L’uomo che vide l’infinito di Matt Brown

08/06/2016

Domani, giovedì 9 giugno, arriva nei cinema italiani “L'uomo che vide l'infinito”, il film scritto e diretto da Matt Brown, con protagonisti Dev Patel, Jeremy Irons, Toby Jones, Devika Bhise, Stephen Fry e Jeremy Northam.

Il film è distribuito da Eagle Pictures.

Il film, drammatico, si basa sul libro di Robert Kanigel, "L'uomo che vide l'infinito - La vita breve di Srinivasa Ramanujan, genio della matematica", racconta la storia di Srinivasa Ramanujan (Dev Patel): innamorato della matematica, il giovane studioso indiano la considerava un dono divino ed attribuiva le sue intuizioni matematiche alla dea indù Namagiri, la divinità domestica della sua famiglia, che appartiene alla casta brahminica. E’ stato uno dei più grandi del Novecento, un vero e proprio genio della matematica, completamente autodidatta- E’ morto di tubercolosi nel 1920, a soli 32 anni..

Per far conoscere al mondo la sua mente geniale, il matematico è partito da un piccolo e povero villaggio indiano del Tamil Nadu, nel cuore dell’India meridionale, ha lasciato Janaki, la giovane e amata sposa, ed ha intrapreso un lungo viaggio che lo ha portato a Cambridge, dove ha incontrato l'eccentrico professore G. H. Hardy (Jeremy Irons), un matematico di fama internazionale, professore a Cambridge e membro della Royal Society. Sotto la guida di Hardy, il suo lavoro si evolve in modo tale da rivoluzionare per sempre la matematica e trasformare il modo in cui gli scienziati spiegano il mondo.

È la storia del matematico indiano Srinivasa Ramanujan. Il film, sceneggiato e diretto da Matthew Brown, ha lo stesso titolo del volume al quale è ispirato: un libro pubblicato da Robert Kanigel, ex docente di “science writing” al Massachusetts institute of technology (Mit) di Boston. I principali interpreti sono Dev Patel, già protagonista di The Millionaire, nei panni di Ramanujan, e Jeremy Irons, che impersona Godfrey Harold Hardy, uno dei più eminenti matematici inglesi del secolo scorso.

La pellicola è stata definita dalla rivista Scientific American “una sorta di storia d’amore matematica”.