse dichiarandosi colpevole, per poi tornare all’attacco al momento dell’appello.

Si sarebbe tentati di pensare ad una incoerenza di sceneggiatura, se non fosse che il film racconta fedelmente ciò che è accaduto davvero, con gli esatti nomi e cognomi dei protagonisti, come il lettore interessato può vedere all’interno della pagina https://fr.wikipedia.org/wiki/Henri_Proglio.

Il film è diretto da Jean-Paul Salomé. Gli attori principali sono Isabelle Huppert, Grégory Gadebois, Yvan Attal, Marina Foïs. È in sala da ieri, 21 settembre.

Ugo Dell’Arciprete