Teatro Elfo: L’importanza di chiamarsi Ernesto

16/11/2017

Dal 17 novembre al 10 dicembre, sala Shakespeare L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde: regia, scene e costumi Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

Dopo le repliche di Atti osceni, il progetto che Ferdinando Bruni e Francesco Frongia dedicano a Oscar Wilde prosegue con due opere del grande autore: L’importanza di chiamarsi Ernesto, seconda novità produttiva della stagione e Il fantasma di Canterville, ripresa della lettura scenica di Ferdinando Bruni.

«Accostare The Importance of Being Earnest, il testo che era in scena a Londra all’inizio del doloroso percorso giudiziario che porterà Wilde alla rovina, ad Atti osceni che questo percorso lo racconta, ci è sembrato importante per più ragioni: dare conto dell’arte wildiana della satira, della sua luminosa leggerezza in contrasto con l’ottusa grevità del linguaggio dei suoi accusatori, rendere tangibile questo divario e in questo corto circuito evidenziare la portata tragica della sua vertiginosa caduta. Questa “commedia frivola per gente seria”, col suo titolo che sfida i traduttori - che ci hanno provato con Ernesto, Franco, Onesto, Probo senza mai risultare convincenti - è l’esempio più bello di come Wilde, attraverso l’uso di un’ironia caustica e brillante, sveli la falsa coscienza di una società che mette il denaro e una rigidissima divisione in classi al centro della propria morale. Il rovesciamento paradossale del senso è l’espediente più usato dall’autore che ci appare così, a una prima lettura, come un precursore del teatro dell’assurdo, mentre in realtà è impegnato a “smontare” con sorridente ferocia i luoghi comuni su cui si fonda ogni solida società borghese.

“Quel che Dio ha diviso, l’uomo non cerchi di riunire”. “L’antico e tradizionale rispetto dei vecchi per i giovani è morto e sepolto”. “Sono convinta che il campo d’azione di un uomo debbano essere le mura domestiche. Ogni qualvolta un uomo comincia a trascurare i suoi doveri casalinghi diventa penosamente effeminato”... E via rovesciando frasi fatte a gambe all’aria e portando scompiglio nell’ordinato repertorio della saggezza popolare. Un’irriverenza che non è mai fine a se stessa, ma che indossa senza vergogna la maschera dell’umorismo e della farsa. E se si potrebbe venir tentati di leggere Earnest come una scrittura in codice che strizza l’occhio all’ambiente omosessuale dell’epoca e ai suoi sottintesi e sottotesti, molto presto ci si rende conto che, ben più genialmente, Wilde inventa un linguaggio inedito che pone le basi dell’umorismo queer, un umorismo che, attraverso l’epoca d’oro della commedia hollywoodiana, è arrivato fino a noi, anche attraverso popolari serie televisive, senza perdere in freschezza e causticità .

Restituire questa allegra cattiveria richiede secondo noi una mano registica leggera e complice. Il palcoscenico diventa così un foglio bianco su cui far risaltare i “colori” dei personaggi in un gioco che prende in prestito ai cartoon e all’immaginario pop la capacità di sintesi e di leggerezza e lascia campo libero ai funambolismi verbali, alle vertigini di una logica ribaltata che a volte sembra ispirarsi al mondo alla rovescia del nostro amato Lewis Carroll».

Nello spettacolo di Bruni e Frongia Ida Marinelli veste i panni di Lady Bracknell, Giuseppe Lanino quelli di John Worthing e Riccardo Buffonini quelli di Algernon Moncrieff; Elena Russo è Gwendolen e Camilla Violante Scheller la giovanissima Cecily, Luca Toracca veste la tonaca del reverendo Chasuble, Cinzia Spanò è la governante Miss Prism e Nicola Stravalaci il maggiordomo e il cameriere.

Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33, Milano - Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606 - biglietteria@elfo.org - Prezzi: Intero € 32.50, Ridotto € 17, Martedì € 21,50 www.elfo.org