Ero in guerra ma non lo sapevo: la vicenda tragica di Pierluigi Torregiani al cinema

23/01/2022

In sala 24/25/26 gennaio 2022 con 01 Distribution

Il palpitante racconto degli ultimi giorni di vita di Pierluigi Torregiani, titolare di una gioielleria a Milano, ucciso nel 1979 in un agguato dai Proletari Armati per il Comunismo.

Le vicende del commerciante e della sua famiglia, che dopo aver reagito ad un tentativo di rapina, si ritrova addosso l’etichetta di “sceriffo” in pieni anni di piombo e viene condannato a morte dal gruppo terroristico, in pieni anni di piombo.

Il film tratteggia il periodo storico degli anni ’70 a Milano e in Italia, quando le rapine erano all’ordine del giorno, soprattutto per commercianti e liberi professionisti. Oggi sembrano impensabili quell’atmosfera e quel contesto sociale in cui le vittime apparivano colpevoli e i colpevoli erano giustificati in nome di una folle ideologia.

La vicenda Torregiani così mette in evidenza la tragica dimensione che l’Italia ha vissuto, liberandosene con difficoltà. Tanto che dopo anni ancora l’assassino di Torregiani era protetto e giustificato da personaggi pubblici di rilievo.

Quando Pierluigi Torregiani, subì un tentativo di rapina in cui muore un giovane bandito, molti giornali lo accusarono di essere un giustiziere borghese.

La tensione politica dell’epoca lo rese un obiettivo perfetto per i PAC, gruppo di terroristi guidato da Cesare Battisti, che individuano in lui un colpevole da punire.

Torregiani e la sua famiglia ricevono minacce di morte: il pericolo è così concreto che gli viene assegnata una scorta. Ma le intimidazioni non si fermano: sempre più invasive, lo condizionano nel lavoro e soprattutto nei rapporti con i famigliari, che si consumano fino a sfiorare la rottura.

Ero in guerra ma non lo sapevo racconta un uomo che, sotto attacco suo malgrado, vive una profonda crisi famigliare che si “ricompone” solo dopo la sua morte, avvenuta per mano di sedicenti rivoluzionari.

Se può servire a qualcosa, la vicenda, nella sua tragicità, porta a riflettere sulle devianze di una ideologia malata e bloccata nei suoi stereotipi, se non in una totale malafede.