Short Skin, i complessi di un adolescente, di Duccio Chiarini

23/04/2015

La fimosi è, come dice Wikipedia, “una condizione medica per la quale il prepuzio di un uomo non riesce a scoprire completamente e autonomamente il glande”. È un fenomeno abbastanza frequente, che riguarda in forma più o meno seria circa un ragazzo su 100 in Italia e si risolve con un piccolo intervento chirurgico, ma la ritrosia dei ragazzi ad affrontare con i propri genitori problemi legati alla sessualità fa sì che spesso questo difetto rovini l’adolescenza di chi ne soffre creando complessi di inadeguatezza, spingendo ad evitare contatti con le ragazze e alimentando l’introversione.

È questa, all’inizio del film, la situazione di Edoardo. Adolescente di una cittadina di mare della costiera livornese, vive chiuso nel suo microcosmo asessuato e reagisce infastidito alle pressioni del mondo esterno. Tutti attorno a lui sembrano parlare solo di sesso: l’amico Arturo, talmente ossessionato dall'idea di perdere la verginità che sarebbe pronto anche a farlo con un polpo, i genitori di Edo che premono affinché si dichiari a Bianca, la vicina di casa arrivata come ogni anno da Milano per le vacanze; persino la sorellina Olivia, alla ricerca di una cagnolina con cui fare accoppiare il cane di famiglia. Il rapporto con Bianca, che si è nutrito evidentemente per molti anni di vacanze comuni al mare e di un affiatamento quasi fraterno, è ormai maturo per diventare qualcosa di più importante. Anche Edo ne sente la voglia ma rimane sempre bloccato per il suo problema, finché è Bianca a prendere l’iniziativa. Purtroppo, come prevedibile, la prima volta di Edo si risolve in un doloroso insuccesso. Questo lo spingerà ad affrontare finalmente l’operazione che fino allora gli era sembrata temibile, e il provvidenziale incontro con una compagna di spiaggia disinibita consentirà al nostro eroe di superare il battesimo del fuoco e tornare in cerca della sua Bianca, questa volta pienamente sicuro di sé. È paradigmatica la scena finale in cui Edo riesce finalmente a mettere la testa fuori dal finestrino del treno e godersi il vento della corsa in faccia, cosa che lo aveva sempre angosciato.

Il film racconta con molta naturalezza e simpatia la fragilità e le debolezze del sesso maschile, troppo spesso rappresentato facendo solo riferimento agli stereotipi del machismo. Le ansie di Edoardo sono rappresentate in modo assolutamente credibile, senza drammatizzazioni ma anzi occultate da quel velo di ironia, di battute che suonano comiche anche quando sono intrinsecamente volgari, che è tipico della Toscana (sembra a volte di leggere il Vernacoliere, il giornaletto satirico di Livorno).

Azzeccato anche il ritratto del mondo circostante a Edoardo. Dai compagni di scuola agli adulti privi di dubbi per arrivare alla sboccata sorellina Olivia, ognuna delle storie secondarie contribuisce alla crescita di Edoardo e, soprattutto, al suo cambio di sguardo sulle cose, al suo arrivare a prendere consapevolezza della complessità delle relazioni umane soprattutto quando hanno a che fare con il sesso.

Il film, diretto da Duccio Chiarini, è interpretato da Matteo Creatini, Francesca Agostini, Nicola Nocchi, Miriana Raschillà, Bianca Ceravolo. È in sala dal 23 aprile.

Ugo Dell’Arciprete